In una città triste arrivò da lontano Sasà, un sarto che confezionava abiti su misura non solo secondo l’altezza, l’imponenza, la bassezza, ma secondo l’età e secondo il carattere delle persone.
Un giorno si presentò in sartoria una mamma vanitosa con un bambino capriccioso.
Il sarto prese le misure, fece qualche domanda, stette cinque minuti in silenzio poi disse quanto sarebbero costati i cappotti.
Arrivò il giorno stabilito per ritirare i cappotti e la signora vanitosa con il figlio capriccioso andarono dal sarto ma c’era una tale fila che dovettero aspettare a lungo. La fama del sarto era talmente cresciuta che nessun cittadino voleva perdere l’occasione di un abito secondo il proprio carattere.
Quando arrivò il turno della signora, Sasà molto serio disse che nella confusione qualcuno aveva preso il suo cappotto pieno di nastri colorati e lustrini scintillanti, e che non era riuscito a trovare neppure quello del bambino.
Cerca e ricerca il sarto disse che c’era pronto il cappotto ordinato da una signora buona e semplice e addirittura ce n’era anche uno destinato a un bambino bene educato.
Siccome faceva freddo, la signora vanitosa disse che li prendeva, in attesa però di avere quelli che aveva ordinato.
Madre e figlio s’incamminarono dentro i cappotti nuovi. Ma, cosa veramente strana, lei per la prima volta si accorse che camminava senza voglia di attirare l’attenzione, mentre il bambino le stava vicino tranquillo e buono.
Nel viale della città a un certo punto la signora vide avvicinarsi una donna che camminava dentro qualcosa di scintillante, di vistoso e lei cominciò a ridere commiserandola: “Come si può portare un cappotto simile!”. Divenne di ghiaccio quando si accorse che quella donna portava il cappotto che aveva fatto confezionare per sé.
Quando il sarto si trasferì in un’altra città, la gente aveva capito: Sasà non era soltanto un sarto, ma uno che aiutava la gente a vedere i propri difetti. E la città divenne veramente bella.
foto mia
Ah ah ah, Tanino, è veramente carina questa storia ... un po' come la mia della "memoria di un servo inutile".
RispondiEliminaTu sai dove leggerla.
Grazie ... ed è veramente straordinario come tu pubblichi qualcosa che ha un taglio diverso per la stessa cosa.
A proposito di "taglio diverso" direi che siamo ancora in tema di "sarti" anzi "Sarti"
mmmhhhh, Tanino, ti avviso che sono in fase "scompiglia tutto". ah ah ah
RispondiEliminaAllora, la tua storia, in conclusione riporta l'eccezionalità di questo sarto a rendere manifesti i propri difetti ... e va bene.
Ma ... quella poveretta di mamma buona ed equilibrata con relativo bambino ubbidiente e dolce quale difetto avrebbero avuto per beccarsi il cappotto con nastri e lustrini?
Quali erano i loro difetti?
Perchè, se sta la tua conclusione anche loro avevano dei difetti no?
Forse il difetto peggiore che esiste in tutti è il "troppo" in ogni condizione ...
anche il "troppo" buono è un difetto quasi identico al "troppo" cattivo: il primo lascia passare indisturbato il "male" in genere per non avere grattacapi ed il secondo il male proprio lo fa.
Fare o lasciar passare sono identici difetti e tutti vertono sul "troppo" ...
Quindi il "troppo" anche di quei due è un - tutto sommato - difetto che ha sempre a che vedere con l'egocentrismo ... tale e quale il difetto evidente ed egocentrico degli altri due.
Per esperienza, mi sono accorta (come diceva la mia saggia nonna) che quando ci si accorge di un difetto altrui, molto probabilmente è un nostro difetto mai riconosciuto: si vede ciò che si conosce.
L'atteggiamento della signora che si è beccata il cappotto giusto e che ha visto il suo cappotto richiesto su un'altra persona, forse, non avrebbe dovuto ridere o deridere ma semplicemente sorridere ed andare a regalare il suo cappotto buono (sia alla mamma che al bambino) a costo di rimanere al freddo o magari indossando il "suo vero cappotto pieno di lustrini" e ... staccarne ad uno ad uno.
Eh eh eh ... non mi picchiare è?
Ciao Tanino,grazie innanzitutto per gli auguri. Ti ho inviato un mail ma mi è ritornato. Poi, grazie per la storiella del sarto di Sasà.
RispondiEliminaBuona giornata.
Francesco.
L'immancabile Anna che oggi si mette il cappotto di "scompiglia tutto" ha il talento di far diventare realtà la poesia... e vorrebbe che tutto quadri anche nelle favole dove lo straordinario fa da leone.
RispondiEliminaNe sono veramente contento.
Una volta, quando mi trovavo in Ungheria, avevo preparato una favole per una festa di bambini, e un papà mi ha fatto notare che il finale che avevo dato non sarebbe piaciuto ai suoi bambini e mi ha spiegato perchè. E'stato per me un aprire gli occhi e ho visto quanto importante sia lo scambio per poter avvicinarsi alla realtà. NESSUNO DA SOLO HA LA VERITA'e direi che nessuno ha da solo la POESIA.
Quindi grazie ad Anna. Forse il sarto tornerà nel paese e aiuterà i cittadini ad aggiustare l'uno il cappotto dell'altro...
vedremo. sono gratoooo!
Tanino
Il "sarto più straordinario" è Dio, che così spesso altera i "panni" di cui ci vestiamo, siano essi materiali o morali, lasciandoci talvolta stupiti, talvolta irritati, talvolta sconvolti, ma sempre sollecitati ad adattarli e ad adattarci per saperli "vestire" come meglio sappiamo e possiamo.......per poi accorgerci, prima o dopo, che erano quelli giusti!
RispondiEliminammmmhhh, ma Tanino, tutto quadra .... tutto quadra e le favole, le poesie, nascono proprio da vite vissute e vere, reale e realistiche ... sono i nostri sogni (quelli ad occhi aperti), sono i nostri sogni più bello e veri a cui non dobbiamo mai rinunciare perchè chiedono di essere realizzati, di entrare nella vita di tutti i giorni per rendere migliore la vita altrui.
RispondiEliminaSogni di tenerezza, sogni di rispetto ... Noi siamo il sogno di Dio e siamo qui, ci siamo ... quindi ...
Grazie Tanino e stupisce parecchio come la propria crescita non dipende solo da noi stessi.