Per poter indicare la carità come realtà, bisognerebbe offrire il concetto di realtà che non è semplice, ma profondamente relativo a ciascuno. E per affermare che è la dimensione mistica dell'esistenza, dovremmo poter analizzare anche il concetto di "mistica" e ci vorrebbe tanto spazio...
La carità, che è l'Amore come Dio lo intende, ed anche Lui stesso, calata nel reale umano, se e quando ne siamo capaci aiutati dalla Grazia, diviene una tale accelerazione dei nostri atti, delle nostre intuizioni e capacità psico-mental-spirituali da offrirci e permetterci di offrire ad altri una visione della vita su piani diversi e complementari,senza appiattimenti, come al cinema quando si indossano gli occhialini speciali.
Voglio dire che per capire,se ne deve fare l'esperienza: anche una prima volta sola basta per sentirsi introdotti nell'altro e vederne ogni risvolto senza paure o giudizi e sentirsi veramente parte di lui, specchio reciproco, e percepire in un attimo che il fondamento vero di tutta la realtà cosmica, umana e naturale è l'Unità.
E allora comprensione, tenerezza, perdono,fiducia, aiuto, consiglio, affettuosa profonda vicinanza, tutto, con grande emozione scaturisce insieme da noi come una sorgente scrosciante da una roccia di montagna...e la dimensione individuale si affievolisce via via per divenire un'altra realtà che "vive con..e vive per..."ogni momento, ma contemporaneamente senza un morire a se stessi, ma un nuovo vivere su un altro piano che ci rende sì creature nel mondo, ma insieme non del mondo solo terreno, perchè la capacità di amare veramente tutto e tutti, ci porta in alto, nel "soprannaturale", in relazione forte col Mistero,la scintilla divina che è in noi ed intorno a noi.
Ecco, penso allora che si può dire che la realtà vera, comprensiva del dualismo che ci caratterizza tutti, è la carità, dimensione mistica dell'esistenza!
Spero di essermi fatta capire così, semplicemente, senza filosofie e teologie che spiegano teoricamente cose che sopratutto l'esperienza diretta può rivelarci. Dio ha fatto le cose per bene, e per prima cosa ci ha tracciato la via con il Suo esempio.
A tutti voi oggi desidero inviare un fraterno ringraziamento e un augurio affettuoso per una Pasqua "sentita".
Cara Luisa, da una frase così ermetica di Tanino, ci ha fatto un trattato sulla carità... Grazie. In me è invece riecheggiata la frase di Chiara Lubich che scrive: 'Ecco la grande attrattiva del tempo moderno; penetrare nella più alta contemplazione e rimanere mescolati fra tutti, uomo accanto a uomo.' Uno 'modo d'essere' che mi ha affascinato fin da bambino. Buona Pasqua pure a te, ai lettori e ..-. a Tanino ;)
Per la mia esperienza la Carità DA' la dimensione mistica della vita.
La Carità, invece, E' la dimensione concreta e reale della mistica che E' la stessa vita umana perchè la vita umana è Carità di Dio che l'ha scelta e voluta anche per Sè rivestendoSi di un Corpo.
2 volte Dio ha "preso Corpo": nascendo e risorgendo per rimanere con noi, stare con noi Suoi figli.
Quindi la Carità è la terza dimensione della vita, quella reale, quella visibile: le altre due dimensioni sono Fede e Speranza.
Tre dimensioni inscindibili e collegate dove Una genera l'Altra che altro non è che la Trinità di Dio.
Credo invece sia necessario morire a sè stessi perchè, se questo non succede davanti agli occhi abbiamo solo una dimensione: la nostra e la nostra individualità e tutto sarà portato a gratificare questa dimensione ... anche gesti di Carità.
In questi giorni abbiamo davanti agli occhi l'immagine perfetta della Carità: la salvezza di Dio, il perdono di Dio non ha ceduto alla grande tentazione del "salva te stesso" e Colui che non ha ceduto è un uomo (lo preciso perchè avverto sempre che si consideri Gesù come Dio e basta), Gesù, che è la dimensione REALE E CONCRETA di Dio.
...per il "Buona Pasqua" aspetto il Sabato Santo: il giorno della "grande partita", il derby dell'umanità dove Dio gioca "fuori casa" per portare tutti "a casa" ....
Gesù mostra nel Vangelo una forte personalità anche umana. Non è morto a se stesso: ha amato fino in fondo gli uomini ("e li amò fino alla fine") ed ha scelto con fatica ed angoscia e solo per Amore, il progetto di salvezza del Padre sull'umanità.
Si è liberamente offerto sì come uomo, ma questo supplizio ha anzi svelato di più il volto della seconda persona della Trinità...
A noi viene proposto di metterci alla Sua sequela, non morendo a noi stessi, perchè Dio è la Vita e non vuole che il nostro bene, ed ha creato ciascuno con la propria peculiarità e ricchezza, perchè divenissimo le tessere del Suo mosaico di cui qui non vediamo ancora l'insieme, ma che sentiamo bene di essere gli indispensabili frammenti,diversi, ma insieme ben uniti, "il Suo divino mosaico".
Se fosse come tu dici Anna nessuno potrebbe offrire a Dio ed agli altri la propria preziosa unicità che è dono Suo a tutti noi, pensati dall'eternità. Diciamo che di fronte a Dio per quanto riguarda l'umanità, e nella stessa realtà e dinamica Trinitaria, ciò che omologa è solo l'Amore (la Carità) che è la Sua realtà ed il Suo volto.
Allora, l'antica frase di sapore medievale-monastica del morire a se stessi è l'immagine del donare e del donarsi che ci permette di divenire invisibili collaboratori dell'Amore che ci chiama a Se' e ci spinge e ci aiuta ad imitarLo facendoci superare i nostri limiti egocentrici.
Ma "invisibili" per me non vuol dire morti e non vuol dire neanche essere egoisti nell'operare in carità, anzi in questo modo possiamo avere nella vita umana tutte le sfaccettature della carità quanti sono gli umani che, illuminati da Lui, comprendono cosa sia veramente l'Amore!
Anche l'amore umano ha più probabilità di riuscita e di durata quando si accoglie l'altro desiderando il suo bene,e quando unisce sì, ma non omologa i due. E' la ricchezza di entrambe che nell'offerta di se'crea la vera coppia, cioè una terza persona con le caratteristiche mescolate di ciascuno.
Comunque cara e profonda Anna, questo è solamente il mio pensiero e può essere sbagliato, ma il blog ci stimola personalmente e coralmente ad un dialogo e questo è molto utile ed è una ricchezza per tutti, credo.Grazie a Tanino.
E' abbastanza complicato dire cosa significa "morire a sè stessi", ma non significa NON mantenere la propria peculiarità, la propria personalità, la propria diversità e tutti i doni che ogni persona porta.
Ogni persona umana è una scheggia dell'immensità divina e tale deve essere mantenuta.
Il "sè stesso" in questione è proprio l'opposto di questa personalità umana perchè tende a diventare centro e modello di tutto.
Spesso diventa un idolo che porta ad "amare per amarsi o farsi amare", spesso non rende capace di gratuità e - altrettanto spesso - è una Carità con tornaconto.
Insomma è molto diverso amare perchè si è amati e amare perchè si verrà amati da amare perchè si è stati amati ... In Gesù diventa impressionante questo, perchè Lui sapeva che coloro che amava lo avrebbero ucciso/tradito, ma questo non Gli ha impedito di AUMENTARE questo suo amare.
"Morire a sè stessi" potrebbe significare, quindi, non mandare a quel paese quelli che NON ACCOLGONO.
I comandamento di Gesù è "amatevi" e non "fatevi amare".
E questo "fiume in uscita" da noi stessi è davvero mistica, davvero la concretezza della mistica che non è "stare sul Tabor", ma portare il Tabor giù, tra la gente, proprio come Dio ha preso corpo ed è abitato in mezzo a noi.
Per poter indicare la carità come realtà, bisognerebbe offrire il concetto di realtà che non è semplice, ma profondamente relativo a ciascuno. E per affermare che è la dimensione mistica dell'esistenza, dovremmo poter analizzare anche il concetto di "mistica" e ci vorrebbe tanto spazio...
RispondiEliminaLa carità, che è l'Amore come Dio lo intende, ed anche Lui stesso, calata nel reale umano, se e quando ne siamo capaci aiutati dalla Grazia, diviene una tale accelerazione dei nostri atti, delle nostre intuizioni e capacità psico-mental-spirituali da offrirci e permetterci di offrire ad altri una visione della vita su piani diversi e complementari,senza appiattimenti, come al cinema quando si indossano gli occhialini speciali.
Voglio dire che per capire,se ne deve fare l'esperienza: anche una prima volta sola basta per sentirsi introdotti nell'altro e vederne ogni risvolto senza paure o giudizi e sentirsi veramente parte di lui, specchio reciproco, e percepire in un attimo che il fondamento vero di tutta la realtà cosmica, umana e naturale è l'Unità.
E allora comprensione, tenerezza, perdono,fiducia, aiuto, consiglio, affettuosa profonda vicinanza, tutto, con grande emozione scaturisce insieme da noi come una sorgente scrosciante da una roccia di montagna...e la dimensione individuale si affievolisce via via per divenire un'altra realtà che "vive con..e vive per..."ogni momento, ma contemporaneamente senza un morire a se stessi, ma un nuovo vivere su un altro piano che ci rende sì creature nel mondo, ma insieme non del mondo solo terreno, perchè la capacità di amare veramente tutto e tutti, ci porta in alto, nel "soprannaturale", in relazione forte col Mistero,la scintilla divina che è in noi ed intorno a noi.
Ecco, penso allora che si può dire che la realtà vera, comprensiva del dualismo che ci caratterizza tutti, è la carità, dimensione mistica dell'esistenza!
Spero di essermi fatta capire così, semplicemente, senza filosofie e teologie che spiegano teoricamente cose che sopratutto l'esperienza diretta può rivelarci.
Dio ha fatto le cose per bene, e per prima cosa ci ha tracciato la via con il Suo esempio.
A tutti voi oggi desidero inviare un fraterno ringraziamento e un augurio affettuoso per una Pasqua "sentita".
Luisa
Cara Luisa, da una frase così ermetica di Tanino, ci ha fatto un trattato sulla carità... Grazie.
RispondiEliminaIn me è invece riecheggiata la frase di Chiara Lubich che scrive: 'Ecco la grande attrattiva
del tempo moderno;
penetrare nella più alta contemplazione
e rimanere mescolati fra tutti,
uomo accanto a uomo.' Uno 'modo d'essere' che mi ha affascinato fin da bambino. Buona Pasqua pure a te, ai lettori e ..-. a Tanino ;)
IL resto è come pula che il vento porta via. BUONA PASQUA A TUTTI!
RispondiEliminaPer la mia esperienza la Carità DA' la dimensione mistica della vita.
RispondiEliminaLa Carità, invece, E' la dimensione concreta e reale della mistica che E' la stessa vita umana perchè
la vita umana è Carità di Dio che l'ha scelta e voluta anche per Sè rivestendoSi di un Corpo.
2 volte Dio ha "preso Corpo": nascendo e risorgendo per rimanere con noi, stare con noi Suoi figli.
Quindi la Carità è la terza dimensione della vita, quella reale, quella visibile: le altre due dimensioni sono Fede e Speranza.
Tre dimensioni inscindibili e collegate dove Una genera l'Altra che altro non è che la Trinità di Dio.
Credo invece sia necessario morire a sè stessi perchè, se questo non succede davanti agli occhi abbiamo solo una dimensione: la nostra e la nostra individualità e tutto sarà portato a gratificare questa dimensione ... anche gesti di Carità.
In questi giorni abbiamo davanti agli occhi l'immagine perfetta della Carità: la salvezza di Dio, il perdono di Dio non ha ceduto alla grande tentazione del "salva te stesso" e Colui che non ha ceduto è un uomo (lo preciso perchè avverto sempre che si consideri Gesù come Dio e basta), Gesù, che è la dimensione REALE E CONCRETA di Dio.
...per il "Buona Pasqua" aspetto il Sabato Santo: il giorno della "grande partita", il derby dell'umanità dove Dio gioca "fuori casa" per portare tutti "a casa" ....
RispondiEliminaah ah ah
Gesù mostra nel Vangelo una forte personalità anche umana. Non è morto a se stesso: ha amato fino in fondo gli uomini ("e li amò fino alla fine") ed ha scelto con fatica ed angoscia e solo per Amore, il progetto di salvezza del Padre sull'umanità.
RispondiEliminaSi è liberamente offerto sì come uomo, ma questo supplizio ha anzi svelato di più il volto della seconda persona della Trinità...
A noi viene proposto di metterci alla Sua sequela, non morendo a noi stessi, perchè Dio è la Vita e non vuole che il nostro bene, ed ha creato ciascuno con la propria peculiarità e ricchezza, perchè divenissimo le tessere del Suo mosaico di cui qui non vediamo ancora l'insieme, ma che sentiamo bene di essere gli indispensabili frammenti,diversi, ma insieme ben uniti, "il Suo divino mosaico".
Se fosse come tu dici Anna nessuno potrebbe offrire a Dio ed agli altri la propria preziosa unicità che è dono Suo a tutti noi, pensati dall'eternità.
Diciamo che di fronte a Dio per quanto riguarda l'umanità, e nella stessa realtà e dinamica Trinitaria, ciò che omologa è solo l'Amore (la Carità) che è la Sua realtà ed il Suo volto.
Allora, l'antica frase di sapore medievale-monastica del morire a se stessi è l'immagine del donare e del donarsi che ci permette di divenire invisibili collaboratori dell'Amore che ci chiama a Se' e ci spinge e ci aiuta ad imitarLo facendoci superare i nostri limiti egocentrici.
Ma "invisibili" per me non vuol dire morti e non vuol dire neanche essere egoisti nell'operare in carità, anzi in questo modo possiamo avere nella vita umana tutte le sfaccettature della carità quanti sono gli umani che, illuminati da Lui, comprendono cosa sia veramente l'Amore!
Anche l'amore umano ha più probabilità di riuscita e di durata quando si accoglie l'altro desiderando il suo bene,e quando unisce sì, ma non omologa i due. E' la ricchezza di entrambe che nell'offerta di se'crea la vera coppia, cioè una terza persona con le caratteristiche mescolate di ciascuno.
Comunque cara e profonda Anna, questo è solamente il mio pensiero e può essere sbagliato, ma il blog ci stimola personalmente e coralmente ad un dialogo e questo è molto utile ed è una ricchezza per tutti, credo.Grazie a Tanino.
Luisa
E' abbastanza complicato dire cosa significa "morire a sè stessi", ma non significa NON mantenere la propria peculiarità, la propria personalità, la propria diversità e tutti i doni che ogni persona porta.
RispondiEliminaOgni persona umana è una scheggia dell'immensità divina e tale deve essere mantenuta.
Il "sè stesso" in questione è proprio l'opposto di questa personalità umana perchè tende a diventare centro e modello di tutto.
Spesso diventa un idolo che porta ad "amare per amarsi o farsi amare", spesso non rende capace di gratuità e - altrettanto spesso - è una Carità con tornaconto.
Insomma è molto diverso
amare perchè si è amati e
amare perchè si verrà amati
da
amare perchè si è stati amati
...
In Gesù diventa impressionante questo, perchè Lui sapeva che coloro che amava lo avrebbero ucciso/tradito, ma questo non Gli ha impedito di AUMENTARE questo suo amare.
"Morire a sè stessi" potrebbe significare, quindi, non mandare a quel paese quelli che NON ACCOLGONO.
I comandamento di Gesù è "amatevi" e non "fatevi amare".
E questo "fiume in uscita" da noi stessi è davvero mistica, davvero la concretezza della mistica che non è "stare sul Tabor", ma portare il Tabor giù, tra la gente, proprio come Dio ha preso corpo ed è abitato in mezzo a noi.