Trovo Paolo abbastanza debilitato. La situazione è seria. Diverse operazioni in breve tempo e non pare di intravedere miglioramenti.
Ci stiamo accomiatando dalla moglie Sara, quando scorgo Paolo che guarda profondamente il figlioletto che, con infinita delicatezza, sta giocando con la sua mano. Una scena commovente. Se non disturbassi farei una foto.
Usciamo. Intanto Riccardo mi dice che ha dato appuntamento a qualcuno proprio davanti all’ospedale. Una cosa da sbrigare nel giro di qualche minuto. Infatti, dopo un po’ arriva l’auto attesa.
Vado verso la macchina al parcheggio sapendo che si tratta di breve tempo. Poi vedo che il tempo passa e decido di uscire dalla macchina e fare due passi. Forse faccio qualche foto ma non trovo niente d’interessante. Soltanto la corteccia di una betulla mi attira perché vi leggo il gioco del tempo. Rimpiango di non aver fissato il momento delicatissimo di Paolo con il figlioletto.
Passa altro tempo. Attendo. Sbircio nella macchina dove Riccardo chiacchiera con l’amico e vedo che si sta interessando a un navigatore. Insomma l’attesa imprevista sta diventando pesante e, più che mancanza di tatto, mi sembra che Riccardo non si renda conto che avrebbe almeno dovuto dirmelo che sarebbe stato più di un attimo ma quasi un’ora. Poi, non so da quale angolo della mente, mi viene l’idea di trasformare quella piccola contrarietà in un fiore per Paolo e scatta dentro di me l’idea che l’attesa si è combinata soltanto perché io fossi più sensibile alla situazione di Paolo, bloccato in ospedale quasi un mese. Al posteggio arriva una macchina che ad alto volume lascia sentire una vecchia canzone “You never know” (non si sa mai).
Sì, non si sa mai perché succedono certe cose! In quel momento vedo Sara. La saluto da lontano. Mi fa capire che vuole parlarmi. Affida il figlioletto a un parente che l’aveva accompagnata. Appena sicura di non essere vista dal bambino scoppia a piangere. Quando riesce a parlare mi confida che il medico le ha detto che la situazione ormai sta precipitando irreversibilmente. Non sanno come arrestare l’infezione e Paolo è troppo debole. Praticamente il medico aveva confermato un timore che girava nell’aria da qualche giorno.
Capisco che il “Regista invisibile” ha organizzato l’attesa perché io potessi incontrare Sara.
Affido Paolo al Regista e affido anche me, con l’accresciuta voglia di seguire le sue indicazioni per il bene di Paolo.
Riccardo mi raggiunge dopo qualche tempo e mi chiede scusa perché si era del tutto dimenticato che lo stavo aspettando. Gli dico che la mia impazienza è ora gratitudine perché ho potuto incontrare Sara. Gli dico che si sta consumando l’ultimo filo a cui è appesa la vita di Paolo. Mentre parlo, mi convinco che devo mettere tutto l’impegno a credere che il filo non si spezzerà. Per Paolo posso soltanto accrescere la mia fede. Nulla è impossibile a Dio!
L’indomani mi telefona Sara per dirmi, pur con le dovute riserve, che i medici avevano notato che non c’era stato peggioramento. C’è da attendere delle ore, ma le cose forse stanno cambiando.
I giorni seguenti Paolo è fuori pericolo ed io ho la sensazione di aver sbirciato nella misteriosa fucina del “Regista” e di aver rubato qualche scintilla del fuoco che produce miracoli: la solidarietà che ci trasforma. Ancora una volta la vita mi insegna che il vero miracolo che possa accadere è credere all’amore di Dio e ad attivarlo verso i fratelli. Talvolta è eroico ma… non si sa mai!
Foto mia
Chi perde la sua vita per amore mio... e se il chicco di grano caduto in terra...invece muore...
RispondiEliminaLa Buona Notizia che si compie nel QUOTIDIANO...altrimenti che notizia è ??? =)
Spesso ho vissuto situazioni simili, ma ancora oggi gli imprevisti mi innervosiscono un pochino all'inizio.
RispondiEliminaOgni volta, però, lo stupore del dopo mi scioglie il cuore ...