Qualcuno mi ha
segnalato una pagina di Facebook: è l’esperienza di Jambo, un clown che gira
negli ospedali. Grazie Jambo!
«In genere non
racconto pubblicamente quello che mi accade, ma penso che magari qualcuno
potrebbe trarre una riflessione da questo episodio. Pertanto procedo.
Facendo il clown
in ospedale ho l'opportunità di conoscere tanta gente che, forse, o certamente,
non avrei mai incontrato in circostanze diverse. Domenica scorsa non avevo una
grande voglia di andarci, ma l'intuito (non saprei come meglio definirlo) a cui
a volte lascio scegliere per me, mi ha fatto optare per il fedele naso. Non
soddisfatto ho demandato a qualcun altro anche la scelta di ospedale e reparto.
Per farla breve, abbiamo conosciuto una giovane ragazza (della quale sperando
di non fare guai con la privacy condivido parte di una foto già di dominio
pubblico).
Diciamolo pure:
non è che fosse proprio uguale a quella qui ritratta. Di certo non i capelli.
No no, in oncologia il taglio lungo non va molto. Le sopracciglia forse? A
pensarci bene non mi pare ne avesse. Delle guance e del loro colore non
parliamone proprio. Praticamente un'altra persona. Se non fosse per il sorriso.
Già.
Che il sorriso
non cambi quando tutto il resto cambia l'ho notato solo ora. Non v'è dubbio.
Identico. Diverse tutte le sue componenti. Uguale il risultato. Oserei dire che
il sorriso di chi neanche mangia più, per via della sofferenza che sta
attraversando, ha forse ancora qualcosa in più. Non so ben dire.
Eviterei di
dilungarmi più del necessario, ma questa ragazza che ora non c'è più mi ha
sorriso. Vi pare una cosa da poco? Non so se mi sono spiegato. Ci riprovo, a
chi ha letto fino a qui è bene che spieghi meglio. Allora, una ragazza di
venticinque o ventisei anni ricoverata in oncologia e prossima, ora lo
sappiamo, alla morte mi ha sorriso. Roba forte! Non vi sembra una notizia da
prima pagina? Non vi sembra un evento che cambia il mondo? Il mio sì. E in
meglio.
Comprendo il
pensiero di chi reputi di scarso interesse questa informazione, ma vi dirò che
R. (così inizia il suo nome) ha sorriso anche ai miei amici. Altri tre mondi,
cambiati. Non posso non inserire nel conteggio la sua mamma che era presente.
Siamo a quattro. Uscendo dalla stanza abbiamo incrociato due sue amiche lì per
farle visita. So già che ha sorriso anche a loro. Sei. Sei piccoli mondi solo
in mezzora. Dimenticavo l'infermiera, sette! La faccenda, converrete, inizia ad
essere ben più interessante.
Un sorriso che
non è cambiato, nonostante tutto... Un sorriso che ha cambiato il mondo… Un
sorriso che non cambia, cambia il mondo. Affascinante.
Da tutto questo
nasce prorompente una domanda. Fondamentale. Mi chiedo voi, anzi no, mi piace
parlare per me: io, quanti mondi ho cambiato oggi?
Quanti mondi?
Oggi? Cavolo! È un interrogativo tosto per me che credo sempre di avere
tempo... Basta così. Ma mi sembrava una premessa doverosa per una domanda così
importante.
Ciao R., Jambo»
Chissà se Gino Paoli (cfr. "un sorriso gratis", https://www.youtube.com/watch?v=w9s0S10Vods), si riferiva anche lui a qualcosa del genere?! Maurizio M
RispondiEliminaRingrazio Fabio per la delicata e profondissima esperienza che racconta.
RispondiEliminaGiorgia
Grazie Maurizio!
RispondiEliminaHo ascoltato la canzone di Paoli.
C'è poco da fare un artista sa dire quello che lui stesso vive con le note che toccano tutti perché sono corde dell'anima.
Ciao, Franco
Dimenticavo ... vedo che Fabio è cresciuto bene!
RispondiEliminaMaurizio M