L’arte del
decentrarsi è l’arte cristiana per eccellenza! La si impara da Cristo, sempre
decentrato rispetto al Regno che proclama e a Dio Padre che lo ha inviato nel
mondo; sempre nella forma del servo, dell’ultimo, anche quando sta in mezzo ai
suoi fratelli: “Io sto in mezzo a voi come colui che serve” (Lc 22,27). Se si ama, ci
si decentra per il bene dell’altro, per il bene comune, perché non ci si sente
al centro ma tra gli altri. L’arte del decentrarsi dovrebbe soprattutto far
parte dell’acquisizione dello stile cristiano. Perché il cristiano prima di
preoccuparsi di evangelizzare, annunciando a parole il Vangelo, dovrebbe
imparare a fare posto a Cristo, in modo che il Signore sia presente come Signore
accanto a lui quando il cristiano sta nella compagnia degli uomini.
L’acquisizione dello stile cristiano richiede di vincere il bisogno di stare al
centro e, di conseguenza, richiede di assumere un atteggiamento di discrezione
che sempre riconosce la centralità del Signore. “È il Signore” (Gv 21,7) e “sta in mezzo” (cf. Gv 20,19.26)! Non è
assente e non lo si sostituisce per procura, ma è accanto e lo si indica, gli
si fa segno. Si tratta a volte di ritirarsi in disparte, altre volte di
lasciare la presa della mano che si è stretta; si tratta di lasciare che
l’altro cammini senza pretendere di camminare sempre accanto a lui; si tratta di
mostrare concretamente all’altro che il centro sta in Dio e che non si vuole
diventare il centro di una relazione.
La conversione
al Signore che la Quaresima ci esorta a compiere ci riporti a essere il
semplice dito del Battista nella pala della Crocifissione di Grünewald, un dito
che indica Cristo: colui che è al centro come Signore e come Agnello “in mezzo
ai candelabri” (Ap 1,13),
“in mezzo al trono” (Ap 5,6).
Chi non sa decentrarsi, chi non sa scegliere l’ultimo posto (cf. Mc 9,35), lo sappia o meno, è un idolatra
di se stesso, malato di philautía, incapace di riconoscere in verità l’altro,
gli altri, l’Altro.
Enzo Bianchi
Vedi:
Enzo, un big!
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