Un amico mi raccontava:
"Ho un collega che è famoso per la sua distrazione. Eravamo a una cena di gala e ne ha combinate tante. Avrei voluto lasciarlo nel ridicolo, ma ho preso il coraggio di mettermi dalla sua parte, aiutarlo a trovare il suo cappotto, il ticket del parcheggio, cercare dove aveva messo le chiavi della macchina…
Ho visto come sia facile passare dal giudizio alla carità. È semplice eppure è difficile. Quello che ho sperimentato è che quando prendo una decisione dove l’altro è al centro e non io, tutto scorre più naturalmente, come se la realtà che ordina la nostra vita sia soltanto la carità.
E se riesco a vivere così, sperimento una libertà che non si compra da nessuna parte".
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