martedì 31 gennaio 2012
IL SETTIMO CIELO
Taranto Oggi, del 31 gennaio 2012, pubblica questa interessante esperienza di Fabio De Vincentis, clownterapeuta, al reparto di neurologia che sta al VII piano del SS. Annunziata di Ta.
Ma dove mi hanno mandato? L'altezza è notevole. L'abbigliamento improbabile. Siamo come nel cielo. E precisamente nel settimo.
L'aria è densa. Trovo una porta. Entro.
Vedo qualcosa a cui non sono abituato, ma tante esperienze mi hanno insegnato a rimandare i sentimenti.
- Ciao!!
-
- (sorrido)
- ...
Un ragazzo ci dice che lei è M.. Non ha ancora vent'anni. Se ne sta lì con gli occhi sbarrati. So che ci vede, o almeno mi piace crederlo. E' così piccola. Ha un copricapo di nastri bianchi. Non ha capelli, ma se li avesse sarebbero lunghi e curati. Delle lunghe collane d'argento le impreziosiscono il collo indifeso. Un'ampia gonna bianca le copre le gambe e discende fin sul pavimento, dal suo letto. E' bella. Qualcuno mi porge un piccolo dono per lei: due figure leggere dentro ad un cuore.
- Guarda M.! Siete tu ed A.!
Poso il dono delicato davanti a lei, ma lo faccio solo per distogliere lo sguardo. I suoi occhi sono troppo grandi per me ed il mio naso rosso.
A. è il ragazzo che ci ha accolti. Il suo ragazzo. Ha qualche anno in più e spalle larghe. Stanno insieme da pochi mesi. A. guarda la sua donna e gli occhi che lui sa comprendere. Le sorride. Poi A. sorride anche a noi e ci permette di avere un senso.
Anche se per un breve istante il nostro settimo cielo coincide con il loro. Fabio De Vincentis
Disegno mio: Clown-Angelo
lunedì 30 gennaio 2012
Lavoravo come traduttore
Quando ero in Ungheria, durante il comunismo, uno dei lavori che ho fatto, prima di insegnare all’università, è stato quello di traduttore dall’ungherese in italiano. Uno dei primi testi che mi è stato chiesto di tradurre era di un’alta personalità ecclesiastica. Elogiava il comunismo e tutto il bene che faceva alle famiglie. Era un testo breve, ma abbastanza pesante per farmi capire che la vera lingua che avrei dovuto perfezionare non era l’ungherese, già di per sé difficile, ma la lingua della diplomazia.
Mi sono trovato poi davanti ad un testo, stavolta si trattava di una guida turistica, dove avrei cambiato ogni frase celebrativa. Ma non era questo il mio compito. L’unica cosa che ho chiesto all’editrice è stata di non mettere, nel libro stampato, il mio nome. Mi sembrò una conquista, ma la terra tremava sotti i miei piedi.
Così con un altro testo. Mentre lavoravo avevo l’impressione di sentire dietro le mie spalle il respiro affannato dell’autore costretto a rivolgersi a un certo pubblico dal quale attendeva il plauso. Immaginavo la sua educazione, l’ideologia ben inculcata, la sua visione del mondo, gli errori, le incongruenze, le sue paure, la droga dell’ambizione, la speranza, la rabbia… la disperazione.
Più che con altri lavori quella traduzione significò per me leggere tra le righe, scoprire dentro le parole la vita dell’autore. Mi trovavo davanti ad un eccesso ideologico.
E non potevo meravigliarmi. Mi venne in mente allora che anche l’Italia di eccessi ne conosce. Ai tempi della contestazione c’è stata un’insegnante in Abruzzo che proponeva di vietare nelle scuole superiori l’insegnamento de “ La Divina Commedia” di Dante.
Saper guardare il presente con la dimensione della storia è un mestiere difficile.
Foto mia:il peso delle parole
Mi sono trovato poi davanti ad un testo, stavolta si trattava di una guida turistica, dove avrei cambiato ogni frase celebrativa. Ma non era questo il mio compito. L’unica cosa che ho chiesto all’editrice è stata di non mettere, nel libro stampato, il mio nome. Mi sembrò una conquista, ma la terra tremava sotti i miei piedi.
Così con un altro testo. Mentre lavoravo avevo l’impressione di sentire dietro le mie spalle il respiro affannato dell’autore costretto a rivolgersi a un certo pubblico dal quale attendeva il plauso. Immaginavo la sua educazione, l’ideologia ben inculcata, la sua visione del mondo, gli errori, le incongruenze, le sue paure, la droga dell’ambizione, la speranza, la rabbia… la disperazione.
Più che con altri lavori quella traduzione significò per me leggere tra le righe, scoprire dentro le parole la vita dell’autore. Mi trovavo davanti ad un eccesso ideologico.
E non potevo meravigliarmi. Mi venne in mente allora che anche l’Italia di eccessi ne conosce. Ai tempi della contestazione c’è stata un’insegnante in Abruzzo che proponeva di vietare nelle scuole superiori l’insegnamento de “ La Divina Commedia” di Dante.
Saper guardare il presente con la dimensione della storia è un mestiere difficile.
Foto mia:il peso delle parole
domenica 29 gennaio 2012
Ai lettori affezionati
Cari lettori affezionati,
da tempo volevo scrivervi non solo per ringraziarvi, ma anche per dirvi cosa significhi per me la vostra foto, o simbolo o semplicemente il nome nel blog, il vostro commento. Ne cito uno recente, è di B.L.:
“Se il blog come ho letto qui e là vuole essere una famiglia che dialoga, ultimamente mi sembra che si stia allontanando un po' dallo scopo.
Penso comunque che sia un impegno, per chi lo gestisce, che diventi come una valanga che si ingrossa velocissimamente via via che rotola a valle e richieda un'enorme quantità di tempo che ti terrebbe inchiodato troppo al computer visto quanti altri impegni si intravedono dietro di te.
Comunque complimenti per questo intenso ed intelligente mettersi in gioco che richiama tante persone e offre spunti continui di riflessione e spero che anche una critica possa far parte dell'essere famiglia”.
Ne approfitto per dire che è molto salutare non solo un consiglio, ma anche un punto di vista divergente.
Per tranquillizzare BL dico anche che il blog non mi impegna molto, è una concatenazione di vostri apporti.
Qualche esempio: la poesia sul Natale di Madre Teresa, che ha avuto una grande eco, è un dono che mi aveva fatto Ilenia. La poesia di Manzoni che, da quanti mi hanno scritto, ha raggiunto luoghi inimmaginabili, mi era stata segnalata da Mario un amico ungherese che vive in Messico. Gli aforismi, le citazioni di Chiara Lubich sono sempre provocate da qualche vostra e-mail che ricevo. Le mie esperienze e le mie favole sono quelle che appaiono su Città Nuova.
Insomma il tempo che ci metto è il momento dell'incontro con voi: collego eventi e stati d'animo, cerco di confezionare un dono. Da certe esperienze vissute vedo che tutto è "regolato" e diretto dal regista invisibile.
E potete immaginare cosi significhi scoprire che dietro i fatti, talvolta semplici e senza pretese, ci sia un legame con l'universo intero. Ma ciò avviene perché ci siete voi.
GRAZIE è il minimo che possa dirvi!
Tanino
Collage mio
da tempo volevo scrivervi non solo per ringraziarvi, ma anche per dirvi cosa significhi per me la vostra foto, o simbolo o semplicemente il nome nel blog, il vostro commento. Ne cito uno recente, è di B.L.:
“Se il blog come ho letto qui e là vuole essere una famiglia che dialoga, ultimamente mi sembra che si stia allontanando un po' dallo scopo.
Penso comunque che sia un impegno, per chi lo gestisce, che diventi come una valanga che si ingrossa velocissimamente via via che rotola a valle e richieda un'enorme quantità di tempo che ti terrebbe inchiodato troppo al computer visto quanti altri impegni si intravedono dietro di te.
Comunque complimenti per questo intenso ed intelligente mettersi in gioco che richiama tante persone e offre spunti continui di riflessione e spero che anche una critica possa far parte dell'essere famiglia”.
Ne approfitto per dire che è molto salutare non solo un consiglio, ma anche un punto di vista divergente.
Per tranquillizzare BL dico anche che il blog non mi impegna molto, è una concatenazione di vostri apporti.
Qualche esempio: la poesia sul Natale di Madre Teresa, che ha avuto una grande eco, è un dono che mi aveva fatto Ilenia. La poesia di Manzoni che, da quanti mi hanno scritto, ha raggiunto luoghi inimmaginabili, mi era stata segnalata da Mario un amico ungherese che vive in Messico. Gli aforismi, le citazioni di Chiara Lubich sono sempre provocate da qualche vostra e-mail che ricevo. Le mie esperienze e le mie favole sono quelle che appaiono su Città Nuova.
Insomma il tempo che ci metto è il momento dell'incontro con voi: collego eventi e stati d'animo, cerco di confezionare un dono. Da certe esperienze vissute vedo che tutto è "regolato" e diretto dal regista invisibile.
E potete immaginare cosi significhi scoprire che dietro i fatti, talvolta semplici e senza pretese, ci sia un legame con l'universo intero. Ma ciò avviene perché ci siete voi.
GRAZIE è il minimo che possa dirvi!
Tanino
Collage mio
sabato 28 gennaio 2012
VIVI DI NOI
giovedì 26 gennaio 2012
martedì 24 gennaio 2012
Dammi tutti i soli
Signore, dammi tutti i soli... Ho sentito nel mio cuore la passione che invade il tuo per tutto l'abbandono in cui nuota il mondo intero.
Amo ogni essere ammalato e solo.
Chi consola il loro pianto?
Chi compiange la loro morte lenta?
E chi stringe al proprio cuore il cuore disperato?
Dammi, mio Dio, d'esser nel mondo il sacramento tangibile del tuo
amore: d'esser le braccia tue, che stringono a sé e consumano in amore tutta la solitudine del mondo.
Chiara Lubich
Foto mia
Testo tratto da "Meditazioni" di C.L.
Amo ogni essere ammalato e solo.
Chi consola il loro pianto?
Chi compiange la loro morte lenta?
E chi stringe al proprio cuore il cuore disperato?
Dammi, mio Dio, d'esser nel mondo il sacramento tangibile del tuo
amore: d'esser le braccia tue, che stringono a sé e consumano in amore tutta la solitudine del mondo.
Chiara Lubich
Foto mia
Testo tratto da "Meditazioni" di C.L.
domenica 22 gennaio 2012
Che cos'è il tempo?
B.L. mi chiede di spiegare la frase del blog precedente di Sergio Bambarén.
“Il tempo è scoprire il segreto di crescere, senza diventare vecchi.
Il segreto di raggiungere la saggezza, senza diventare predicatore.”
Bambarén usa due paradossi: crescere e non diventare vecchi, raggiungere la saggezza e non diventare predicatori.
Scriverei così la frase: “Se riesci a passare molti anni della vita senza lasciarti distruggere dall’invecchiamento. Se riesci a possedere la saggezza senza sentirtene ricco, allora puoi intuire cosa sia il tempo".
Direi che entrare nel mistero del tempo significa abbandonarsi ad una corrente che è in noi ma fuori di noi stessi. Il “luogo” per entrarvi è l’attimo che abbiamo a nostra disposizione.
S. Agostino scrive:
“Che cos'è dunque il tempo? Se nessuno me lo chiede, lo so; se voglio spiegarlo a chi me lo chiede, non lo so più. E tuttavia io affermo tranquillamente di sapere che se nulla passasse non ci sarebbe un passato, e se nulla avvenisse non ci sarebbe un avvenire, e se nulla esistesse non ci sarebbe un presente. Ma allora in che senso esistono due di questi tempi, il passato e il futuro, se il passato non è più e il futuro non è ancora? Quanto al presente, se fosse sempre presente e non trascorresse nel passato, non sarebbe tempo, ma eternità. Se dunque il presente, per far parte del tempo, in tanto esiste in quanto trascorre nel passato, in che senso diciamo che esiste anch'esso? Se appunto la sua sola ragion d'essere è che non esisterà: in fondo è vero, come noi affermiamo, che il tempo c'è solo in quanto tende a non essere”.
(da Le Confessioni, libro XI)
Tornerò ancora sull’argomento. Ringrazio intanto B.L.
Foto mia: Banska Stavnica
sabato 21 gennaio 2012
Il tempo è ...
Il tempo è scoprire il segreto di crescere, senza diventare vecchi.
Il segreto di raggiungere la saggezza, senza diventare predicatore.
Sergio Bambarén
Foto mia
venerdì 20 gennaio 2012
Pregare significa entrare nella realtà
Un amico mi racconta:
"Ero in chiesa, in fila per andare a ricevere l’Eucaristia. Verso le prime file vedo una vecchietta che guarda come se avesse bisogno di qualcosa. Mi avvicino, lei chiede aiuto per essere accompagnata a ricevere l’Eucaristia. Poi la riaccompagno al banco.
Alla fine della Messa, vedo che la vecchietta è ancora lì. Qualcuno la sta sostenendo: è morta.
Quella celebrazione non la dimentico. Qualcuno mi ha ricordato che pregare significa entrare nella realtà, accorgersi dei bisogni degli altri".
Alla fine della Messa, vedo che la vecchietta è ancora lì. Qualcuno la sta sostenendo: è morta.
Quella celebrazione non la dimentico. Qualcuno mi ha ricordato che pregare significa entrare nella realtà, accorgersi dei bisogni degli altri".
Foto mia
giovedì 19 gennaio 2012
Comprendere Dio
Se dichiari di poter comprendere Dio, allora ciò che dichiari di aver compreso non è Dio.
Agostino di Ippona, dal Sermo 52
Foto di Norbert Durst
mercoledì 18 gennaio 2012
Le perle sono perle
Pubblico un commento lasciato da Chiara G. al precedente post.
Vorrei condividere con voi il pensiero di un amico caro
è una risposta bellissima a una domanda importante
se hai una perla la incastoni su un anello e lo metti al dito nelle serate importanti...se hai due perle ti fai due orecchini...se hai tante perle ti fa una collana.. ma se tieni tre o quattro perle nel cassetto aspettando di poterti fare la collana...sbagli perchè nessuno ti dice che avrai tempo sufficente per poterti fare la collana e nel frattempo quelle perle sono sprecate
Fonte:
http://balkan-crew.blogspot.com/
A me sembra che i 2 messaggi di voi 2 bloggers si completino a vicenda e a mia volta li completo con una terza osservazione:
A me è capitato di "avere fame" e trovare nella mia "scorta" non cibo ma "perle", di cui andare fiera ma che non soddisfacevano i bisogni immediati: erano comunque cibo prezioso x andare avanti sorridendo alla vita con sincerità. Mi è capitato anche, a proposito di quell'altro tipo di "perle", quelle che tenevo lì in attesa di farmi una collana... che esisteva solo come vaga ipotesi, che mi venisse il dubbio che stessi sbagliando qualcosa..e rimanesse il dubbio e rimanessero le perle inutili.
In un caso mi sono sentita artista, nell'altro "calcolatrice inconcludente": le perle sono perle e noi cosa siamo ???
Un abbraccio Chiara G.
Illustrazione mia
Vorrei condividere con voi il pensiero di un amico caro
è una risposta bellissima a una domanda importante
se hai una perla la incastoni su un anello e lo metti al dito nelle serate importanti...se hai due perle ti fai due orecchini...se hai tante perle ti fa una collana.. ma se tieni tre o quattro perle nel cassetto aspettando di poterti fare la collana...sbagli perchè nessuno ti dice che avrai tempo sufficente per poterti fare la collana e nel frattempo quelle perle sono sprecate
Fonte:
http://balkan-crew.blogspot.com/
A me sembra che i 2 messaggi di voi 2 bloggers si completino a vicenda e a mia volta li completo con una terza osservazione:
A me è capitato di "avere fame" e trovare nella mia "scorta" non cibo ma "perle", di cui andare fiera ma che non soddisfacevano i bisogni immediati: erano comunque cibo prezioso x andare avanti sorridendo alla vita con sincerità. Mi è capitato anche, a proposito di quell'altro tipo di "perle", quelle che tenevo lì in attesa di farmi una collana... che esisteva solo come vaga ipotesi, che mi venisse il dubbio che stessi sbagliando qualcosa..e rimanesse il dubbio e rimanessero le perle inutili.
In un caso mi sono sentita artista, nell'altro "calcolatrice inconcludente": le perle sono perle e noi cosa siamo ???
Un abbraccio Chiara G.
Illustrazione mia
martedì 17 gennaio 2012
Un bravo artista
Un bravo artista
è destinato ad essere infelice nella vita:
ogni volta che ha fame e apre il suo sacco,
vi trova dentro solo perle.
foto mia: Gyenesdias (Hu)
domenica 15 gennaio 2012
SCATOLISSIMA
Vicino ai cassonetti dei rifiuti alcuni bambini giocano alla guerra con tutte le scatole buttate dopo Natale. Scatole scintillanti e colorate, piccole e grandi, resistenti o fragili in mezzo a tanti nastrini. Alle voci dei bambini se ne aggiungono tante altre che arrivano dalle scatole. “Non trattarmi male!”; “Non buttarmi tra i rifiuti. Io, anche se piccolina, sono importante!” ; “Non fare di me lo scudo!” ; “Non darmi calci. Io portavo una pelliccia pregiata”; “Non mi strappare!”; “Io portavo il trenino più lungo del mondo”; “Io sì che sono la più affascinante, contenevo le parrucche della donna più bella della città!”
Quando
arriva Gerlando per caricarle sul camion dei rifiuti, ascolta per un po’:
“Brave, siete veramente importanti. E siete così belle che è il momento di fare
un concorso di bellezza: stanotte eleggeremo Scatolissima. Bambini mettiamoci
al lavoro”. Telefona al sindaco che nel giro di pochi minuti fa arrivare la
banda musicale, l’esercito e tante fiaccole.
La
gente è già raccolta attorno al coloratissimo palco al centro della piazza. Calù,
uno dei bambini, presenta la serata.
La
gente grida: “Buttatele! Non servono!” e le scatole per la rabbia diventano
verdi. Il presentatore spiega che le scatola avevano portato cose di grande valore,
giocattoli, pellicce.
“Sì,
ma ora sono vuote. Ora sono inutili!” e le scatole tutte rosse di vergogna e
piangendo si stringono l’una all’altra.
Calù
grida: “Ma guarda, quelle cose inutili insieme stanno componendo una cosa bella,
un castello!”
I
bambini si vanno subito a nascondere dentro il castello. Il generale dell’esercito suggerisce qualcosa
all’orecchio del sindaco che, salito sul palco, comincia: “Bla, bla, bla… Ora
il castello rimarrà sempre al centro della piazza per i nostri bambini!”. Gli
applausi arrivano fino a svegliare le stelle che, commosse nel vedere tanta
gioia in città, fanno cadere una polvere lucente che copre il castello e rende più
vivo il colore di ogni scatola. Ma ormai nessuna vuole essere la più bella.
Foto mia
10-01-2012 di Tanino Minuta Fonte: Città Nuova |
venerdì 13 gennaio 2012
martedì 10 gennaio 2012
Educarsi ad una presenza
Caro Tanino Minuta,
ti ringrazio della
dichiarazione che “il blog lo componiamo insieme”.
Allora fa parte della
mia collaborazione chiederti semplicemente: La tua fede è stata un dono di
sempre oppure l’hai conquistata?
E se posso ancora:
Oggi com’è la tua fede?
Grazie, Giandomenico
Giandomenico!
Il
fatto che la fede sia stata alimentata anche dall’ambiente, dalla cultura dove
sono cresciuto, dimostra che viviamo sempre in simbiosi con tutto ciò che ci
circonda. Ma a un certo punto, quando la libertà è maturata, la fede si è riproposta come
una scelta personale. Se da una parte l’ho ricevuta è anche vero che ho
dovuto conquistarmela.
Oggi:
la mia convinzione è che la fede non sia altro che un'educazione alla presenza di Dio.
Non devo fare chissà cosa, ma leggere i segnali e abituarmi alla Sua presenza.
Vivo così.
Ciao!
E grazie!
Foto mia
domenica 8 gennaio 2012
IL BLOG CI AVVICINA
Care
amiche, cari amici,
stasera,
aprendo il blog, ho visto che come visitatori, dal 28 ottobre 2009, avete
superato oggi il numero di 50.000!
Se
dovessi dire cosa c’è sotto quella cifra dovrei ricorrere all’immagine di un
gioco pirotecnico meraviglioso, stupendo, incantevole. Sono voci, storie, volti
sconosciuti e conosciuti… siete VOI!
Si
disegna in me per voi un immenso grazie.
Sì,
l’ho detto altre volte, il blog lo facciamo insieme.
Se
non mi sono espresso bene, lo ripeto:
IL BLOG LO COMPONIAMO INSIEME!!!
È
un grazie vicendevole.
Da
parte mai aggiungo l’augurio che ciascuno di voi sappia leggere e interpretare
i segnali che la giornata offre con i suoi dolori, gioie, occhi accesi, delusioni,
lacrime, parole, attese, incidenti, sorprese…
Buon
anno, cari amici e GRAZIE!
Tanino
foto mia
giovedì 5 gennaio 2012
“Chi guarda l’esterno sogna: chi guarda all’interno si sveglia”
Ringraziando Rosy che mi ha
scritto direttamente (perché non è riuscita a lasciare un commento) pubblico
quanto mi scrive.
Ciao, Tanino,
seguo il tuo blog su consiglio di un mio
ex che è un tuo lettore assiduo. La cosa che mi ha incuriosito è che lui diceva
che il tuo è un blog carico di vita.
Ho cominciato a leggerti. Mi colpisce la
varietà di quadri che presenti. Ma c’è una costante, mi sembra. Si tratta dell’idea
che hai della vita e dell’uomo.
C’è una frase di Jung che spiegherebbe la
tua poetica: “La vostra visione apparirà
più chiara solo quando guarderete nel vostro cuore. Chi guarda l’esterno sogna:
chi guarda all’interno si sveglia”.
Pensando al blog, mi riferisco ovviamente
non solo all’espressione estetica, ma alla filosofia, alla fede nel tuo caso,
che anima e fa germogliare parole così come le esprimi. Tu non sei uno che sogna,
anche se scrivi favole deliziose, ma cerchi di vestire i sogni di vita (come
dice una stupenda canzone della mia Napoli).
Sei uno che “si sveglia” e vede. Vedi
ciò che altri accanto a te non vedono. E aggiungerei che vedi perché decodifichi
i segnali che ti arrivano nelle svariate forme degli accadimenti di tutti i
giorni e tutto quello che ti succede diventa una specie di discorso che intercorre
tra te e il tuo regista in…visibile.
Vorrei sottolineare che stai facendo a molti il dono di stimolo per leggere i fatti, come succede a te. Grazie! Rosy
Vorrei sottolineare che stai facendo a molti il dono di stimolo per leggere i fatti, come succede a te. Grazie! Rosy
Foto mia: inverno a Bratislava
mercoledì 4 gennaio 2012
L'AVVENTURA DELLA SPERANZA
"Non di rado, nel mondo moderno, ci sentiamo perdenti.
Ma l'avventura della speranza ci porta oltre.
Un giorno ho trovato scritto su un calendario queste parole:
«Il mondo è di chi lo ama e sa meglio dargliene la prova».
Quanto sono vere queste parole! Nel cuore di ogni persona c'è un'infinita
sete d'amore e noi, con quell'amore che Dio ha effuso nei nostri cuori, possiamo saziarla"
François Xavier Nguyen van Thuân
Ma l'avventura della speranza ci porta oltre.
Un giorno ho trovato scritto su un calendario queste parole:
«Il mondo è di chi lo ama e sa meglio dargliene la prova».
Quanto sono vere queste parole! Nel cuore di ogni persona c'è un'infinita
sete d'amore e noi, con quell'amore che Dio ha effuso nei nostri cuori, possiamo saziarla"
François Xavier Nguyen van Thuân
Servo di Dio
Disegno mio
lunedì 2 gennaio 2012
Unica moneta in circolazione
Al mercatino mentre faccio la spesa, la fruttivendola
lamenta dolori alla schiena.
La settimana dopo, il giorno di mercato, chiedo alla
fruttivendola come va la schiena.
Scoppia in lacrime: “Come fa a ricordarsi che ho il mal di
schiena?”
Ora per le feste natalizie mi prepara un sacchetto di
mandarini. Assieme ad altri 4 regaletti,
ricevuti da negozianti di questo paesino dove abito da mezz’anno, quel
sacchetto di mandarini mi spiega quale sia la moneta da usare in ogni forma di
commercio: accorgersi dell’altro. “Accorgersi” equivale a essere sveglio, non
distratto, attento all’altro, anche se sconosciuto.
Cominciando questo anno ancora intatto, mi sembra che il
sacchetto di mandarini, assieme a tutti quei piccoli-grandi oggetti, mi abbia ricordato
con forza che l’amore è l’unica moneta in circolazione.
Foto mia