Col passare degli anni mio marito era diventato
scontroso, silenzioso, non salutava più nessuno: mai una carezza o una parola
gentile, anche con i figli e i nipoti.
Al lavoro aveva mandato in tilt tanti computer, lui
era un informatico. Quando divenne aggressivo, non ressi più e decisi per la
separazione. Poi la ripresa della vita a due quando lui accettò di farsi curare
per una malattia cerebrale.
Ecco perché aveva provocato tanto dolore a sé ed alle
persone care! Peggiorando la sua situazione, ora mi sembra di avere a che fare
con un bambino, con un figlio, più che con un marito. Cosa mi fa andare avanti?
L’amore dei nipotini, il far parte di gruppo di auto
mutuo aiuto tra familiari di ammalati di Alzheimer e demenza, legato ad un
centro specialistico dove per un po’ si esce dall’isolamento sociale che la
malattia comporta. Soprattutto la fede.
Il dolore ti immette in luoghi imprevedibili e ignoti,
ma io credo che sia anche “la finestra” da cui Dio guarda il mondo e il mondo
può “vedere” meglio Dio. E lui, nella mia esperienza, non ti abbandona mai.
Mi ha fatto bene leggere questa esperienza. C'è coraggio. Mi prende anche per mano e mi dice di cercare nell'amicizia anche la fede. Mi piace questa signora che racconta. Mi piacciono in genere le esperienze.
RispondiEliminaGENNARO