Potremmo dire che sulla parola “pace” non c’è pace, perché lungo
i secoli della storia e ancora oggi essa viene intesa in maniere molto diverse,
spesso restrittive. L’antichità classica considerava la pace semplicemente come
una tregua tra due guerre, costituendo le guerre una condizione quasi
permanente dell’umanità. Oppure si può pensare a una pace imposta con la forza
delle armi, con la conquista, come avveniva al tempo dei romani. Nella versione
più moderna, c’è la pace sicurezza, che è il risultato dell’equilibrio del
terrore, delle forze che potrebbero annientarci e che, quindi, potenzialmente
si elidono.
Nei suoi significati più profondi, la pace significa armonia:
armonia dell’uomo con Dio, dell’uomo con il suo prossimo e dell’uomo con la
terra. Questa è la visione biblica armonica dei primi capitoli del libro della
Genesi. E, ancora, c’è la pace-comunione: comunione profonda di amore di Dio
con l’uomo e degli uomini tra loro, che è la pace portata da Gesù.
La pace dunque è composta di tanti elementi, ha il suo culmine
nella pace-comunione e tuttavia non trascura le altre realtà e le altre
situazioni terrene. Proprio per questo, è necessario continuamente ripensarla,
riproporla nei termini attuali, affinché non sia una semplice astrazione, una
semplice ideologia.
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