Renata e Augusto, da due città italiane, mi rivolgono la stessa domanda su come dare senso alle azioni di ogni giorno.
Apro il libro Dottrina spirituale di Chiara Lubich e trovo la risposta:
Lavoro a due
È grande sapienza trascorrere il tempo che abbiamo vivendo perfettamente la volontà di Dio nel momento presente.
A volte però, ci assalgono pensieri così assillanti, sia riguardo al passato o al futuro, sia riguardo al presente, ma concernenti luoghi o circostanze o persone, cui noi non possiamo direttamente dedicarci, che costa grandissima fatica maneggiare il timone della barca della nostra vita, mantenendo la rotta in ciò che Dio vuole da noi in quel momento presente.
Allora, per vivere perfettamente bene, occorre una volontà, una decisione, ma soprattutto, una confidenza in Dio che può raggiungere l’eroismo.
«Io non posso far nulla in quel caso, per quella persona cara in pericolo o ammalata, per quella circostanza intricata...
Ebbene io farò ciò che Dio vuole da me in quest’attimo: studiare bene, spazzare bene, pregare bene, accudire bene i miei bambini...
E Dio penserà a sbrogliare quella matassa, a confortare chi soffre, a risolvere quell’imprevisto».
È un lavoro a due in perfetta comunione, che richiede a noi grande fede nell’amore di Dio per i suoi figli e mette Dio stesso, per il nostro agire, nella possibilità d’aver fiducia in noi.
Questa reciproca confidenza opera miracoli.
Si vedrà che, dove noi non siamo arrivati, è veramente arrivato un Altro, che ha fatto immensamente meglio di noi.
L’atto eroico di confidenza sarà premiato; la nostra vita, limitata ad un solo campo, acquisterà una nuova dimensione; ci sentiremo al contatto con l’infinito, cui aneliamo, e la fede, prendendo nuovo vigore, rafforzerà la carità in noi, l’amore.
Non ricorderemo più che significhi la solitudine. Balzerà più evidente, anche perché sperimentata, la realtà che siamo veramente figli di un Dio Padre che tutto può.
Dio parla con i fatti e della nostra vita. Anni fa seppi di un missionario che volle tornare a casa per occuparsi di sua madre ormai anziana. La madre cominciò a peggiorare, ma lui dovette ripartire per un breve periodo, durante il quale la madre si riprese per poi peggiorare nuovamente al suo ritorno.
RispondiEliminaCosì ebbe chiaro che quando lui si occupava di Dio, Dio si prendeva cura della madre molto meglio di lui!!!
Ovviamente avrete capito che mi è scappata quella "e" non so da dove...
RispondiEliminaDIO PARLA CON I FATTI DELLA NOSTRA VITA ;-)
Allora, visto che sei un genio :-)
RispondiEliminati faccio una domanda:
quale è secondo te l'atteggiamento migliore di fronte alle prove e alle malattie che colpiscono persone che ti sono molto care?
Probabilmente l'essenziale è il pregare per loro, è la cosa più importante – più ancora forse dell’azione, perché effettivamente se ci pensiamo è l'atto di fiducia più grande, e quindi anche quello che attira più grazie sulle persone, anche se soffriamo molto per loro e ci pare di non potere aiutarle.
Che ne dite? :-)
Eccomi, Picci! Non ti rispondo come "genio" ma come amico.
RispondiEliminaInnanzitutto grazie del commento.
La domanda: "quale è secondo te l'atteggiamento migliore di fronte alle prove e alle malattie che colpiscono persone che ti sono molto care?".
L'atteggiamento migliore è "essere amore". mi sono trovato ad accompagnare un amico nell'ultimo tratto della sua vita. E' stata per me una grande scuola. Ho imparato NON A FARE LE COSE PER AMORE, MA AD ESSERE AMORE. Chi vive una malattia è in una dimensione che difficilamente possiamo comprendere. Ecco perché BISOGNA ESSERE AMORE, bisogna essere svegli. Siamo un'unica umanità, un corpo unico. La solidarietà è sempre segno di maturità umana e psicologica.
Se mi scrivi direttamente, ti racconto altre esperienze che mi hanno insegnato come avere gli occhi aperti vicino a chi soffre. Soprattutto se si tratta di persona cara. Ciao! Tanino