Qualche domenica fa il Vangelo riposava la scelta di Pietro, primo apostolo e poi degli altri. A tal proposito mi sembra molto puntuale la spiegazione che dà Sant'Agostino di questa scelta fatta da Gesù.
Se infatti Cristo
avesse scelto per primo il retore, questo retore avrebbe detto: “Sono stato
scelto in grazia della mia eloquenza”. Se avesse scelto il senatore, il
senatore avrebbe detto: “Sono stato scelto per la mia dignità”. Infine, se
avesse scelto l'imperatore, l'imperatore avrebbe detto: “Sono stato scelto in
vista del mio potere”. Stiano dunque calmi tutti costoro e si lascino rimandare
a dopo! Stiano calmi! Non saranno scartati né disprezzati ma solo posti in
seconda linea, in quanto potrebbero in se stessi trovare come gloriarsi di se
stessi.
Dammi, dice Cristo,
quel pescatore, dammi quell'illetterato, quell'ignorante; dammi quel tale con
cui il senatore non si degna di parlare neppure quando compra il pesce. Dammi
quello, dice. Se riempirò un uomo come questo, sarà palese che sono io a farlo.
Anche il senatore – è vero – e il retore e l'imperatore io renderò miei
discepoli..., ma è più convincente che io abbia agito nel pescatore. Il
senatore potrebbe gloriarsi di se stesso, e così il retore e l'imperatore,
mentre il pescatore non potrà gloriarsi se non di Cristo. Venga dunque il
pescatore e ciò sia per dare una lezione di umiltà salutare. Venga per primo il
pescatore.
Sant'Agostino
(354-430),
Discorso 43, 5-6; CCL
41, 510-511
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