sabato 29 settembre 2012

L'orgoglio è causa di rovina



In un commento lasciato al post precedente, E.D. mi scrive tra l’altro:
“Non hai mai parlato, almeno così mi sembra, del diavolo, del male come soggetto. Sarebbe ora di far vedere come sia lui a condurre le menti di certe persone...”
Rispondo con un brano di Giovanni Paolo II, (dall’
udienza generale del 23/07/1986) che mi ha aiutato a vedere la radice di certi comportamenti.   

«Nella perfezione della loro natura spirituale gli angeli sono chiamati fin dall'inizio, in virtù della loro intelligenza, a conoscere la verità e ad amare il bene che conoscono nella verità in modo molto più pieno e perfetto di quanto non sia possibile all'uomo. Questo amore è l'atto di una volontà libera ..., che significa possibilità di operare una scelta a favore o contro il Bene che essi conoscono, cioè Dio stesso. Bisogna qui ripetere ciò che già abbiamo ricordato a suo tempo a proposito dell'uomo: creando gli esseri liberi, Dio volle che nel mondo si realizzasse quell'amore vero che è possibile solamente sulla base della libertà. Egli volle dunque che la creatura, costituita a immagine e somiglianza del suo Creatore, potesse nel modo più pieno possibile rendersi simile a lui, Dio, che “è amore” (1 Gv 4, 16). Creando gli spiriti puri come esseri liberi, Dio nella sua Provvidenza non poteva non prevedere anche la possibilità del peccato degli angeli. Ma proprio perché la Provvidenza è eterna sapienza che ama, Dio avrebbe saputo trarre dalla storia di questo peccato, ..., il definitivo bene di tutto il cosmo creato.
Di fatto, come dice chiaramente la rivelazione, il mondo degli spiriti puri appare diviso in buoni e cattivi. ...Come comprendere una tale opposizione? ... I Padri della Chiesa e i teologi non esitano a parlare di “accecamento” prodotto dalla sopravvalutazione della perfezione del proprio essere, spinta fino al punto di velare la supremazia di Dio, che esigeva invece un atto di docile e obbediente sottomissione. Tutto ciò sembra espresso in modo conciso nelle parole: “Non ti servirò!” (Ger 2, 20), che manifestano il radicale e irreversibile rifiuto di prendere parte all'edificazione del regno di Dio nel mondo creato. “Satana” lo spirito ribelle, vuole il proprio regno, non quello di Dio, e si erge a primo “avversario” del Creatore, a oppositore della Provvidenza, ad antagonista della sapienza amorevole di Dio. Dalla ribellione e dal peccato di Satana, come anche da quello dell'uomo, dobbiamo concludere accogliendo la saggia esperienza della Scrittura che afferma: “L'orgoglio è causa di rovina” (Tb 4, 13)».
                                                          Beato Giovanni Paolo II (1920-2005), papa

martedì 25 settembre 2012

Loppiano vero laboratorio



C’ero anch’io a Loppiano in occasione di LoppianoLab, una composizione di incontri su alcuni temi esistenziali condotti da specialisti e non.
Una partecipazione entusiasmante, una vivacità incoraggiante.
Loppiano è una cittadella sognata e iniziata da Chiara Lubich, come bozzetto visibile di una società nuova.
Ho abitato in questo luogo tanti anni fa, quando il sogno cominciava ad essere tracciato nelle prime case, nelle prime aziende e già allora la gente accorreva a vedere cosa stesse succedendo sui colli dell’Incisa, a pochi chilometri da Firenze.
Ci sono tornato in occasione di LoppianoLab ed ho visto la potenza di una utopia che prende corpo.
Oggi non sono aumentate soltanto le case, c’è perfino un istituto universitario ed un polo industriale. Non ci sono presenti soltanto famiglie, sacerdoti e religiosi… oggi si può intuire cos’è Loppiano: è un solco dove ogni seme germoglia, è un ambiente dove ogni idea può prendere la linfa per diventare realtà.
Sì Loppiano è soltanto un ambiente che permette di comunicare, di vedere, di progettare… di portare avanti l’umanità. Loppiano è una madre che cerca il meglio per ogni figlio, anche il più difficile.
Per questo è arduo parlare di LoppianoLab. Eppure non c’è luogo più azzeccato di Loppiano perché i media, l’economia, la politica, l’educazione, la sanità, la legalità… possano trovare il loro specchio e la loro identità. Loppiano è la città per l’uomo, per l’umanità.
Mentre scrivo mi rendo conto che l’entusiasmo conduce la mia mano. Ma avendo visto in questi decenni come un sogno sia sempre più realtà, non posso non essere un ardente ottimista.
Ricordo che quando, più di quaranta anni vivevo a Loppiano, la domenica, quando venivano i visitatori, li portavamo a fare il giro della città. “Qui ci sarà la chiesa, qui il teatro, qui i campi giochi, qui le industrie…” la gente guardava i campi, i vigneti, le zolle arate, gli alberi di ulivi e nei nostri occhi vedeva edifici che non c’erano. Ma era un vero giro della città. La gente tornava a casa dopo “aver visto una città”.
Accompagnavo in questa ultima occasione una famosa regista e mentre le dicevo qui c’è la chiesa, qui c’è il polo industriale, mi accorgevo che l’identico sogno di molti anni fa è vivo. Allora c’erano poche casette ma l’utopia le oltrepassava. Oggi c’è di più, molto di più. Ma la potenza del sogno che vuol fare del mondo una famiglia trascende ogni realizzazione.     


venerdì 21 settembre 2012

Saper leggere i segni



In seguito a quanto scrive Giorgio che mi chiede chi sono, e nel ringraziare anche Claudia, Stefano e quanti hanno lasciato il loro commento precedentemente, dico che sono un pellegrino, come ogni uomo che cammina sui sentieri delle stagioni.
A un certo momento della vita mi è successo qualcosa di importane: qualcuno mi ha insegnato a leggere i segni.
Sapere leggere i segni, cioè vedere in tutto ciò che mi succede, in tutte le combinazioni del vivere, in tutte le parole che mi arrivano, negli eventi, nelle disgrazie, negli incontri, nelle contrarietà... un piccolo segnale, la lettera di una parola, l’elemento di un discorso che si compone pezzo dopo pezzo.
Per imparare quest’arte ci vuole pazienza e umiltà.
Non devo dirigere io il discorso, ma attendere che si sveli fino in fondo.
Non è difficile, perché ogni risultato che si raggiunge dà nuova forza, ma ci vuole costante pazienza e umiltà.
Se riesco a dire qualcosa a voi, cari lettori, è soltanto perché la vita mi insegna la vita.
La fede sorregge la capacità di rischiare.  
Non so cos’altro dire. Comunque sono felice. E la vita non ha finito di stupirmi.
 

mercoledì 19 settembre 2012

Maledetto l'uomo solo!



Cari amici lettori,
vi scrivo soltanto per dirvi che le vostre e-mail che mi mandate direttamente o i vostri commenti sono l'anima di questo blog.
Mi sembra che per stare di fronte alle sfide del disorientamento e della dispersione (di cui mi scrivete) l'unica forza vincente sia la comunicazione che sbocca nella comunione.
Abbiamo bisogno gli uni degli altri e si vede, sempre più, come un uomo senza un corpo sociale è praticamente morto.
Vi ringrazio tutti per ogni contributo, anche tacito.
La foto è da una sponda del Lago di Albano attorno al quale faccio spesso le mie passeggiate.
Grazie, grazie! Tanino

lunedì 17 settembre 2012

La felicità è un percorso...



Non aspettare di finire l'università,
di innamorarti,
di trovare lavoro,
di sposarti,
di avere figli,
di vederli sistemati,
di perdere quei dieci chili,
che arrivi il venerdì sera o la domenica mattina,
la primavera,
l'estate,
l'autunno o l'inverno …
Non c'è momento migliore di questo per essere felice …
La felicità è un percorso, non una destinazione.
Lavora come se non avessi bisogno di denaro, ama come se non ti avessero mai ferito e balla … come se non ti vedesse nessuno.
Ricordati che la pelle avvizzisce,
i capelli diventano bianchi e i giorni diventano anni …
Ma l'importante non cambia: la tua forza e la tua convinzione non hanno età.
Il tuo spirito è il piumino che tira via qualsiasi ragnatela.
Dietro ogni traguardo c’è una nuova partenza. Dietro ogni risultato c'è un'altra sfida.
Finché sei vivo, sentiti vivo.
Vai avanti, anche quando tutti si aspettano che lasci perdere.
                                                                             Madre Teresa di Calcutta

sabato 15 settembre 2012

Donna, ecco il tuo figlio


Santa Maria..., 
il vecchio Simeone ti parlò della spada che avrebbe trafitto il tuo cuore (cfr Lc 2,35), del segno di contraddizione che il tuo Figlio sarebbe stato in questo mondo. Quando poi cominciò l'attività pubblica di Gesù, dovesti farti da parte, affinché potesse crescere la nuova famiglia ... di coloro che avrebbero ascoltato e osservato la sua parola (cfr Lc 11,27s). Nonostante tutta la grandezza e la gioia del primo avvio dell'attività di Gesù tu, già nella sinagoga di Nazaret, dovesti sperimentare la verità della parola sul « segno di contraddizione » (cfr Lc 4,28ss). Così hai visto il crescente potere dell'ostilità e del rifiuto che progressivamente andava affermandosi intorno a Gesù fino all'ora della croce, in cui dovesti vedere il Salvatore del mondo, l'erede di Davide, il Figlio di Dio morire come un fallito, esposto allo scherno, tra i delinquenti.
 

Accogliesti allora la parola: « Donna, ecco il tuo figlio! » (Gv 19,26). Dalla croce ricevesti una nuova missione. A partire dalla croce diventasti madre in una maniera nuova: madre di tutti coloro che vogliono credere nel tuo Figlio Gesù e seguirlo. La spada del dolore trafisse il tuo cuore. Era morta la speranza? Il mondo era rimasto definitivamente senza luce, la vita senza meta? In quell'ora, probabilmente, nel tuo intimo avrai ascoltato nuovamente la parola dell'angelo, con cui aveva risposto al tuo timore nel momento dell'annunciazione: « Non temere, Maria! » (Lc 1,30). Quante volte il Signore, il tuo Figlio, aveva detto la stessa cosa ai suoi discepoli!...
 

Nell'ora di Nazaret l'angelo ti aveva detto anche: « Il suo regno non avrà fine » (Lc 1,33). Era forse finito prima di cominciare? No, presso la croce ... tu eri diventata madre dei credenti. In questa fede, ... sei andata incontro al mattino di Pasqua. La gioia della risurrezione ha toccato il tuo cuore e ti ha unito in modo nuovo ai discepoli... Il « regno » di Gesù era diverso da come gli uomini avevano potuto immaginarlo. Questo « regno » iniziava in quell'ora e non avrebbe avuto mai fine. Così tu rimani in mezzo ai discepoli come la loro Madre, come Madre della speranza.

Benedetto XVI
Enciclica « Spe salvi » § 50 (© Libreria Editrice Vaticana)