Chiara Lubich un dono di Dio all’umanità
Nel film Gesù di Nazareth di Zeffirelli c’è una scena che, indipendentemente da un’angolatura storica, esprime una realtà. Con Gesù gli apostoli hanno attraversato il lago di Tiberiade e di notte Pietro parla della moglie che gli chiedeva quando sarebbe tornato e le aveva risposto che sarebbe tornato in primavera. Matteo interviene: “Perché la inganni e inganni te stesso? … lo sai benissimo, non la rivedrai più (…) Non tornerai più, mai. Non andrai più a pescare, né a ubriacarti e non rivedrai mai più Cafarnao, come tutti noi. Non saremo più gli stessi, Simon Pietro. La vita di tutti gli uomini cambierà in questo mondo e noi sappiamo il perché. Siamo i primi a saperlo”. Si potrebbe applicare questa frase alle prime focolarine che hanno seguito Chiara Lubich nella fondazione di un’Opera protesa a incarnare un desiderio di Gesù “Che tutti siano uno”. Dio portava nella storia quello che le mancava: l’unità.
“Noi siamo i primi a saperlo”. Questa segreta convinzione sembra la musica di sottofondo che ha accompagnato la vita delle prime e dei primi che hanno seguito Chiara. Contagiati dal suo entusiasmo, trovavano certezza e garanzia in quello che lei diceva. Era credibile perché era vera. Una donna interiormente “guidata” dallo Spirito.
I primi di gennaio in Italia è stato realizzato per la TV un film dal titolo Chiara Lubich - l’amore vince tutto. L’audience che ha superato sorprendentemente le trasmissioni più seguite, è stato un segnale che ha manifestato che il messaggio legato all’esperienza di Chiara e del Movimento dei Focolari risponde a un’esigenza dell’umanità riassunta nelle parole che Chiara ripeteva negli ultimi mesi della sua vita: “Siate una famiglia!”
La storia di ogni membro del movimento ha lo stesso inizio che ha avuto per Chiara: la presa di coscienza che Dio è Amore ed ha un progetto di piena felicità per ogni uomo. Così è stato anche per me.
Quando torno ad Agrigento, la città della Sicilia dove sono nato, mi capita di chiedermi come mai sia toccata a me, e non ad amici molto più bravi di me, la sorte di imbattermi nel Movimento dei Focolari e decidere di dare la mia vita per la realizzazione dei suoi scopi. Sono passati vari decenni da un incontro che ha scompaginato il mio modo di classificare gli eventi ed ho cominciato a veder sventagliarsi, giorno dopo giorno, impensate sorprese. Come quando in riva al mare mi è capitato di sollevare una pietra e scoprire un pullulare di vita non immaginato. L’incontro con i Focolari mi ha svelato quanta vita e possibilità ci fossero in me stesso.
Alla fine dell’ultimo anno del liceo successe qualcosa: tre focolarini vennero nella mia città a parlare del Movimento a un piccolo gruppo che si incontrava in una parrocchia. Com’era diverso il contenuto dei loro discorsi e come era inevitabile il paragone con altri! Avvertivo che loro avevano esperienza del soprannaturale, avevano abitudine al sacro, non alla religiosità, non ad una devozione, ma ad una sacralità che si nutriva della loro stessa vita quotidiana. Avevo trovato in loro una limpida corrispondenza tra quello che raccontavano e il modo di rapportarsi fra loro e con noi. Vidi persone realizzate e fui certo che con loro potesse prendere vita una parte della mia esistenza che rischiava altrimenti di atrofizzarsi.
Ci raccontarono di Chiara Lubich e di alcune sue amiche che, sotto le bombe della Seconda Guerra Mondiale a Trento, si erano chieste quale fosse il perché dell’esistenza e se ci fosse un ideale che nessuna bomba avrebbe potuto annientare. La risposta la sentirono in loro stesse: è Dio. Decisero di fare di Dio il perché, lo scopo della loro vita. I focolarini riferivano che la scoperta stava nella constatazione che tutto quello che accade è previsto o permesso da Dio, dal suo amore per ciascuno di noi. Ma per rimanere in questa visione delle cose bisognava vivere le parole di Gesù: “Amatevi come io vi ho amato”; “Perdona chi ti fa del male”; “Non giudicare”; “…se uno non rinasce dall'alto, non può vedere il regno di Dio”.
In mezzo allo schianto della guerra, Chiara con le sue amiche compresero che vivere secondo i suggerimenti di Gesù era la piena realizzazione della loro vita e, se fossero morte sotto le bombe, avrebbero voluto essere sepolte in un’unica tomba con, al posto dei loro nomi, soltanto “Noi abbiamo creduto all’amore”.
Mariano, uno dei focolarini incontrati, forse perché aveva notato la mia positiva reazione, tornò per incontrarmi. In una di queste occasioni, improvvisamente, senza una connessione logica con quello che stava dicendo, fermò il suo passo, mi guardò negli occhi e disse: "Tanino, tu lo sai che Dio ha dei grandi disegni su di te?"
Una frase strana, inconsueta. Quelle parole entrarono nel cuore. In quel momento, penso, ricevetti il dono della fede e compresi cosa poteva essere stato per Chiara e le prime compagne scoprire un nuovo volto di Dio.
Fino a quel momento avevo di Dio le immagini del catechismo. Me lo raffiguravo come un burbero, barbuto amministratore che alla fine della vita mi avrebbe presentato un conto, il bilancio sulla mia vita, minuziosamente e puntigliosamente registrata. Era l'onnipotente, seduto su un trono lontanissimo, che premiava chi aveva compiuto opere eroiche, chi aveva sopportato con gioia di essere bruciato vivo, chi si era prodigato per gli altri senza misura. Ma che lui avesse già un progetto su di me, che si fosse accorto di me prima che io avessi compiuto qualcosa di grande, mi disorientava. Non mi sembrava neanche giusto, eppure quelle parole le sentivo vere. Ebbi la sensazione di svegliarmi da un lungo sonno.
Mi vidi in relazione a un invisibile qualcuno, vero e vivo. Quel qualcuno era riuscito a dirmi il suo amore. “Dio mi ama!” gridai rivolto al mare, dove andavo a confidare i miei pensieri. L’idea che Dio mi pensasse, che avesse dei progetti su me fu peggio di un terremoto. Mi iniettava nel sangue un’impaziente euforia, quasi come se mi avessero consegnato le chiavi di una cassaforte che già possedevo.
Ero talmente preso da quest'idea che gli esami di maturità, sempre temuti, non mi spaventavano più. Piuttosto che agli esami pensavo a quel qualcuno che aveva spazzato via anche la paura.
Cominciò così una nuova stagione della mia vita e scelsi di vivere con Chiara.
Sono passati molti decenni da quel momento. Ho avuto occasione di incontrare più volte Chiara, di parlare con lei: una donna semplice, concreta, delicatissima e forte, una donna che guardandomi vedeva oltre me stesso e mi aiutava ad essere come Dio mi vede. L’ho vista fondare, perfezionare un’Opera che crea dialoghi dappertutto e con chiunque. Sono stato in varie parti del mondo e dappertutto ho visto che sta crescendo nel silenzio un modo di pensare la vita su una base di fiducia in Dio e di conseguenza con un cuore misericordioso verso gli altri.
Sono passati 13 anni dalla sua partenza per il Paradiso e quello che mi stupisce sempre è che la sua vita fu una reale profezia, cioè capacità di vedere la storia con gli occhi di Dio. Chiara è un dono di Dio all’umanità, a ciascuno.
GRAZIE TANINO di questa tua condivisione che ha richiamato al mio cuore la stessa Voce avvertita a 15 anni: Dio mi ama! ecco perché mi ha creato.
RispondiEliminaVoce che si è fatta sentire poi più avanti, in modo speciale, come per te e per tanti, a seguire Chiara, lasciando tutto senza poter promettere un ritorno in primavera...ma sperimentando poi, nella vita, tante primavere di luce, alternate agli inverni di buio ma di attesa...
Giovanna
Sì, Giovanna, proprio così.
RispondiEliminaQuella scena del film, che come scrivevo non è storica, è reale perché è la condizione di quanti si mettono alla sequela di Gesù.
Mi commuove che i personaggi del dialogo siano due che umanamente non erano "dello stesso stampo".
Due punti di osservazione di uno stesso mistero.
Giovanna, come vedi, pubblico più raramente perché si sono moltiplicate le richieste di interventi e collaborazioni varie e il tempo non è aumentato con le richieste. Sono contento comunque di tenere aperta questa finestra, perché so che tanti vi si ritrovano, e non solo dall'Italia.
Ciao, Giovanna, e grazie per tutto,
Tanino