Una sera di vento e di sole al tramonto don Tonino
Bello dà l'addio alla sua Tricase.
Rivolge a Dio la «preghiera sul molo» nota come La lampara.
Questa sera, Signore, voglio
pregarti ad alta voce.
Tanto, all'infuori di te, non mi
sente nessuno.
Anche l'ultima coppia di
innamorati se n'é andata
infreddolita dalla brezza
d'ottobre che viene dal mare.
E qui, dietro il muraglione del
porto,
in questo crepuscolo domenicale,
non siamo rimasti che io e te, o
Signore.
E sotto, queste onde che
lambiscono i blocchi di cemento
e sembrano chiedermi stupite
il perché di tanta improvvisa
solitudine.
Tricase è alle mie spalle.
Davanti solo il mare:
un mare senza vele e senza sogni.
Domani, Signore, avrò la forza di
pregarti per il mare,
per questo mare di piombo che
mette paura,
per questo simbolo opaco del
futuro che mi attende.
Stasera, invece, voglio pregarti
per ciò che mi lascio dietro,
per la mia città di Tricase,
per questa terraferma tenace,
dove fluttuano ancora... le mie
vele e i miei sogni.
Non ti annoierò con le mie
richieste, Signore.
Ti chiedo solo tre cose. Per
adesso.
Dai a questi miei amici e
fratelli
la forza di osare di più.
La capacità di inventarsi. La
gioia di prendere il largo.
Il fremito di speranze nuove.
Il bisogno di sicurezze
li ha inchiodati a un mondo
vecchio, che si dissolve,
così come hai inchiodato me su
questo scoglio, stasera,
col fardello pesante di tanti
ricordi.
Dai ad essi, Signore, la volontà
decisa
di rompere gli ormeggi.
Per liberarsi da soggezioni
antiche e nuove.
La libertà è sempre una
lacerazione!
Non è dignitoso che, a furia di
inchinarsi,
si spezzino la schiena per
chiedere un lavoro «sicuro».
Non è giusto attendersi dall'alto
le «certezze»
del ventisette del mese.
Stimola in tutti, nei giovani in
particolare,
una creatività più fresca, una
fantasia più liberante,
e la gioia turbinosa dell'iniziativa
che li ponga al riparo da ogni
prostituzione.
Una seconda cosa ti chiedo,
Signore.
Fa' provare a questa gente che
lascio
l'ebbrezza di camminare insieme.
Donale una solidarietà nuova, una
comunione profonda,
una «cospirazione» tenace.
Falle sentire che per crescere
insieme
non basta tirar dall'armadio del
passato
i ricordi splendidi e fastosi, di
un tempo,
ma occorre spalancare la finestra
del futuro
progettando insieme, osando
insieme,
sacrificandosi insieme.
Da soli non si cammina più.
Concedile il bisogno di
alimentare
questa sua coscienza di popolo
con l'ascolto della tua parola.
Concedi, perciò, a questo popolo,
la letizia della domenica,
il senso della festa, la gioia
dell'incontro.
Liberalo dalla noia del rito,
dall'usura del cerimoniale,
dalla stanchezza delle
ripetizioni.
Fa' che le sue Messe siano una
danza di giovinezza
e concerti di campane,
una liberazione di speranze
prigioniere
e canti di chiesa,
il disseppellimento di attese
comuni
interrate nelle caverne
dell'anima.
Un'ultima implorazione, Signore.
È per i poveri.
Per i malati, i vecchi, gli
esclusi.
Per chi ha fame e non ha pane.
Ma anche per chi ha pane e non ha
fame.
Per chi si vede sorpassare da
tutti.
Per gli sfrattati, gli
alcolizzati, le prostitute.
Per chi è solo. Per chi è stanco.
Per chi ha ammainato le vele.
Per chi nasconde sotto il
coperchio
di un sorriso cisterne di dolore.
Libera i credenti, o Signore,
dal pensare che basti un gesto di
carità
a sanare tante sofferenze.
Ma libera anche chi non condivide
le speranze cristiane
dal credere che sia inutile
spartire il pane e la tenda,
e che basterà cambiare le
strutture
perché i poveri non ci siano più.
Essi li avremo sempre con noi.
Sono il segno della nostra
povertà di viandanti.
Sono il simbolo delle nostre
delusioni.
Sono il coagulo delle nostre
stanchezze.
Sono il brandello delle nostre
disperazioni.
Li avremo sempre con noi, anzi,
dentro di noi.
Concedi, o Signore, a questo
popolo che cammina
l'onore di scorgere chi si è
fermato lungo la strada
e di essere pronto a dargli una
mano
per rimetterlo in viaggio.
Adesso, basta, o Signore: non ti
voglio stancare,
è già scesa la notte.
Ma laggiù, sul mare,
ancora senza vele e senza sogni,
si è accesa una lampara.
da "La Messa non è finita", Rizzoli, 2012
Qualcuno mi ha fatto notare che nel verso "se n'è andata" era scritto "se né andata".
RispondiEliminaHo corretto, ma in realtà, l'originale di don Tonino è "se né andata".
ringrazio i correttori ma cero di restare fedele al test originale, anche se fosse non esatto.
Grazie,
Tanino
Leggo una due tre volte questa pagina.
RispondiEliminaMi sento lì, ad ascoltare questo grande uomo, sincero, vero.
Animato dalla profezia che da Cristo passa ai suoi seguaci.
Spinto dalla stessa passione che Gesù aveva di rendere liberi tutti.
Tanino, ti sono grato di questa perla, una vera lanterna per i miei passi...
Saluta i tuoi amici che ti sostengono e penso siano tanti, visti i numeri delle visite.
Stammi bene,
Eugenio
Una persona di spessore,un grande nato x servire gli umili e i bisognosi. Quanto ha dato alla sua diocesi e non solo. Quanto abbiamo da riflettere sui suoi scritti!
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