martedì 9 settembre 2014

Chi fa il male...



 

 Mi scrive M. «… viviamo in un mondo dove il male detta le sue leggi e non pare ci siano altre logiche, altri punti fermi.
Sicuramente ciò che racconti edifica e incoraggia... ma c'è tanto scoraggiamento.

 

 

Chi fa il male merita ancor più pietà di colui che lo subisce

Chi fa il male merita ancor più pietà di colui che lo subisce, perché è proprio lui che è toccato più da vicino dal male stesso. Così, la suprema forma dell’amore consiste nel consolare il cattivo per il male che ci ha fatto. Ed è così che Dio, che è l’eterno amore e l’eterna vittima, consola gli uomini. Al peccato che è caduta risponde l’Amore che è discesa. E la misericordia di Dio discende sempre più in basso di quanto non cada la miseria dell’uomo.

Da L’uomo maschera di Dio di Gustave Thibon (19032001) filosofo e scrittore francese, definito "le philosophe-paysan" "il filosofo contadino".

1 commento:

  1. «Sono un affermato professionista e ho una famiglia che mi dà grandi soddisfazioni. Eppure in me c’è una domanda che cerca risposta.
    Una quindicina di anni fa, incontrando un gruppo di cristiani impegnati a servizio degli altri, avevo sentito anch’io il coraggio e l’ardore di mettere in gioco per Dio tutti i miei progetti. Fu un fuoco di paglia: dopo i primi eccessi, ho misurato le mie forze e mi son sentito incapace. Fin qui niente di strano.
    La cosa che non riesco a perdonarmi è che mi sono allontanato da quel gruppo come un ladro. Di nascosto e senza spiegazioni. E non ho più voluto saperne di loro.
    Nessuno mi accusò, anzi cercarono di starmi vicini, ma era come se avessi paura della loro pace, della loro serenità. A poco a poco mi lasciarono in pace, come desideravo.
    La mia figlia più piccola l’anno scorso si è trovata come maestra una di “quelle del gruppo”. Non avrei potuto né saputo spiegare a mia moglie che era il caso di “cambiare” maestra e le cose andarono avanti.
    Nel tempo ho riconosciuto in mia figlia un tipo di entusiasmo per la scuola che mi ha ricordato una stagione della mia vita e in me è tornato violento non un ricordo ma una specie di cruda consapevolezza di impegno non mantenuto.
    Sarà vero tutto questo oppure basta una buona birra per andare oltre?
    Ti scrivo perché nell’anonimato che mi protegge, ho buttato fuori, almeno ho cercato di buttare fuori, un rospo che col tempo si nutre e rinvigorisce…
    NN»

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