Mi chiede Alessandro, un giovane universitario, di dirgli qualcosa sulla preghiera:
Non sono uno "specialista" ma posso dire quello che traggo dalla mia esperienza.
La preghiera è un bisogno antico, mai spento. E' la qualità dell'uomo.
Tutto ciò che accade educa alla preghiera.
E si entra così in un rapporto. Entro in rapporto con Dio.
Allora mi metto dalla "sua" parte, nella sua stessa disposizione verso gli altri.
Mi metto dalla parte di chi salva, di chi libera dal male, di chi riscatta dall'ignoranza.
Entro in una corrente d'amore.
Chi prega è un parafulmine, è un intercessore.
Ecco, Alessandro, qualche idea. Ci torneremo ancora. Intanto buona giornata!
e grazie! Tanino
Foto: Turris eburnea opera di Tommaso Giannotta
giovedì 26 maggio 2011
domenica 22 maggio 2011
Un giorno, oltre l'arcobaleno
Un lettore mi scrive: “Ho visto l’intervista che le hanno fatto (altre notizie su di me). In quello che lei dice non c’è niente di nuovo eppure si sente che l’Istituzione che lei rappresenta ha tutta la forza e la novità profetica di ogni intervento di Dio nella storia. Si aprono orizzonti nuovi”.
Quest’ultima frase mi ha fatto ripensare alle prime comunità del Movimento dei Focolari, che quasi spinte da un vento interiore esprimevano anche in canzoni l’ardore che le aveva invase e su canzoni famose attaccavano testi che esprimessero la forza della loro scoperta. Questa sorte era toccata a molti canti delle montagne trentine, ad arie di opere, a musiche da film e perfino a canzoni russe.
Somewhere Over the Rainbow, (un giorno oltre l’arcobaleno) è una canzone degli anni Cinquanta che i canali americanizzati del dopoguerra italiano avevano portata nelle nostre case. Le parole che qualcuno del Movimento vi appose parlano di “Orizzonti nuovi che ci ha dischiuso la Sapienza”.
Quando mi sono imbattuto nel Movimento dei Focolari la colonna sonora del film Exodus era divenuta un peana di esultanza per l’unità del mondo a cui tutti eravamo lanciati, Il cielo in una stanza, di Gino Paoli, era diventava l’inno a Gesù la cui presenza tra noi trasforma e trasfigura tutto e poi la bellissima canzone di Sergio Endrigo, Io che amo solo te, spostato l’oggetto dell’amore, era diventata l’appassionata preghiera di chi ha trovato e scelto un nuovo amore: Dio.
Nell’incanto dei neofiti fui travolto anch’io, superando qualche resistenza a cantare canzoni che nel testo originale mi sembravano molto più belle. Ma cantarle era un gesto concreto per buttarmi senza riserve nella nuova avventura.
Quando il Patriarca Atenagora I nell’ottobre del 1967 venne a Roma per incontrare papa Paolo VI, c’ero anch’io a San Pietro, assieme a tutti gli abitanti di Loppiano, la nascente cittadella del Movimento. Nell’attesa della celebrazione, sotto la direzione di uno di noi che si era arrampicato sul piedistallo di una colonna della basilica, cantavamo a squarciagola tutte le nostre canzoni, incuranti del fatto che agli altri arrivava soltanto la melodia e non le parole. La melodia arrivò anche alle orecchie dei giornalisti. Infatti qualche testata di giornale appuntò l’inusuale e poco liturgica presenza di gruppi che cantavano in chiesa le note canzonette di una radio sempre più laica e di una TV che già nutriva i telespettatori di “canzonissime”.
Alla fine degli anni Sessanta anche il Movimento ebbe i suoi complessi musicali, GenVerde e GenRosso, che cominciarono a produrre le loro canzoni cantate ormai in tutto il mondo, espressione matura e veicolo di un ideale. Eppure i canti dei primi tempi, conservano intatta la forza dell’irruzione di un’idea.
Ora che il Movimento dei Focolari ha raggiunto la sua maturità e con la morte della fondatrice ha fissato per sempre il binario su cui progredirà, risalire ai suoi primi tempi è come sentire i primi battiti di un cuore nuovo. “Orizzonti nuovi che ci ha dischiuso la Sapienza!”
foto di Amalka Gombitova
martedì 17 maggio 2011
La luce, il buio
Come parlare della Luce se non si è avuto, almeno una volta, l'esperienza del Buio? (Zenone)
Dipinto su seta di Katarina Bohmova (part.)
mercoledì 11 maggio 2011
La grandezza dell'uomo
Soltanto in lui
possono vivere insieme
tenebra e luce
disperazione e beatitudine
solitudine assoluta e infinito amore.
foto di Ilenia Bosco Virone
lunedì 9 maggio 2011
Le parole che fanno crescere
Giovanna Maria, che ha un bolg ricco e appassionante, uno di quelli che io seguo:http://geniofemminile.blogspot.com/ mi ha informato del Blog Meet che ha raccolto in Vaticano il 2 maggio scorso 150 bloggers. C’era anche lei ed è stata in seguito intervistata su cosa sia per lei il blog.
Lei fa un’affermazione che non lascia tranquilli, perché lo dice lei, madre di 6 figli: “Le parole vere fanno crescere”.
Mi sembra di trovarvi non solo saggezza e sapienza, ma un’indicazione didattica e un richiamo alla responsabilità che ciascuno ha nel fare diventare “parole vere” le proprie parole.
Grazie, Giovanna Maria!
Tanino
Foto di Ilenia Bosco Virone
lunedì 2 maggio 2011
Atterro su una nuova pagina di vita
1° maggio 2011
in volo Bratislava-Roma
Mi sono staccato dalla terra slovacca. L’aereo è pieno di italiani forse venuti per i mondiali di hokej. Tra i molti saluti di queste ultime settimane, ora è presente quello di un amico, professionista di hokej, che per un incidente non può giocare: “Ti prometto che imparerò l’italiano al punto da tradurre i tuoi libri. Torna! Il tuo posto è qui!”
Il tramonto rosa su un mare di nuvole bianche attira l’attenzione dei viaggiatori. La macchina fotografica è nella valigia. Tutto mi dice festa.
Mi son messo a rispondere alle domande di Maja per un'intervista da pubblicare in Slovacchia.
Domande sgorgate dalla stima e dall’affetto. Vorrei rispondere con la stessa intensità
Domande sgorgate dalla stima e dall’affetto. Vorrei rispondere con la stessa intensità
Il mare di nubi si è fatto azzurro-cupo e una striscia di fuoco fa da orlo a un cielo turchese.
Ho stampato prima di partire una raccolta di quadretti di vita che dovrebbero illustrare un tema che Città Nuova mi ha proposto per un libretto. Il retro bianco delle pagine mi permette di scrivere questi appunti.
“Guarda il Colosseo!”
Di sera Roma è più sacra che mai. Oggi la città ha vissuto la beatificazione di Giovanni Paolo II.
I tanti amici che hanno popolato queste ultime settimane slovacche hanno anestetizzato la mia coscienza. Non mi sono reso conto che il regista stava concludendo una parte del canovaccio della mia vita.
Atterro su un’altra pagina.
foto mia