In prossimità dell’Avvento, la liturgia ha proposto una pagina di Matteo che forse mai, come in questi tempi, è pregna di puntuale significato: “Subito dopo la tribolazione di quei giorni, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, gli astri cadranno dal cielo e le potenze dei cieli saranno sconvolte” (Mt 24, 29)”.
La rete dell’informazione ci fa conoscere i gravissimi effetti dei disastri ambientali, le tante guerre che feriscono e annientano la dignità di popoli, le dolorose migrazioni e le varie Apocalissi annunciate da improvvisati interpreti della storia. Finisce la vita?
Papa Francesco, nella Pentecoste del ‘20, con la dura esperienza dei danni della pandemia, ha affermato che “Peggio di questa crisi c’è solo il dramma di sprecarla chiudendoci in noi stessi”. E, giorni prima, a degli studenti aveva chiarito: "Sarete futuro se sarete il presente. (…) Voi siete il presente perché portate vita nuova".
La vita nuova cui accenna il Papa è nella stessa pagina di Matteo: “Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l’estate è vicina.” (Mt 24, 32).
La vita non si ferma.
Chiara Lubich, a Marco Tecilla, il primo che ha chiesto di voler vivere come lei e le focolarine, lo avvertì: “Ricordati Marco, che la nostra vita è un eterno ricominciare”.
Il ricordo della nascita di Gesù, nella sua innocente bellezza di nuovo inizio, ci annuncia che l’inverno è l’attesa della primavera e ogni primavera ci prepara ad un Natale che sta davanti a noi, non dietro di noi, secondo la visione di San Giovanni Paolo II.
Editoriale rivista Città Nuova, dicembre 2021.
Foto presepe mio
La nostra vita è un eterno ricominciare.
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