Eppure, direbbe Madre Teresa di Calcutta, se non ci fosse, quella goccia mancherebbe all'oceano.
A proposito mi pare azzeccata una poesia di Michel Quoist: "Se..."
Se la nota
dicesse: non è una nota che fa la musica …
non ci sarebbero le sinfonie
Se la parola dicesse: non è una parola che può fare una pagina …
non ci sarebbero i libri
Se la pietra dicesse: non è una pietra che può alzare un muro …
non ci sarebbero le case
Se la goccia d'acqua dicesse: non è una goccia d'acqua che può fare il fiume …
non ci sarebbe l'oceano
Se il chicco di grano dicesse: non è un chicco di grano che può seminare il campo …
non ci sarebbe il pane
Se l'uomo dicesse: non è un gesto d'amore che può salvare l'umanità …
non ci sarebbero mai né giustizia né pace, né dignità né felicità nella terra degli uomini.
Come la
sinfonia ha bisogno di ogni notanon ci sarebbero le sinfonie
Se la parola dicesse: non è una parola che può fare una pagina …
non ci sarebbero i libri
Se la pietra dicesse: non è una pietra che può alzare un muro …
non ci sarebbero le case
Se la goccia d'acqua dicesse: non è una goccia d'acqua che può fare il fiume …
non ci sarebbe l'oceano
Se il chicco di grano dicesse: non è un chicco di grano che può seminare il campo …
non ci sarebbe il pane
Se l'uomo dicesse: non è un gesto d'amore che può salvare l'umanità …
non ci sarebbero mai né giustizia né pace, né dignità né felicità nella terra degli uomini.
Come il libro ha bisogno di ogni parola
Come la casa ha bisogno di ogni pietra
Come l'oceano ha bisogno di ogni goccia d'acqua
Come la messe ha bisogno di ogni chicco
L'umanità intera ha bisogno di te,
qui dove sei,
unico,
e perciò insostituibile.
Mi sto chiedendo, Tanino, dove vuoi arrivare con il blog.
RispondiEliminaSono un attento lettore da più di un anno ed ho letto forse tutto ciò che è archiviato.
Ciò che mi ha impegnato di più sono “Consigli del saggio” che hai dato a pezzi.
Li ho messi insieme e mi rendo conto che stai dicendo qualcosa di assolutamente nuovo: tratti il tempo come una persona e gli dai una tale dipendenza da te che sono rimasto sconcertato.
Non sto pensando a principi filosofici (ho ben altra formazione) ma a quelle verità apprese dalla vita.
Ho l’ardire di pensare che la tua è soltanto una provocazione oppure… hai da comunicare un’esperienza per la quale attendi tempi maturi.
Da quello che evinco (dalle foto), abiti in Italia e probabilmente verso il centro. Hai tante amicizie fedelissime che ti seguono passo passo e viene anche in evidenza che intavoli rapporti di corrispondenza con chi lo desidera.
Io vorrei chiederti una possibilità di incontro.
Non ho domande teologiche o filosofiche da porti. Ho solo una domanda: la vita, che senso ha?
Ne ho passate. Ho forse qualche anno più di te, suppongo. Sono vedovo da anni. Ho sistemato figli e ora mi occupo anche dei nipotini.
Dopo la morte di mia moglie ho iniziato una vita ritirata. Ho varie amicizie. Ho pensato anche a rifarmi una compagna… ma non mi convinco. Un’amica di Civitavecchia mi ha consigliato il tuo blog e mi ha fatto un vero dono.
Spero di incontrarti.
Mario
Grazie, Mario!
RispondiEliminacome puoi vedere nella pagina dei commenti c'è anche il mio indirizzo e-mail.
Non rispondo ora alla tua domanda. Intanto ti dico che il senso della vita non è una domanda che possiamo porci fuori dalla vita. Siamo la vita. Non c'è da capire ma da vivere, attimo dopo attimo. Ne parleremo.
Grazie e auguri.
Tanino
Ciò che Tanino ha messo sul blog riguardo ai “consigli del saggio” forse è tutto quello che così chiaramente intuisci tu Mario: non è filosofia; non è provocazione se non un positivo desiderio di far riflettere, di guardarsi, di interrogarsi e di interrogare e poi di dialogare con “l’altro”; non è neanche un discorso religioso canonico, ma una manifestazione generosa e bella di una condizione spirituale e vitale in cui “si è”.
RispondiEliminaNaturalmente è la mia una intuizione del tutto personale, e può essere sbagliata e non condivisa da molti e forse anche da lui stesso, ma quel “dove vuoi arrivare” che tu solleciti, sento che potrebbe non essere necessario, perché in quel discorso del tempo che ha caratteristiche di “persona” si coglie una dimensione già diversa dai nostri percorsi usuali mentali : la dimensione del riconoscimento e dell’accettazione del “mistero” in tutte le sue sfaccettature e quindi anche la possibilità umana e terrena di entrare nella “contemplazione” e nella “gioia”, ambedue straordinarie esperienze molto diverse dalla meditazione filosofica e spirituale e da quella naturalissima eterna ricerca umana che chiamiamo “felicità”.Ed è una dimensione in cui i pezzi del puzzle della vita si riordinano e ci regalano “un senso”, una nascita di nuova coscienza di far parte del “TUTTO”, anche se non lo comprendiamo appieno secondo le nostre categorie standard di esseri pensanti.
C’è molto poco nella vita che sia facilmente spiegabile e controllabile. Basta una piccola cosa, un cambiamento, un dolore, una sorpresa felice, un confronto improvviso con noi stessi, un incontro, per sovvertire tutto ciò cui noi aneliamo come statu quo raggiunto di certezze, tranquillità, sicurezza materiale o equilibrio psicofisico.
Ma se veramente “guardiamo” ed “ascoltiamo” tutto ciò che ci circonda e siamo onesti con noi stessi con un’ umiltà che ci fa solo e sempre onore, possiamo scoprire che il mistero siamo noi, è parte integrante di noi, e di tutta la incredibile realtà cosmica che ci circonda, ed il tempo, regola inventata per non sentirci privi di controllo di una pazzesca e velocissima alternanza di luce e di tenebra, è sempre quel mistero in cui ci dovremmo tuffare per scoprire tanto di più, la nostra “quarta dimensione”.
Ma questo “tuffo”che richiede, come tutti i tuffi naturali, coraggio e fiducia mescolati al desiderio di superarci, ci porta, entrando in acqua, ad essere tutt’uno con essa senza separazione tra il liquido e il solido, come in un’altra dimensione.
E questa dimensione che il saggio, parlando del tempo, dice che “siamo noi” e che è “l’amore”, almeno per me è un invito a “tuffarci” in tutto, tutti e sempre, al di fuori di noi, quindi a decentrarci, per portare il nostro “essere” ed “avere” ( che comunque sono sempre doni ricevuti)
ad ogni altro.
Dice quindi “amore” perché il donarsi è sì una forma di sacrificio, perché sembra cancellare tanto dell’io e del nostro tornaconto, ma in realtà invece ci libera da noi stessi; ci fa sentire giustamente collocati là dove la vita ci ha posto; ci permettere di assistere a miracolosi mutamenti; ci apre finestre sul senso della vita e alla fine ci inserisce in quella dimensione di leggerezza, di gioia e di “senza confini, senza tempo e senza barriere” che è l’alchimia dell’amare.
Grazie Mario, e scusa se sono stata un po' lunga, ma non è un tema facile. Ci vorrebbe più tempo e una possibilità di dialogo...
Luisa
Prendo la nota.
RispondiEliminaC'era una volta e c'è ancora ......spirito di decisione.
Attila
Hai ragione, Tanino, a dire che il genfest è una goccia.
RispondiEliminaC'è un aforisma del Lama Thamthog Rinpoche che mi pare giusto a riguardo: "Se vuoi conservare una goccia d’acqua la cosa migliore è versarla nell’oceano".
E'quello che il Movimento dei Focolari fa, versa nell'oceano della Chiesa tutto quello che fa e... sembra che si perda. Ma l'oceano vive.
Ciao,
Leo P.