“Resta con
noi, perché si fa sera” (Lc 24,29)
E’ l’invito rivolto allo
sconosciuto, incontrato lungo la via da Gerusalemme al villaggio di Emmaus, dai
due compagni di viaggio che “conversavano e discutevano” tra loro di quanto
accaduto nei giorni precedenti in città.
Egli sembrava essere l’unico
a non saperne nulla e per questo i due, accogliendo la sua compagnia, gli
raccontano di “un profeta potente in parole ed opere davanti a Dio e agli
uomini”, nel quale avevano riposto la loro fiducia. Era stato consegnato dai
capi dei loro sacerdoti e dalle autorità giudaiche ai Romani, poi condannato a
morte e crocifisso1 . Una immane tragedia, di cui non riuscivano a comprendere
il senso.
Lungo il cammino, lo
sconosciuto, partendo dalla Scrittura, aiuta i due a cogliere il significato di
quegli avvenimenti e riaccende nel loro cuore la speranza. Giunti ad Emmaus, lo
trattengono a cena: “Resta con noi, perché si fa sera”; mentre sono a mensa
insieme, lo sconosciuto benedice il pane e lo condivide con loro. Un gesto che
permette di riconoscerlo: il Crocifisso era morto ed ora è risorto! E subito i
due cambiano programma: tornano a Gerusalemme a cercare gli altri discepoli e
dare loro la grande notizia.
Anche noi possiamo
essere delusi, indignati, scoraggiati per un tragico senso di impotenza di
fronte a ingiustizie che colpiscono persone innocenti e inermi. Anche nella
nostra vita non mancano il dolore, l’incertezza, l’oscurità…E quanto vorremmo
trasformarli in pace, speranza, luce, per noi e per gli altri.
Vogliamo incontrare
Qualcuno che ci capisca fino in fondo e ci illumini il cammino della vita?
Gesù, l’Uomo-Dio, per
essere sicuro di raggiungere ognuno di noi nel profondo della propria
situazione, ha accettato liberamente di sperimentare come noi il tunnel del
dolore. Il dolore fisico, ma anche quello interiore: dal tradimento da parte
dei suoi amici fino alla sensazione di essere abbandonato2 da quel Dio che
aveva sempre chiamato Padre. Per la sua fiducia incrollabile nell’amore di Dio,
ha superato quell’immenso dolore riaffidandosi a Lui3 e da Lui ha ricevuto
nuova vita.
Su questo stesso cammino
ha portato anche noi uomini e vuole accompagnarci: “… Egli è presente in tutto
ciò che ha sapore di dolore… Proviamo a riconoscere
Gesù in tutte le
angustie, le strettoie della vita, in tutte le oscurità, le tragedie personali
e altrui, le sofferenze dell’umanità che ci circonda. Sono lui, perché egli le
ha fatte sue … basterà fare qualcosa di concreto per alleviare le “sue”
sofferenze nei poveri … per trovare una nuova pienezza di vita”.4
Racconta una bambina di
sette anni: “Ho sofferto tanto quando il mio papà è stato messo in prigione. Ho
amato Gesù in lui. Così non ho pianto davanti a lui quando siamo andati a
fargli visita”.
Così una giovane sposa:
“Ho accompagnato mio marito Roberto negli ultimi mesi della sua vita, dopo una
diagnosi senza speranza. Non mi sono allontanata da lui un attimo. Vedevo lui e
vedevo Gesù… Roberto era in croce, davvero in croce.” Il loro amore reciproco è
diventato luce per i loro amici, coinvolti in una gara di solidarietà che non
si è più interrotta, ma si è estesa a tanti altri, dando vita all’associazione
di promozione sociale “Abbraccio Planetario”. “L’esperienza vissuta con Roberto
– dice un suo amico – ci ha trascinati a seguirlo in un vero e proprio cammino
verso Dio. Spesso ci domandiamo quale significato abbiano la sofferenza, la
malattia, la morte. Credo che tutti coloro che hanno avuto il regalo di
percorrere questo pezzo di strada al fianco di Roberto abbiano ora ben chiara
quale sia la risposta”.
In questo mese tutti i
cristiani celebreranno il mistero della morte e risurrezione di Gesù. E’
un’occasione per riaccendere la nostra fede nell’amore di Dio che ci permette
di trasformare il dolore in amore; ogni distacco, separazione, fallimento, e la
stessa morte, possono diventare anche per noi sorgente di luce e pace. Sicuri
della vicinanza di Dio a ciascuno di noi, in qualsiasi situazione, ripetiamo
con fiducia la preghiera dei discepoli di Emmaus: “Resta con noi, perché si fa
sera”.
Letizia
Magri
1 Cf. Lc 24,19ss.
2 Cf. Mt 27,46; Mc
15,34.
3 Cf. Lc 23,46.
4 Cf. Chiara Lubich,
Parola di vita/aprile – La porta, CN, 43, [1999], 6, p. 47.
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