Sento confusamente tante cose, ma non riesco a distinguerle [...]
una incertezza anche maggiore si ha nelle scelte quotidiane:
nessuna mi attrae abbastanza, e il non scegliere mi è intollerabile,
perché sento che bisogna fare qualcosa.
Una grande confusione, per l'impossibilità di essere compresi nel parlare di una cosa qualunque nello scrivere nel piangere nel ridere, sempre,
per la solitudine abissale,
tanto che devi fingere qualcosa per riempirla,
fare e dire qualcosa che non serve,
perché non si può stare senza fare e senza dire.
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da Religione e futuro, 1962, di Sergio Quinzio
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