“Caro papa Francesco, il cancro mi ha guarita
nell’anima”
Era la domenica delle Palme del 2013. Papa Francesco parlava ai
giovani riuniti in piazza S. Pietro per la Giornata mondiale della Gioventù:
“Voi
non avete vergogna della Croce, anzi l’abbracciate perché avete capito che è
nel dono di sé, nell’uscire da se stessi, che si ha la vera gioia
e che con l’amore di Dio, Lui ha vinto il male”.
Carlotta seguiva la celebrazione dalla tv, nella sua casa
di Benevento. Sentì le parole di papa Francesco e in quel momento tutto acquistò
un senso:
la malattia, il dolore, la vita che a 22 anni già segnava
la parola “fine”.
Violinista precoce dal grande talento, concertista di fama nonostante la
giovane età, studi storico artistici a La Sapienza e alla Luiss di Roma,
corsi
di storia dell’arte contemporanea all’Università diCambridge e al Sotheby’s
Institute di New York, autrice di due libri, Carlotta Nobile fino a quel
momento
aveva attraversato la vita di corsa, quasi con il vento
nei lunghi capelli biondi che le donavano un aspetto scandinavo.
“Sono come un fiume – scriveva nel 2007 – che per immettersi nel mare
sceglie sempre la strada più tortuosa, la più lunga. La più difficile.
Forse
perché in fondo credo che vincere con facilità sia come perdere. E che perdere
dinanzi all’impossibile sia come aver vinto. Per il solo fatto di averci
provato.
La mia vita è stata tutta così. Una sfida. Challenge. E penso che sarà
sempre così”.
Carlotta Nobile: il violino, la
malattia
e l’immensa gioia per la vita
I suoi lunghi capelli biondi, che incorniciavano un atipico volto nordico,
rimasero intatti dalla malattia. Carlotta Nobile aveva ventidue anni quando si
ammalò di cancro.
È morta due anni dopo, il 16 luglio, nella sua casa
familiare affacciata sulla piazza principale di Benevento. Di famiglia
aristocratica, era nata a Roma e faceva una vita vorticosa. Aveva studiato a
Londra, Salisburgo, New York.
Era una violinista che aveva già pubblicato due libri, che indagava sui
rapporti tra musica e pittura, o che faceva riflessioni come questa: «A volte
quando osservo le persone per le strade di città non mie, mi chiedo che bambino
sia stato ogni adulto». Scriveva che neppure il passato è definitivo, che anche
il passato cambia. Fu spinta dalla sua curiosità onnivora a spaziare su una
delle parole più consunte e logore dopo la retorica sanremese e l’Oscar
italiano: la bellezza. Lei, la bellezza la indossava ogni giorno. E la
interpretava.
Il 19 marzo alle 11 all’università La Sapienza, insieme a
familiari e docenti, amici e compagni di studi, le verrà conferita alla memoria
quella laurea in Storia dell’Arte che mancò per due esami: la sabbia del tempo,
nella clessidra, era tutta dall’altra parte. Aveva vinto la malattia, ma si era
accontentata di una vittoria breve. Perché centinaia di persone di tutte le età
continuano a scrivere sul blog «Il cancro e poi», che Carlotta aveva aperto
sulla sua pagina Facebook, come se lei, questa ragazza di 24 anni, fosse ancora
viva: «Sono capitata qui per caso e le tue parole mi hanno riempito gli occhi
di lacrime» (Francesca); «Grazie per quello che ci hai lasciato» (Loris). E un
anonimo: «Sono capitato per caso in una Chiesa di Roma e ho saputo della tua
esistenza, mi hai incuriosito e ti ho cercato». La fede, Carlotta, l’ha
abbracciata all’ultimo. Prima la malattia l’ha rifiutata, l’ha avversata, l’ha
detestata, ha reagito con sgomento e rabbia; perché proprio io?, chiedeva come
si può chiedere quando si è così giovani. Poi non si è arresa, ma è cambiata,
ha spostato le sue energie sul senso della vita, ha vissuto la malattia
nell’unico modo con cui poteva affrontarla: tuffandocisi dentro con tutto il
coraggio e la determinazione di cui era capace.
Ha conosciuto la fede negli ultimi tre mesi, le scoppiò
all’improvviso. Carlotta voleva essere rassicurata, sua madre chiese a una
amica di raccontarle come le vicissitudini della vita le avessero dato forza.
Carlotta cominciò a rielaborare quei discorsi, mentre la malattia, il lato
notturno della vita come la chiamò Susan Sontag, continuava per la sua strada.
Dopo la rinuncia a un concerto a Carrara (lì ebbe la crisi) mandò un sms ai
suoi genitori: «Sono serena, sono aiutata, non ho paura». L’illuminazione, la
sua bandiera fu una frase di Papa Francesco: «I giovani devono portare la croce
con gioia». Il giorno dopo perse conoscenza, andò in riabilitazione, le
illusioni, le ricadute: il calvario era cominciato. Siamo al Venerdì Santo
prima di Pasqua. Carlotta è a Roma e vuole confessarsi, ma i fedeli si
preparano alla Via Crucis e le porte delle Chiese sono chiuse. Ne trova una
aperta, quella di San Giacomo al Corso. Il sacerdote, Don Giuseppe, è malato,
pochi giorni prima aveva chiesto conforto a papa Francesco, il quale gli disse:
“Pregherò per te, ma fa’ che i tuoi parrocchiani non trovino mai la tua Chiesa
chiusa”. I segni premonitori di questa storia, così drammatica e così piena di
vita, mettono a dura prova le dighe di chi, come noi, proviene da una cultura
laica.
Su internet, Carlotta raccontava la sua gioia immensa nel leggere i
messaggi di chi confessava di riconoscersi in quello che lei scriveva. Raccontò
la sua malattia senza fare sconti a se stessa, con la stessa intensa semplicità
con cui Francesco determina il suo pontificato.
Il blog
lo cominciò così: «Mi chiamo C, ho 24 anni e dal 5 ottobre 2011 combatto con un
melanoma metastatico al quarto stadio. Il mio desiderio è stato fin dal
principio quello di creare un luogo virtuale di incontro e scambio su quella
difficilissima, ma estremamente formativa esperienza di vita che è il cancro.
Sia che stiate lottando contro questa malattia, sia che conosciate qualcuno che
la sta vivendo, sia che arriviate qui per semplice curiosità, sentitevi liberi
di parlarne, come forse nella vita di tutti i giorni non amiamo fare. Perché
solo raccontando il cancro si può apprezzare davvero la vita». E poi: «Io non
so più neanche quanti centimetri di cicatrici chirurgiche ho. Ma li amo tutti,
uno per uno, ogni centimetro di pelle incisa che non sarà mai più risanata.
Sono questi i punti di innesto delle mie ali».
Carlotta è un angelo caduto che non voleva la pietà
della gente, non voleva essere trattata da malata, diceva di non sopportare lo sguardo
«diverso» delle persone che sanno di te. Prese a meditare sul dono della
sofferenza, considerò il cancro una possibilità in più offertole dal destino
per accrescere la sua forza. I suoi genitori la guardavano increduli, senza
capire da dove le venisse questa forza. Ha lasciato un vuoto anche in chi non
la conosceva e adesso, a distanza di quasi un anno, si susseguono i concerti,
gli incontri, le iniziative a lei dedicate. In molti l’hanno conosciuta «dopo»,
quando è scomparsa. E le parlano, le scrivono, anche quelli che a prima vista
vorrebbero prendere le distanze da tutto questo, perché non sapere, non voler
sapere, a volte rende le cose più facili.
Nel suo primo libro,
«Il silenzio delle parole nascoste», descrive con la sua toccante semplicità
che cosa passa per la testa di un concertista quando ha davanti a sé il
pubblico: «Il terrore della prima nota, il brivido dell’ultima e l’emozione di
tutte le altre».
Fino alla consapevolezza, spenti gli ultimi
applausi, di poter dire a se stessa: «Ce l’ho fatta!». Questa, per Carlotta, è
la felicità.
VIDEO -Dal suo blog “Il cancro E poi”: https://youtu.be/umfm1-DzYZs
Grazie Tanino di questa storia meravigliosa, anche se una vita così bella è fiorita in Cielo.
RispondiEliminaNon ne sapevo niente e sono felice che tu ne abbia parlato.
Grazie!
Ho segnalato il tuo blog a una collega che insegna in scuole superiori e mi ha detto di ringraziarti perché quello che scrivi è sempre fatto per lei:
"Come farà questo Tanino a sapere cosa ho bisogno?"
Potrei dire la stessa cosa, ma te l'avevo già detto.
Non sono per i fenomeni paranormali, ma sembra che tu segua uno Spirito che ti guida e ti fa scegliere le parole che servono a ciascuno e a tutti nello stesso tempo.
Sono certa che anche altri pensano la stessa cosa.
Grazie ancora e ringrazio quanti ti sostengono.
Ringrazio anche quelli che ti mandano le foto dei quali dai il nome.
Ciao,
Teresa
Cara Teresa,
RispondiEliminaun amico sacerdote mi ha mandato l'esperienza di Carlotta che ho pubblicato per intero.
Avrei voluto redigere una sintesi più breve, ma non volevo perdere nulla delle notizie riportare.
Ho visto le interviste segnalate e veramente è stata una scoperta di una creatura eccezionale se già a 22 anni era direttore artistico...
Comunque la potenza che vi ho trovato è che anche la perfezione artistica ha avuto la sua fioritura proprio nella malattia: il cancro ha liberato tutta la bellezza, tutto il profumo di questa creatura che oltre all'intelligenza aveva una saggezza che sapeva leggere i fatti e la storia.
Un frutto maturo dell'umanità e un orgoglio per la sua famiglia che ora ringrazio.
Che dire? Il mondo è costellato di perle luminose che ogni tanto rilucono e le vediamo.
Forse sono la vera forza che, oggi come oggi, dà al all'umanità la SPERANZA.
Ciao, Teresa e grazie.
Penso che posso ringraziarti a nome di tutti i sostenitori, molti dei quali, come te, sono sconosciuti.
Grazie, Tanino
Non so cosa dire: una storia drammatica eppure di una bellezza affascinante.
RispondiEliminaTi ringrazio di avermi fatto conoscere questa perla dell'umanità... e la farò conoscere ai miei amici.
Ho visto l'intervista al fratello e, nonostante la mia durezza razionale, mi ha commosso.
Grazie Carlotta per il coraggio che ci comunichi!
Federico
GRAZIE CARLOTTA!
RispondiEliminaGrazie, Tanino,
Ermanno S.
In questi giorni tristi e oscuri... un raggio di sole vero.
RispondiEliminaGrazie Tanino,
Olga
Carlotta hai spiegato la più grande arte: la vita eterna!
RispondiEliminaG. F.
Il terrore della prima nota, il brivido dell’ultima e l’emozione di tutte le altre...
RispondiEliminaIL BRIVIDO DELL'ULTIMA... ED è L'INIZIO.
Grazie Tanino di presentare persone così,
Giorgio
Che storia e che coraggio!
RispondiEliminaUna lezione viva questa Carlotta!
L'ho segnalata subito ai miei figli adolescenti... sono rimasti in silenzio.
Tanino ti sono grata,
Emma S.D.
Una persona che scrive una frase cosi:
RispondiElimina«A volte quando osservo le persone per le strade di città non mie, mi chiedo che bambino sia stato ogni adulto»
deve avere un cuore immenso e puro...
ZC
Tanino,
Eliminagrazie! La storia di Carlotta mi ha rimesso in carreggiata.
Stefano
Ciao Tanino, ciò che mi ha colpito in questa esperienza di vita è che questa donna ha sperimentato l'amore genuino della sua famiglia per lei e ha condiviso con tanti l'amore per la cultura e l'arte ricevendo importanti riconoscimenti come persona e come artista.
RispondiEliminaPoi la malattia, poi l'incontro con le parole di papa Francesco e quindi negli ultimi mesi, la malattia e la vita stessa vissuta con Fede e nella Fede.
Molti lettori ti hanno scritto: è un esempio per tutti e lo penso anch'io.
Ora, posso chiederti una tua riflessione alla luce della tua esperienza e del carisma che ti accompagna su "l'importanza delle relazioni umane" ?
Mi sembra di poter dire che la Conversione ( in questo come in altri casi) è frutto dell'incontro tra lo Spirito Santo e l'Anima: un'anima in questo caso in uno corpo che soffre per la malattia e scopre così di essere "bisognosa dell'Amore di Dio" per affrontare la malattia e così ha il Dono di incontrare quel Dio che attende pazientemente di incontrare ognuno di noi in un rapporto personalissimo.
Ciò su cui ti chiedo una riflessione è come questo Miracolo avviene
nel mezzo/con la mediazione/tramite
intensi e genuini rapporti umani (le persone che ascoltiamo parlare nei video che tu hai postato): il fratello, la mamma, un sacerdote conosciuto in una chiesa , i professori e compagni, musicisti, lettori del suo blog, ecc.
Te lo chiedo perchè tu ne hai esperienze dirette e indirette (ricordo di aver letto qualcosa del tuo incontro con Chiara Lubich e le prime e i primi focolarini in rapporto alla tua scelta vocazionale), mentre io ne ho grande nostalgia/desiderio perchè non ne ho fatto fin'ora esperienza - nè in salute nè nella malattia (non c'entra il cancro lo preciso per evitare accostamenti errati e fraintendimenti) che ho affrontato ultimamente e forse posso dire di aver superato poichè sento un rinnovato interesse per la vita.
Te lo chiedo perchè la mia esperienza di fede è qualcosa di "forte e costante nel tempo" ma è anche stata caratterizzata da solitudini nonostante esperienze in parrocchia, in gruppi e in movimenti ecclesiali.
Te lo chiedo perchè le persone che ho sentito vicino a sostenermi in una prova che era solo mia ("Puoi aiutare te stessa" mi dicevano i dottori), sono stati proprio i dottori con la loro competenza ed umanità e sei stato tu, a volte rispondendo personalmente ai miei commenti, altre volte attraverso i tuoi post e i commenti dei tuoi sostenitori !
Te lo chiedo non perchè ho bisogno di una risposta personale e pressante, ma perchè tu nel continuare a scrivere sul tuo blog terrai conto delle mie riflessioni e liberamente aggiungerai qualcosa in più - di tuo - a ciò che già condividi con tutti noi, così vivificante sia umanamente sia spiritualmente.
Grazie C.
Cara "C",
RispondiEliminaquello che scrivi richiederebbe una risposta più articolata, ma ti rispondo per titoli.
Innanzitutto ti ringrazio per tutto quello che comunichi.
Riguardo all'importanza delle relazioni umane penso che la risposta, la spiegazione e il senso sia la vita della Santissima Trinità: il Dio che ci sostiene, che crea la vita e ogni nostra giornata, è (come ci ha rivelato Gesù) una RELAZIONE d'amore.
Noi, immagine di Dio, siamo vivi e veri se in relazione, in donazione d'amore, se rinasciamo dai rapporti con gli altri.
Come avviene questo miracolo, questa presa di coscienza?
Il dolore spazza via le sovrastrutture, anche buone, per farci capire dove sta l'essenziale.
Levi Strauss, il grande strutturalista antropologo, diceva che per capire i valori di un popolo bisogna analizzarlo quando succede qualcosa di improvviso, di inaspettato. Lì vengono fuori i veri valore in cui un dato popolo crede ( e lo stiamo vedendo con i fatti degli ultimi tempi...).
Il dolore è un mezzo, direi un'occasione, per togliere la polvere delle abitudini dei concetti che si accumulano inevitabilmente. Basta pensare ai bombardamenti della TV e dei rotocalchi...
Come rimanere indenni?
Con un profondo aggancio con se stessi, con la propria interiorità che coincide con Dio.
Se questa interiorità è la base di ogni altra comunicazione, allora ogni contatto con gli altri ci arricchisce e anche gli altri vengono arricchiti, come racconti tu con i medici.
Un consiglio: Chiara Lubich ha parlato molto di Maria come esempio di cristiana. Lei sapeva stare davanti a Dio, senza programmi suoi, ma in attesa del programma di Dio.
Sembra solitudine ma è profondissima feconda unione con Dio.
Chiedi a Maria di insegnarti quest'arte dell'ascolto.
Auguri e GRAZIE!
Tanino
solo grazie anche per la risposta a C.
RispondiEliminaCiao, Marco
Caro Tanino sono contento di aver conosciuto attraverso te, Carlotta e la sua meravigliosa e profonda esperienza di vita. E' per me una spinta a camminare su questa stessa strada con ancora più convinzione e determinazione. E' vero voglio vivere così e proporre questa vita a tutti e ai giovani in particolare
RispondiEliminagrazie ancora
Biagio
Grazie .
RispondiEliminaC.
Carissimo Tanino, grazie della segnalazione e del dono di questo racconto straordinario, nonostante la sempre più comune esperienza del dolore e della malattia. Carlotta è un nome metaforico dato che potrebbe significare qualunque persona che si trova a fare simile esperienza. La vita va vissuta in punta di piedi. Quando meno ti aspetti, trovi esperienze straordinarie, non sempre rese pubbliche. Mi è capitato di incontrare due giorni fa un amico che ha impostato la sua vita in modo da assistere in tutto i propri genitori anziani. Davanti a ciò l'unico atteggiamento possibile è quello di fare silenzio in noi stessi, per potere calare in quella realtà e parteciparvi al meglio, con grande rispetto e, direi, con un senso di inadeguatezza, dato che si tratta di eroicità.
RispondiEliminaColgo l'occasione per farti gli auguri di buon compleanno. Auguri anche per questi giorni di GMG.
Grazie Anonimo, hai proprio ragione.
RispondiEliminaE grazie anche per gli auguri per la GMG.
Quello che sempre più mi interpella è che la situazione mondiale, è particolarmente dell'Occidente, ci costringe a leggere insieme la storia per poter fare INSIEME i passi giusti.
È quello che Papa Francesco sta cercando di farci capire.
Ciao e grazie, Tanino