E, gettatele, furono talmente ripiene di pesci che si rompevano. Vennero allora dei compagni ad aiutarlo e riempirono essi pure le barche a tal punto che quasi affondavano. Simone, assai stupito, come lo erano anche Giacomo e Giovanni suoi compagni, si gettò allora ai piedi di Gesù, pregandolo di allontanarsi da lui peccatore. Ma Gesù gli disse di non temere: da quel momento sarebbe diventato pescatore di uomini. E da quell’istante, Simone, Giacomo e Giovanni divennero suoi discepoli.
Questo è il racconto della pesca miracolosa, che simboleggia la futura missione degli apostoli. Il comportamento di Pietro è modello non solo per gli altri apostoli e per coloro che gli succederanno, ma anche per ogni cristiano.
«Sulla tua parola getterò le reti».
Dopo una notte infruttuosa, Pietro, esperto nella pesca, avrebbe potuto sorridere e rifiutarsi di accettare l’invito di Gesù a gettare le reti di giorno, momento meno propizio. Invece, passando oltre il suo ragionamento, si fidò di Gesù.
È questa una situazione tipica attraverso la quale anche oggi ogni credente, proprio perché credente, è chiamato a passare. La sua fede, infatti, è messa alla prova in mille modi.
Seguire Cristo significa decisione, impegno e perseveranza, mentre in questo mondo in cui viviamo tutto sembra invitare al rilassamento, alla mediocrità, al “lasciar perdere”. Il compito appare troppo grande, impossibile a raggiungersi, e fallito in anticipo.
Occorre allora la forza di andare avanti, di resistere all’ambiente, al contesto sociale, agli amici, ai mass-media.
È una prova dura da combattere giorno per giorno, o meglio ora per ora.
Ma, se la si affronta e la si accoglie, essa servirà a farci maturare come cristiani, a farci sperimentare che le straordinarie parole di Gesù sono vere, che le sue promesse si attuano, che si può intraprendere nella vita un’avventura divina mille volte più affascinante di quante altre ne possiamo immaginare, dove possiamo essere testimoni, ad esempio, che mentre nel mondo la vita è spesso così stentata, piatta ed infruttuosa, Dio ricolma di ogni bene chi lo segue: dà il centuplo in questa vita, oltre alla vita eterna. È la pesca miracolosa che si rinnova.
«Sulla tua parola getterò le reti».
Come mettere in pratica allora questa Parola?
Facendo anche noi la scelta di Pietro: «Sulla tua ‘parola’…». Aver fiducia nella sua Parola; non mettere il dubbio su ciò che Egli chiede. Anzi: basare il nostro comportamento, la nostra attività, la nostra vita sulla sua Parola.
Fonderemo così la nostra esistenza su ciò che vi è di più solido, sicuro, e contempleremo, nello stupore, che proprio là dove ogni risorsa umana viene meno, Egli interviene, e che là, dove è umanamente impossibile, nasce la vita.
Chiara Lubich
[1] Pubblicata in Città Nuova, 1983/2, pp. 40-41.
Che ne pensi, Tanino, del caso di Paolo Gabriele? Mi interesserebbe il tuo parere perchè me l'hanno chiesto altri a cui ho indicato il tuoblog. "Ma Tanino che ne pensa?".
RispondiEliminaCiao, il solito anonimo di Civitavecchia
Caro Anonimo,
RispondiEliminanon sono così informato da poter dare un giudizio completo.
Da quello che dice Paolo Gabriele, che voleva fare qualcosa di buono, ci sarebbe da commuoversi.
Resta però un punto delicatissimo: come mai tutto si risolve in soldi, scoop… insomma soldi, soldi.
Dio o Mammona! avvertive Gesù.
Il Vangelo conosce l’uomo.
Talvolta la scelta è dura, le tentazioni sono forti e l’aria che tira non parla di tentazioni ma di autorealizzazione a tutti i costi.
Qualcuno resiste, qualcuno cade.
È stato sempre così e sarà così.
L’occasione di un “caso” giornalistico alletta, soprattutto in tempi di aperta persecuzione alla Chiesa.
Provo una grande pena per i figli di Paolo Gabriele.
Ciao! E queste domande fammele privatamente.
Ciao,
Tanino