sabato 16 novembre 2013

La gioia che nessuno può toglierci



Credo che le parole: «Io vi rivedrò e il vostro cuore gioirà, e la vostra gioia nessuno ve la potrà rapire», non debbano riferirsi al tempo in cui, risorto, mostrò ai discepoli la sua carne risuscitata, in modo che essi potessero vederla e toccarla; ma piuttosto a quel tempo a proposito del quale aveva detto: «Colui che mi ama sarà amato dal Padre mio, e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui» (Gv 14, 21)... Questa visione non appartiene a questa vita, ma a quella futura; non a questa temporale, ma a quella eterna. «Questa è la vita eterna, - afferma colui che è la vita - che conoscano te unico vero Dio, e il tuo inviato, Gesù Cristo» (Gv 17, 3). Di questa visione e di questa conoscenza l'apostolo Paolo dice: «Vediamo ora come in uno specchio, in maniera confusa, ma allora vedremo faccia a faccia. Ora conosco in maniera imperfetta, mentre allora conoscerò come sono conosciuto» (1 Cor 13, 12-13).

Questo che è il frutto del suo travaglio, la Chiesa lo partorisce al presente nel desiderio, allora lo partorirà nella visione; ora gemendo, allora esultando; ora pregando, allora lodando Dio... Sarà perciò un fine eterno, perché non ci potrà bastare che un fine senza fine. E' quello che fu ispirato a Filippo, quando esclamò: «Mostraci il Padre, e ci basta» (Gv 14, 8).

Sant'Agostino (354-430), vescovo d'Ippona (Nord Africa) e dottore della Chiesa
Commento al vangelo di Giovanni, n° 101

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