venerdì 1 giugno 2012

Parola di Vita giugno 2012

«Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna, e che il Figlio dell'uomo vi darà» (Gv 6,27).
Gesù, dopo aver sfamato le moltitudini con la moltiplicazione dei pani presso il lago di Tiberiade, si era trasferito di nascosto sull’altra riva, nella zona di Cafarnao, per sottrarsi alla folla che voleva farlo re. Molti, tuttavia, si erano messi ugualmente alla ricerca di lui e lo avevano raggiunto. Egli però non accetta il loro entusiasmo troppo interessato. Essi hanno mangiato del pane miracoloso, ma si sono fermati al puro vantaggio materiale senza cogliere il significato profondo di quel pane, che mostra in Gesù l’inviato del Padre per dare la vera vita al mondo. Vedono in lui soltanto un taumaturgo, un Messia terreno, capace di procurare loro il cibo materiale in abbondanza ed a buon mercato. È in questo contesto che Gesù rivolge loro le parole:
«Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna, e che il Figlio dell’uomo vi darà».
Il “cibo che non perisce” è la persona stessa di Gesù ed è anche il suo insegnamento, giacché l’insegnamento di Gesù è tutt’uno con la sua persona. Leggendo poi più avanti altre parole di Gesù si vede che questo “pane che non perisce” si identifica anche con il corpo eucaristico di Gesù. Si può quindi dire che il “pane che non perisce” è Gesù in persona, il quale si dona a noi nella sua Parola e nell’Eucaristia.
«Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna, e che il Figlio dell’uomo vi darà».
L’immagine del pane ricorre spesso nella Bibbia, come del resto quella dell’acqua. Il pane e l’acqua rappresentano gli alimenti primari, indispensabili per la vita dell’uomo. Ora Gesù applicando a se stesso l’immagine del pane, vuol dire che la sua persona, il suo insegnamento sono indispensabili per la vita spirituale dell’uomo così come lo è il pane per la vita del corpo.
Il pane materiale è senz’altro necessario. Gesù stesso lo procura miracolosamente alle turbe. Però da solo non basta. L’uomo porta in se stesso – magari senza rendersene perfettamente conto – una fame di verità, di giustizia, di bontà, di amore, di purezza, di luce, di pace, di gioia, di infinito, di eterno, che nessuna cosa al mondo è in grado di soddisfare. Gesù propone se stesso come colui che solo è capace di saziare la fame interiore dell’uomo.
«Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna, e che il Figlio dell’uomo vi darà».
Presentandosi però come il “pane di vita”, Gesù non si limita ad affermare la necessità di nutrirsi di lui e cioè che occorre credere nelle sue parole per avere la vita eterna; ma vuole spingerci a fare l’esperienza di lui. Egli infatti, con la parola: «Procuratevi il cibo che non perisce» fa un pressante invito. Dice che occorre darsi da fare, mettere in atto tutti gli accorgimenti possibili per procurarsi questo cibo. Gesù non si impone, ma vuole essere scoperto, vuole essere sperimentato.
Certamente l’uomo con le sue sole forze non è capace di raggiungere Gesù. Lo può per un dono di Dio. Tuttavia Gesù invita continuamente l’uomo a disporsi per accogliere il dono di se stesso, che Gesù gli vuol fare. Ed è proprio sforzandosi di mettere in pratica la sua Parola, che l’uomo arriva alla fede piena in lui, a gustare la sua Parola come si gusterebbe un pane fragrante e saporoso.
«Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna, e che il Figlio dell’uomo vi darà».
La Parola di questo mese non ha per oggetto un punto particolare dell’insegnamento di Gesù (ad esempio il perdono delle offese, il distacco dalle ricchezze, ecc.), ma ci riconduce alla radice stessa della vita cristiana, che è il nostro rapporto personale con Gesù.
Io penso che chi ha cominciato a vivere con impegno la sua Parola e soprattutto il comandamento dell’amore del prossimo, sintesi di tutte le parole di Dio e di tutti i comandamenti, avverte almeno un po’ che Gesù è il “pane” della sua vita, capace di colmare i desideri del suo cuore, la fonte della sua gioia, della sua luce. Mettendola in pratica è arrivato a gustare la Parola almeno un poco come la vera risposta ai problemi dell’uomo e del mondo. E, dato che Gesù “pane di vita” fa il dono supremo di se stesso nell’Eucaristia, va spontaneamente a ricevere con amore l’Eucaristia ed essa occupa un posto importante nella sua vita.
Occorre allora che chi di noi ha fatto questa stupenda esperienza con la stessa premura con cui Gesù spinge a procurarsi il “pane della vita” non tenga per sé la sua scoperta ma la comunichi ad altri perché molti trovino in Gesù quanto il loro cuore da sempre cerca. È un enorme atto di amore che farà ai prossimi perché anch’essi possano conoscere cos’è la vera vita già da questa terra ed avranno la vita che non muore. E cosa si può volere di più?

 Chiara Lubich

Pubblicata in Città Nuova, 1985/14, pp.10-11.

2 commenti:

Dominik Berberich ha detto...

Mi tocca molto il passaggio: "La Parola di questo mese (...) ci riconduce alla radice stessa della vita cristiana, che è il nostro rapporto personale con Gesù.

Non so perché, ancora un altra idea mi viene in mente (é penso che é una conseguenza del rapporto personale con Gesú): portare, comunicare e contaggiare di gioia e speranza il mondo...

Grazie!

Dominik

donatevi ha detto...

Siamo stati a Milano, ieri.
Da tempo avevamo in cuore di partecipare alla Santa Messa conclusiva dell’incontro internazionale delle famiglie 2012. Mio marito e i miei due figli ormai adolescenti, abbiamo trovato una modalità felice nella proposta dell’ufficio pellegrinaggi della nostra diocesi di Piacenza-Bobbio e ci siamo iscritti.
Quando ho ricevuto la conferma e i dettagli della giornata abbiamo avuto un attimo di sconcerto. Forse anche più di un attimo ....
Avremmo dovuto alzarci almeno alle 3:30 per essere all’appuntamento con il pullman.
Alle spalle una settimana feriale simile, nella sostanza, a quella della maggior parte delle famiglie e in più l’urgenza di farci sentire vicini alle sofferenze dei terremotati, con preghiere, piccole condivisioni, risposte alle loro richieste ... ma dovevamo esserci, anche per loro che magari, in tale situazione, avevano già a malincuore rinunciato ad intervenire.
Potrei adesso soffermarmi sulla tenerezza palpabile nell’aria o sulla premura dell’accoglienza che tanto ci ha toccato, sulle tantissime famiglie vocianti, sorridenti, disciplinate e straordinariamente pazienti là dove un simile evento lo richiede.
La testimonianza che vorrei offrire è quella di aver toccato un unico “popolo in cammino”, stretto insieme all’unica Parola di Vita che veramente salva e monda. Di aver attinto, ancora una volta allo sorgente della Vita portandoci a casa quello stupore filiale di riconoscenza per la gratuità del tanto Amore che ci invita a guardare con occhi nuovi il Padre, per mezzo del suo unico Figlio e a condividerne tra fratelli la Grazia.
Grazia per tutti, grazie a tutti, grazie Mater Ecclesiae.