Hanna Arendt, ebrea fuggita negli Stati
Uniti, racconta in questo suo libro-documento, della cattura a Buenos Aires,
nel 1960, del gerarca nazista Adolf Eichmann, processato poi a Gerusalemme e condannato a morte il 15
dicembre 1961.
La Arendt, osservando Eichmann, un uomo
apparentemente comune e insignificante che aveva compiuto crimini feroci, asserisce
che la spietatezza dei suoi delitti non sarebbe dovuta alla sua natura crudele,
quanto a incoscienza.
La Arendt non ha dubbi ad affermare che è
stata la stessa società a creare tale tipo di criminale: mancanza di idee, non
stupido, privo di spirito critico e ubbidiente. Un uomo che vive dei
condizionamenti datigli dalla società, o da un capo politico. Un mediocre che
vive per inerzia.
Un libro che fa riflettere.
Tanino. grazie di questa tremenda e perfetta analisi che nasce dal libro citato.
RispondiEliminaSì, fa riflettere il fatto che i criminali, come i santi, li creiamo insieme.
Veramente siamo un corpo sociale e come tale agiamo insieme.
Ciao, stammi bene,
Ludovico.
Non ho parole...
RispondiEliminaAnna