C'era una volta un filo
di cotone che si sentiva inutile. «Sono troppo debole per fare una corda» si
lamentava. «E sono troppo corto per fare una maglietta. Sono troppo sgraziato
per un Aquilone e non servo neppure per un ricamo da quattro soldi. Sono
scolorito e ho le doppie punte... Ah, se fossi un filo d'oro, ornerei una
stola, starei sulle spalle di un prelato! Non servo proprio a niente. Sono un
fallito! Nessuno ha bisogno di me. Non piaccio a nessuno, neanche a me
stesso!».
Si raggomitolava sulla
sua poltrona, ascoltava musica triste e se ne stava sempre solo. Lo udì un
giorno un mucchietto di cera e gli disse: «Non ti abbattere in questo modo,
piccolo filo di cotone. Ho un'idea: facciamo qualcosa noi due, insieme! Certo
non possiamo diventare un cero da altare o da salotto: tu sei troppo corto e io
sono una quantità troppo scarsa. Possiamo diventare un lumino, e donare un po'
di calore e un po' di luce. È meglio illuminare e scaldare un po' piuttosto che
stare nel buio a brontolare».
Il filo di cotone
accettò di buon grado. Unito alla cera, divenne un lumino, brillò nell'oscurità
ed emanò calore. E fu felice.
da I fiori semplicemente
fioriscono, Elledici, pag. 37
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