MIA MOGLIE VERA MI DICE: «SULLE STRADE
FRANCESI OGNI CINQUANTA MINUTI MUORE UN UOMO. GUARDALI, TUTTI QUESTI PAZZI CHE
CORRONO ACCANTO A NOI. SONO GLI STESSI CHE SANNO ESSERE COSÌ STRAORDINARIAMENTE
PRUDENTI QUANDO SOTTO I LORO OCCHI VIENE SCIPPATA UNA VECCHIETTA. COM'È
POSSIBILE CHE QUANDO GUIDANO NON ABBIANO PAURA?». CHE COSA RISPONDERE? QUESTO,
FORSE: CHE L'UOMO CURVO SULLA MOTOCICLETTA È TUTTO CONCENTRATO SULL'ATTIMO
PRESENTE DEL SUO VOLO; EGLI SI AGGRAPPA A UN FRAMMENTO DI TEMPO SCISSO DAL
PASSATO COME DAL FUTURO; SI È SOTTRATTO ALLA CONTINUITÀ DEL TEMPO; È FUORI DEL
TEMPO – IN ALTRE PAROLE, È IN UNO STATO DI ESTASI: IN TALE STATO NON SA NIENTE
NÉ DELLA SUA ETÀ, NÉ DI SUA MOGLIE, NÉ DEI SUOI FIGLI, NÉ DEI SUOI GUAI, E DI
CONSEGUENZA NON HA PAURA,
POICHÉ L'ORIGINE DELLA PAURA È NEL FUTURO, E CHI
SI È AFFRANCATO DAL FUTURO NON HA PIÙ NULLA DA TEMERE.
MILAN KUNDERA, LA LENTEZZA, ADELPHI, 1995, PP. 9-10
bella lezione, ci voleva
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