martedì 15 ottobre 2013

Alla fermata del 61



Aspetto il bus. Dall’altro lato della strada c’è l’entrata del cimitero. Vedo una vecchietta che attende per attraversare. Nessuna macchina la lascia passare.
Quando una macchina si ferma, la vecchietta, con il suo bastone si dirige lentamente verso quest’altra parte. Le vado incontro. Sono indignato per quanti non sono stati capaci di arrestare la loro corsa.
Lei guardando verso chi si sera fermato, mi dice: “Vero che c’è tanto bene in questo mondo?”.
Resto interdetto. Quando riusciamo a salire sul bus la ringrazio per la lezione che mi ha dato. Io avevo notato soltanto quelli che non si erano fermati. Ma lei aveva visto unicamente chi le aveva permesso di attraversare.
Lei, aggiustandosi un vecchio cappellino, mi dice: “Ogni giorno vado a trovare mio figlio. È morto giovane, drogato e alcolizzato. Quando sono ai piedi della tomba è come essere presso la sua culla. Lo vedo indifeso, fragile. E sento la sua voce che mi dice: mamma proteggimi! L’unica cosa che ora posso fare per mio figlio è amare, vedere soltanto ciò che costruisce la vita, non ciò che la distrugge. Questa è la mia forza.” 

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