domenica 25 novembre 2012

Sapersi stupire







"Chi non riesce più a provare stupore e meraviglia è già come morto e i suoi occhi sono incapaci di vedere"
Albert Einstein (1879–1955)

3 commenti:

  1. E' quello che ci manca.
    Dovrei precisare: è quello che mi manca. Una volta tutto mi incantava ma dopo alcune delusioni, non c'è più spazio per lo stupore.
    Tanino, tu dovresti raccontare come ti stupisci e quali sono le componenti psicologiche necessarie perché ciò avvenga.
    Sono un ingegnere e so misurare tutto, ma di stupore non me ne intendo.
    Eppure, e questo è già paradossale, visito periodicamente il tuo blog, come in questa uggiosa domenica di fine novembre... forse alla ricerca di qualcosa.
    Auguri per la tua vita.
    Francesco

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  2. Grazie per questo post .Quale mente e che fede!

    Anche se la definiva "religione cosmica del sapiente" cioè di colui che prende distanza dalla religione nata dalle paur arcaiche, e nel tempo trasformata in religione sociale e morale di cui si sono impossessati spesso i potenti attribuendosene la personificazione e l'autorità, era giunto, proprio perché scienziato, ad una personale terza via alla fede.
    Il sapiente, lo studioso del mistero cosmico che ci circonda, era per lui quella creatura in grado di restare senza fiato e parole davanti alla bellezza e alle regole precise della natura.
    Così lo esprimeva:

    “ Basta sentire il mistero dell'eternità della vita, avere coscienza ed intuizione di ciò che è, lottare attivamente per afferrare una particella, anche piccolissima, dell'intelligenza superiore che si manifesta nella natura......come può la religione cosmica comunicarsi da uomo a uomo, se non conduce ad alcuna idea formale di Dio e se lo studioso non comprende che la cosa più bella che possiamo sperimentare è il mistero, anzi, chi non ammette l’insondabile pensiero o manifestazione, non può neanche essere uno scienziato.
    Ci sono due modi per vivere la vita: il primo è pensare che niente è un miracolo. Il secondo è pensare che tutto è un miracolo.

    E non sono poi i risultati delle ricerche che elevano e arricchiscono moralmente gli uomini, ma è il loro sforzo per capire, che fa scattare una elevazione ed uno stupore religioso cosmico
    .Così, elevandosi e nutrendosi di meraviglie, è in questo sforzo di lavoro fecondo e capace che si determina il valore dell’uomo, esaminando in quale misura e in che senso egli giunga nel cammino a liberarsi dall’io per contemplare “oltre”

    Ciò di cui sono sicuro, è che Dio esiste!”.

    Eistein si mostra sicuro nell’affermare che fede e scienza non sono antagoniste, ma necessarie l’una all’altra. Del resto le grandi menti intellettualmente oneste e prive di superbia lo hanno sempre compreso, basti ricordare il “credo, ut intelligam (credo, per capire) di S.Agostino che già 500 anni prima distingueva nettamente la “fede garantista” di coloro che contano anzitutto sulla garanzia di protezione e di aiuto da parte di Dio nella misura in cui si comportano secondo le regole, e la “fede fiduciosa” che si affida interamente anche oltre il comprensibile e che avvertono ed accettano una Presenza operante che si comunica come una volontà di bene., aggiungendo anche con chiarezza che la fede e la scienza degli uomini sono complementari e necessitano l’una dell’altra, così come spirito mente e corpo coesistono nella creatura umana.

    Grazie Tanino di offrirci questo grande esempio di una mente ed uno spirito capace di meraviglia e di fede stupefatta.

    Luisa

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