martedì 18 maggio 2010

Mi hai proprio deluso, sai?

 
Ciao, Tanino,
ti racconto una cosina di oggi:
Sto già mangiando quando entrano in trattoria un uomo e, subito dietro, una ragazzina adolescente – mi rendo conto della sua età quando si toglie gli occhiali – e vengono a sedersi vicino a me. Ordinano e iniziano a parlare, non posso non sentire quel che dicono, soprattutto lui: “… qui dentro il campo non prende … tua madre riesci a chiamarla?! ... poi devi andare a scuola … ti bocciano … francese ti aiuto io a studiarlo … ogni volta che non vai a scuola, ti porto con me …”.  L’impressione è quella di un padre separato, soprattutto quando sento: ”Mi hai deluso, sai?... mi hai proprio deluso” e vedo che lei non sa che dire. Quanto sarà delusa lei – se la mia impressione è giusta – ? Non la conosco ma niente esclude che possa frequentare la mia stessa scuola; anch’io ho alunni con i genitori separati e situazioni familiari assurde. Spesso vanno male, devo valutarli e non posso essere buonista. Come potrei aiutarli?
Ho l’abitudine di mangiare in fretta e presto esco senza poter fare altro che salutare discretamente i pochissimi clienti della trattoria. Ma quella scena ancora pesa dentro di me.
                                                                                        Maurizio M.

foto mia

1 commento:

  1. Caro Maurizio,
    mi soffermo solo ora sul tuo episodio in trattoria e come comprendo il tuo peso, il tuo sensibile intuire,circa il problema pesante ed ahimè crescente, dei figli toccati, talvolta molto feriti e coinvolti dai fallimenti dei genitori.
    Ho insegnato anche io e l'ho sperimentato.
    Ma pur rendendoci conto che il tempo è esiguo e gli anni trascorsi con gli insegnanti volano velocissimi per queste creature avide di guardare avanti e spiegare le ali, talvolta basta uno sguardo più significativo nel saluto, un delicato accenno in una frase che riveli la nostra sincera e completa disponibilità, un farci vedere vicini ed amichevoli verso qualcun altro o altra di cui loro sono particolarmente amici, così che la loro fiducia possa passare "per osmosi", per lasciare aperta la porta del nostro cuore e della nostra paterna o materna umanità in modo che, all'occorrenza, loro possano vederla aperta e, magari solo una volta, bussarvi e chiedere di entrare, rivelando il bisogno di un vero amico adulto.

    Sono certa, se sei il Maurizio che ho incontrato un giorno in Slovacchia, che tu ne sia capace!
    Ciao. Luisa

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