Nella hall dell’aeroporto,
in attesa dell’imbarco per la mia destinazione, rivolgo a un’anziana signora la
richiesta di custodirmi la valigia intanto che vado al bar. Le chiedo se ha
bisogno di qualcosa, ma lei risponde che non ha bisogno di nulla.
Ritorno e le offro dell’acqua
presa per lei. La beve con dignità. Mi domanda se per caso vado alla stessa sua
destinazione. Non è la stessa meta.
Vengo a sapere che va a
trovare una figlia ricoverata in un istituto di riabilitazione per un grave
ictus.
La signora piange mentre
parla: “Una figlia che si è spesa sempre per gli altri e ora questa malattia in
giovane età.”
Di fronte al dolore degli
altri non si hanno mai parole giuste. L’ascolto amorevole è indovinato.
Vorrei chiederle se è
credente, ma è lei stessa a informarmi della sua profonda fede e dell’attività
di catechista della figlia. “Ma ora non ha neanche il coraggio di andare alla
Messa. Le è crollato tutto”.
Le assicuro che mi
impegno a pregare e a chiedere per la figlia la giusta pace. È facile ricordare
il nome della figlia, ha lo stesso mio santo protettore.
Quando la fila per l’imbarco
è quasi alla fine, saluto la signora.
Mentre mi abbraccia: “La
ringrazio, mi sento consolata!”
Mi avvio all’aereo e nel
finger ho una forte sensazione di sacralità, quasi che tutti fossimo oranti in
processione…
Grazie Tanino di questa tua vicenda.
RispondiEliminaSi vede che tu hai gli occhi aperti e aiuti anche gli altri ad aprirli.
E' ammirevole, e fa riflettere, il fatto che basta un gesto e si aprono delle porte.
Grazie,
Silvano
Mi unisco nella preghiera per questa figlia e questa madre.
RispondiEliminaGli incontri non avvengono mai per caso.
Buona domenica
sinforosa
Grazie!, SNFOROSA, si allarga il raggio della preghiera... e la sua forza.
RispondiEliminaTanino
Grazie Tanino di questa storia semplice e toccante.
RispondiEliminaCerto hai occhi e vedi.
Ciao,
Silvia