Insegnavo in una classe di alunni dell’età post adolescenziale e lì si era creato un gruppo capitanato da uno studente che qui chiamo Manlio. Era stato uno dei più bravi e, nel giro di pochi mesi si era abbrutito e aveva creato una gang di fanfaroni, spavaldi e screanzati. Un giorno mi sono reso conto che nelle mie spiegazioni mi riferivo a chi mi ascoltava, in quanti trovavo solidarietà e sostegno. Anche quando mi preparavo per la prossima lezione il punto di riferimento erano quelli che mettevano impegno a seguirmi.
Ma non ero contento. Non era tanto perché stavo emarginando una parte della classe, quanto per la delusione che mi stava dando proprio quello che era stato il migliore. Un giorno ho parlato con la madre di Manlio, e venni a sapere che il figlio era entrato nel giro della droga e, per tutti i danni economici e morali che stava provocando alla famiglia lei, disperata, era arrivata al punto di desiderare la morte del proprio figlio.
Quella disperazione non mi lasciò in pace. Misi tutto il mio impegno a prendere come misura non chi mi ascoltava e mi sosteneva, ma proprio Manlio, proprio lui che sistematicamente distruggeva tutto il mio lavoro.
Soltanto l’impegno di prenderlo come punto di riferimento, mi fece sperimentare una gioia libera e fresca, come se attingessi a una sorgente di energia che mi rivitalizzava, svegliava la mia fantasia e metteva in atto risorse nascoste. Anche le lezioni cambiarono, come se una forza, più potente delle mie capacità e competenze, dirigesse tutto.
Durante la Messa, un giorno, ascoltai queste parole misteriose “Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui” e mi sembrò di capirle.
L’amore verso il prossimo, verso qualsiasi prossimo è come un dardo lanciato in un cielo buio e, di colpo, si accende un’armonia che attendeva quel dardo.
Foto mia
...prima o poi...
RispondiEliminachi era Manlio? (maurizio mosconi detto ciccia)
RispondiEliminaHai ragione, Tanino, è proprio questa l'esperienza giusta che apre gli occhi, il cuore, la testa la testa.
RispondiEliminaQuel dardo di luce, prima di rischiare il il cielo tenebroso altrui prima con la consolazione di chi soffre a causa di qualcuno e poi - magari - con proprio la spinta alla risoluzione del problema-blocco di chi infligge questa sofferenza.
La Parola di Dio illumina tutti anche se in modo diverso ed ha lo straordinario (ma poi inspiegabile) potere di mettere ordine nelle priorità perchè - e sempre, magari - possiamo mandare a quel paese gente che fanno piccole mancanze e che non sopportiamo per poi spendere ogni nostro sforzo per chi si oppone dichiatamente a noi ed al mondo (e quindi anche a sé stesso) nonchè alla legge spettacolare di Dio che ci sta facendo crescere per raggiungere quell'uomo/umanità di cui siamo stati creati.
Penso che l'errore più grosso di noi cristiani sia identificare Dio come Dio-amore, mentre è tutt'altro: Dio è AMARE.
Una differenza enorme perchè l'amore è come un quandro bellissimo che tutti vorrebbero (ahimé) possedere, mentre AMARE è dipingere quel quadro, con le nostre stesse mani e con i colori di Dio, con il "gusto" di Dio.
Esattamente come Gesù né più, né meno.
Con tra le mani questi pennelli e questi colori, siamo TUTTI in grado di affrontare argomenti che farebbero rabbrividire, smetteremmo TUTTI di scandalizzarci, ci lanceremmo fasciati di preghiera in cieli più che bui.
Lo faremmoo con timore, con paura, con angoscia ... ci sentiremmo anche noi nel buio più profondo, ma poi ... se tutto è dato non considerando il ritorno, il proprio tornaconto, in modo del tutto inconsapevole ci traformiamo in quell' ombra di Pietro che compiva miracoli ... è l'ombra è data da un corpo colpito dalla luce, se c'è ombra di Dio è perchè un corpo è stato colpito dalla Luce Dio ... l'ombra allora diventa "accettabile" per chi sopporterebbe tanta Luce, ma tiene in sé la potenza di guarire ogni tipo di cecità .... anche e soprattutto quella che ha colpito Manlio.
Grazie Tanino, non ero mai riuscita a raccordare tante cose come quelle che ho scritto e - evidentemente - come "dardo di luce" continui a lanciarti (o ad essere lanciato) nei nostri cieli, di noi che ti leggiamo.
Grazie a Dio per primo, però, perchè leggendo te viene spontaneo alzarsi sulla punta dei piedi e guardare oltre la tua spalla per conoscere CHI ti sta dietro
Leggo il commento di Anna e mi colpisce la frase al quarto paragrafo "l'errore più grosso di noi cristiani sia identificare Dio come Dio-Amore..."
RispondiEliminaIl verbo "identificare" mi appare come inadeguato, anche se nei secoli è forse stato il modo più usato e forse più facile, a cominciare da Giovanni Evangelista, per cercare di rendere comprensibile usando le nostre categorie mentali ed espressive per definire il Mistero.
Penso che nessuno possa identificare Dio con qualcosa o come qualcosa, fosse anche la categoria di amore come comunemente ed umanamente lo si intende e che è solo un "trampolino" per noi.
Nessuno può conoscere l'AMORE se non ha fatto "esperienza" di AMORE.
E questa forte esperienza, così difficile da spiegare ad altri, è il frutto magico della nostra inquietudine costante, del pungolo di una "mancanza" perenne che un giorno vicino o lontano che sia, può spingerci ad una ricerca di senso nel mistero del nostro vivere e sbloccare finalmente la strada all'attesa infinita di COLUI CHE ATTENDE la caduta delle nostre fortissime resistenze di fronte al Mistero, per attivare la nostra parte di "divino" che Lo riconoscerà e comincerà a "vivere" veramente in simbiosi con l'AMORE!
Perchè nessuno di noi può capire l'AMORE,o amare Dio che non conosce, né i fratelli che conosce, se l'AMORE non gli venisse incontro e non gli rivelasse che AMORE è già presente in lui. Deve solo scoprirlo.
La fede è il risultato di questa scoperta in noi e poi intorno a noi,e poi in TUTTO e TUTTI.
Dio/Amore sono così due parole umane che cercano di dare immagine ad una unica verità tanto difficile da esprimere in parole e tanto facile da cogliere nella gioia, nella pace, nell'emozione profonda di questo "Incontro-dono" che all'istante cancella la nostra solitudine, i nostri smarrimenti, i pesi delle fatiche del vivere, le nostre inutili ribellioni, le presunzioni padronali sulla nostra vita, le mille e mille paure che congelano la nostra realtà di "crisalide" in evoluzione tesa dall'inizio alla fine a spiegare le ali!
E' una meravigliosa ed ineguagliabile alchimia quella che si crea nell'Incontro, perchè in perfetta unità si esperimenta in contemporanea:
conoscenza;commozione;libertà; umiltà tenera e serena; autostima; abbandono filiale ed insieme capacità di azione rinnovata oltre le proprie conosciute possibilità; visione misericordiosa del mondo umano; profonda sensibilità alla bellezza e forte coscienza di una reale PRESENZA!
Questa Rivelazione è reale conoscenza d'AMORE ed insieme capacità di AMARE. E' capire in un attimo di essere da Dio, di Dio, con Dio e per Dio e che tutto quello che verrà dopo sarà inscindibile da questa condizione di amati ed amanti come dono continuo ricevuto e ridonato attraverso di Lui!
Grazie per la tua condivisione Tanino, perchè trasmette tutto questo con chiarezza, umiltà e semplicità.
E' vero Luisa, è inadeguato, ma il verbo "identificare" ha a che fare con "identità", la nostra identità.
RispondiEliminaHa a che fare anche con il verbo "ri-conoscere" nell'umano e nella coscienza ciò che già conosciamo, perchè siamo nati da Lui, per Lui e con Lui.
Ma non è alchimia, è molto di più ... E' qualcosa che tira in causa e lo pone in primo piano proprio la nostra umanità e la nostra concretezza e realtà.
E' un dolcissimo verbo il "ri-conoscere", ha il sapore di essere a casa, di ritrovare le proprie radici ... Non so come spiegarti, ma lo ha spiegato molto bene Gesù nel Suo essere uomo come noi.
Di certo da Gesù ognuno di noi ha la certezza che Dio vuole incarnarsi oppure - meglio ancora - vuole che noi ci incarniamo in lui.
Nessuna spiritualismo in Gesù, solo vita concreta illuminata - questo sì - dallo Spirito Santo ... rinnovata e tutta da rnnovare attraveso lo Spirito Santo.
Non è solo il nostro spirito/anima ad essere stato salvato, ma lo è anche il nostro corpo.
E quel tremendo e splendente Sabato Santo quando Dio attraverso il Figlio strappa dalle mani delle tenebre ogni Suo figlio, non i riduce ad un solo giorno all'anno, ma ogni giorno ed ogni volta che - appunto - un figlio riconosce il Padre.
Forse sbaglio io, ma la sento così potente e meravigliosa questa certezza ... anche perchè è l'unica cosa che davvero ci permette di coniugare nella vita quel verbo amare senza magari mai pronunciarlo.
... e le caprette lo sanno.