domenica 4 novembre 2012

La maledizione del "paragone"

Mi scrive L. a commento del post del 2 novembre: 
 
"... mio marito è morto tanti anni fa. Quando i nostri figli si sono sistemati, dietro consiglio di amici e parenti, ho fatto il passo di risposarmi. Ma non è andata bene. Dopo tre anni di inferno abbiamo, ciascuno di noi due, ripreso la propria strada di solitudine. 
Scrivi che tu vuoi essere l’amore visibile di quelli che ti hanno voluto bene. È quello che ho fatto con il secondo marito: ho cercato di essere ciò che il primo aveva costruito. Il secondo, mi rinfacciava il continuo paragone che facevo col primo. Ho sbagliato? 
Come fai a dire di voler essere l’amore visibile di quanti ti hanno amato? Scusa lo sfogo, ma se potessi dirmi qualcosa… "
Cara L., 
grazie d'avere scritto. Non so se ho abbastanza elementi per risponderti. 
Da quello che scrivi penso che hai fatto il tremendo errore di tenere presente l'esperienza con il primo marito. Non potevi pretendere che il secondo prendesse le forme del primo. Sarebbe stata una triste farsa. 
Ogni persona è unica. Ogni esperienza, per quanto bella, non si può mai ripetere. Abbandonarsi alla continua novità della vita è un'arte. 
Sfrutta questa dolorosa esperienza come una lezione. 
Sei sempre nelle condizioni di chiedere scusa: rimarrà almeno una sincera consapevolezza delle proprie fragilità. 
Essere segno e visibilità dell'amore ricevuto significa saper donare di più e pretendere di meno, sempre meno. 
Auguri. Tanino

3 commenti:

  1. Forte! hai ragione, Tanino!
    Non si possono far paragoni.
    Io sono vedova. Non mi sono risposata per paura di fare paragoni.
    Un'esperienza di vita coniugale ti cambia la vita. Se sei capace di ricominciare, allora sposati. Altrimenti rimani come sei.
    Franca

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  2. Dipende da persona a persona.
    I paragoni mi aiutano a vivere. la conoscenza si snoda così.
    Certo ci vuole libertà. questo è mancato alle due che hanno scritto. Siamo dei bambini!
    Comunque, Tanino, hai buttato una pietra in un vespaio.
    Auguri! P.

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  3. "Essere segno e visibilità dell'amore ricevuto significa saper donare di più e pretendere di meno, sempre meno."

    Questa ultima frase di Tanino è il succo prezioso di tutto il problema umano, non solo del caso in questione.

    Aggiungerei che, tenendo ben presente che ciascuno è persona unica con i suoi pregi e difetti, il segreto è sempre accogliere l'altro così come è, certi di poterci arricchire di ciò che ha da donare e che a noi manca, e donando ciò che pensiamo di aver ricevuto in dono di buono nascendo e venendo poi in contatto di tanti altri lungo il cammino.

    Se questo vale per tutti i rapporti, nel matrimonio credo sia essenziale.

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