Mi ha molto colpito questo commento al brano del Vangelo Lc 6,39-42, di sorella Lisa del monastero di Bose http://www.monasterodibose.it/preghiera/vangelo-del-giorno/10834-puo-forse-un-cieco-guidare-un-altro-cieco
In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli
una parabola: «Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e
due in un fosso? Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben
preparato, sarà come il suo maestro. Perché guardi la pagliuzza che è
nell'occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio?
Come puoi dire al tuo fratello: «Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è
nel tuo occhio», mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio?
Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per
togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello.
Un giorno, in un centro monastico del
deserto egiziano, a Scete, i monaci decisero di radunarsi per esaminare il caso
di un fratello che aveva peccato. Esasperati dalle sue ripetute disobbedienze,
erano fermamente decisi ad agire con estrema severità. Al momento di iniziare
la riunione mancava però abba Mosè, un monaco autorevole ma dal passato non
troppo devoto; era stato a capo di una banda di ladri e si era fatto conoscere
in tutta la regione per la sua brutalità. Accolto nel deserto da un santo
monaco mite e misericordioso, aveva imparato a praticare a propria volta la
mitezza e la misericordia.
Anche abba Mosè, dunque, era stato
convocato per emettere il proprio giudizio. Si presentò in ritardo e in modo
alquanto strano. Era ricurvo sotto il peso di una pesante cesta colma di
sabbia; la cesta era forata e lasciava scorrere la sabbia dietro le sue spalle.
Fece un giro, passando davanti ai monaci disposti in circolo, e dietro di lui
la sabbia scorreva. Dinanzi al suo strano comportamento, i monaci restarono
ammutoliti; poi, qualcuno osò chiedere: “Che è mai questo, abba?”. Ed egli
rispose: “Sono i miei peccati che scorrono via dietro di me senza che io li
veda e oggi sono venuto a giudicare i peccati altrui”. All’udire queste parole,
se ne partirono dal luogo di riunione e perdonarono al fratello che aveva
peccato.
Questo episodio, tratto dai detti dei padri
del deserto, mi sembra un ottimo commento alle parole di Gesù. “Perché guardi
la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave
che è nel tuo occhio?” (Lc 6,41). Siamo molto abili nel cogliere “ciò che
non va” nell’altro, mentre lasciamo scorrere dietro di noi senza vederli i
nostri peccati. Pretendiamo di erigerci a maestri degli altri e di guidarli
e invece siamo ciechi, incapaci di leggere dentro al nostro cuore.
Di fronte al male che vediamo nell’altro
dobbiamo rispondere anzitutto con un esame sincero del nostro pensare e del
nostro agire; l’altro ci fa da specchio, ci fa comprendere ciò che ci abita.
Poi, forse, dopo aver cercato di riconoscere e di togliere la trave che
ottenebra il nostro occhio, possiamo cercare con amore fraterno, e non più con
sguardo cattivo, di aiutare l’altro a togliere la pagliuzza che è nel suo
occhio, ma sempre e comunque il Signore ci chiede di perdonare, di offrire
quell’iper-dono (dal greco: hypér), immenso, gratuito. “Siate misericordiosi,
come il Padre vostro è misericordioso” (Lc 6,36).
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