Molti anni fa, ero entrato in un negozio di Roma perché cercavo
un “lupetto”, una maglia a mezzo collo da usare sotto la camicia. Avevo visto
in vetrina una bella offerta.
È stato chiaro subito che quel negozio stava andando male.
Quando dovevo pagare, la signora non aveva il resto e mandò la figlioletta a
cambiare. Quando si è trattato di pagare io tirai fuori un'altra banconota di
50.000 lire, dicendo che quella che aveva mandato a cambiare non era la mia.
La signora pianse perché ha capito il gioco e mi avrebbe
voluto regalare chissà cosa.
Quel lupetto lo uso ancora: è vecchio, consumato, scolorito…
Quegli occhi sorpresi e grati vi si sono stampati sopra.
Come rimangono
gli oggetti a cui è legato un atto d’amore!
bella esperienza, Tanino!
RispondiEliminaBuona settimana,
Luca
Tanino,
RispondiEliminami son trovata nel blog "In...visibile". Evidentemente qualcosa mi ha attirato nonostante il mio inguaribile sospetto quando vedo buttato ai quattro venti un sentimento, un evento personale.
Eppure ci sono ritornata nel blog, più volte ed è maturata in me una domanda: Lei parla di segnali che ci aiutano a entrare in altra dimensione (non so se ho capito bene), ma non sarà che anche il leggere o cercare segnali sia un modo magico di sfuggire la realtà?
Devo però dire che mi sembra che lei abbia i piedi per terra.
Comunque... eccomi.
Gianna P.
ciao
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