lunedì 30 dicembre 2019

E se tornerai...

E se tornerai
sarà nel vento che spira gelido sulle tundre del Nord
nell’aperto respiro della steppa,
nell’azzurro dei gabbiani polari, lassù in cielo.
Tornerai, Signore,
come luce diffusa sulla madre Russia
intrisa da sempre di lacrime e sangue.
Sarà come il fulmine inatteso,
annuncio di vita che non muore.
Vieni, Signore: immenso il dolore,
ma ancora non siamo stanchi di sperare.

Osip E. Mandel’štam (1891-1938), vittima delle epurazioni di Stalin, morì in un Gulag a Vladivostok. La poesia è del 12.9.1937

domenica 29 dicembre 2019

Quando non ho avuto più niente da perdere...


Quando non ho avuto più niente da perdere, ho ottenuto tutto. 
Quando ho cessato di essere chi ero, ho ritrovato me stesso. 
Quando ho conosciuto l’umiliazione ma ho continuato a camminare, ho capito che ero libero di scegliere il mio destino. 

Paulo Coelho (1947), scrittore e poeta brasiliano.

sabato 28 dicembre 2019

Una rosa...




Una rosa rossa non è egoista perché vuole essere una rosa rossa. 
Sarebbe orribilmente egoista se volesse che i fiori del giardino fossero tutti rossi e tutti rose.
Oscar Wilde

venerdì 27 dicembre 2019

III Giornata mondiale dei poveri

La speranza dei poveri non sarà mai delusa 

Dalla conclusione del discorso di Papa Francesco, in occasione della III giornata mondiale dei poveri:
… Il Signore non abbandona chi lo cerca e quanti lo invocano; «non dimentica il grido dei poveri» (Sal 9,13), perché le sue orecchie sono attente alla loro voce. La speranza del povero sfida le varie condizioni di morte, perché egli sa di essere particolarmente amato da Dio e così vince sulla sofferenza e l’esclusione. La sua condizione di povertà non gli toglie la dignità che ha ricevuto dal Creatore; egli vive nella certezza che gli sarà restituita pienamente da Dio stesso, il quale non è indifferente alla sorte dei suoi figli più deboli, al contrario, vede i loro affanni e dolori e li prende nelle sue mani, e dà loro forza e coraggio (cfr Sal 10,14). La speranza del povero si fa forte della certezza di essere accolto dal Signore, di trovare in lui giustizia vera, di essere rafforzato nel cuore per continuare ad amare (cfr Sal 10,17). 
La condizione che è posta ai discepoli del Signore Gesù, per essere coerenti evangelizzatori, è di seminare segni tangibili di speranza. A tutte le comunità cristiane e a quanti sentono l’esigenza di portare speranza e conforto ai poveri, chiedo di impegnarsi perché questa Giornata Mondiale possa rafforzare in tanti la volontà di collaborare fattivamente affinché nessuno si senta privo della vicinanza e della solidarietà. Ci accompagnino le parole del profeta che annuncia un futuro diverso: «Per voi, che avete timore del mio nome, sorgerà con raggi benefici il sole di giustizia» (Ml 3,20).

giovedì 26 dicembre 2019

mercoledì 25 dicembre 2019

Dio si è fatto uomo







Dio si è fatto uomo perché l’uomo diventi Dio.

Atanasio di Alessandria (296-373),
dottore della Chiesa. L’incarnazione, 54,3.

martedì 24 dicembre 2019

Vedere l'invisibile

In un articolo di Enzo Bianchi sulla "bellezza", mi ha molto impressionato lo stralcio che riporto. Sì, mi ha toccato perché lo sento vero:

Amo molto l’interpretazione della trasfigurazione di Cristo fornita dalla spiritualità orientale cristiana. Secondo alcuni autori non fu Gesù a trasfigurarsi, ma furono gli occhi dei discepoli che conobbero un processo di trasfigurazione e così furono resi capaci di vedere in lui ciò che prima non vedevano: egli era carne fragile come loro ma, nello stesso tempo, Figlio di Dio, immagine del Padre invisibile. Sì, noi abbiamo bisogno di trasfigurazione per percepire la vera bellezza, per vedere l’invisibile nel visibile.

Enzo Bianchi :La bellezza: vedere l’invisibile nel visibile, in Avvenire 19 ottobre 2019.

https://alzogliocchiversoilcielo.blogspot.com/2019/10/enzo-bianchi-la-bellezza-vedere.html

domenica 22 dicembre 2019

Quando il Dio-Bambino





Quando il Dio-Bambino, che nelle sue Manine teneva il Mondo intero, le protese compassionevole alla Madre, terra e cielo si fermarono in somma venerazione. Quando colui che era venuto a scaldare con il suo amore tutte le creature assiderate dal freddo della morte si scaldava al fiato del bue e dell'asino legati nella stalla, anche gli alberi vegliavano.

Pavel Aleksandrovič Florenskij (1882-1937), matematico, filosofo e presbitero russo

sabato 21 dicembre 2019

Le favole...




Le favole non servono a spiegare ai bambini che i draghi esistono. Questo i bambini lo sanno benissimo da soli. Le favole servono a spiegare ai bambini che i draghi possono essere sconfitti.


Gilbert Keith Chesterton (1874-1936), scrittore britannico

venerdì 20 dicembre 2019

Il saggio






Un saggio potrebbe fare diverse volte il giro del mondo all'interno della sua casa, senza mai uscire dalla sua cella. Sarebbe un vero saggio.

Marguerite Yourcenar (1903-1987), scrittrice francese

mercoledì 18 dicembre 2019

Tra due parole


Tra due parole, è la minore che va scelta, ossia la meno chiassosa, la più delicata e autentica.

Paul Valéry (1871-1945), poeta e scrittore francese

martedì 17 dicembre 2019

La famiglia è cambiata

La famiglia è cambiata negli anni. […] 
Se certe madri d’oggi, invece di andarsene in palestra con le amiche, stessero un po’ più col marito e figli, la loro famiglia non vacillerebbe tanto.
                       Virna Lisi (1936-2014), attrice italiana

lunedì 16 dicembre 2019

L'amore...

L'amore è inventare l'altro con tutta la nostra fantasia e con tutte le nostre forze, senza cedere di un millimetro alla realtà.
Gianrico Carofiglio (1961), scrittore che è stato magistrato e politico italiano
(da Il silenzio dell'onda)

domenica 15 dicembre 2019

Quando le tue gambe sono stanche

Quando le tue gambe sono stanche, cammina con il cuore… 
Paulo Coelho (1947), scrittore e poeta brasiliano.

sabato 14 dicembre 2019

Non sono mai riuscito a capire...





Non sono mai riuscito a capire se le belle persone abbiano una tendenza innata a far crescere le rose o se siano le rose nel loro crescere a rendere belle le persone.

                                       Roland A. Beowne

venerdì 13 dicembre 2019

Santa Lucia


…Lucia, la santa patrona di Siracusa. Lei aveva incontrato Gesù e per questo ha rifiutato di sposare il funzionario romano a cui era promessa sposa. E fu lui a denunciarla come cristiana. Venne decapitata. Nonostante i sedici secoli che ci separano dal suo martirio oggi “santa Luciuzza” è molto amata direi che il suo esempio è attualissimo, come una che ha saputo vedere e scegliere. Viene considerata la protettrice della vista perché secondo una leggenda, durante il martirio le furono strappati gli occhi. Il non saper “vedere”, discernere tra bene e male oggi costituisce un problema. Direbbe Chesterton, che la cosa grave non è tanto che l’uomo non creda ma che creda a tutto. È un’arte quella di aiutare a vedere, un’arte socratica, già che siamo nella Magna Grecia. 


Brano preso dal mio Nessuna notte è infinita
biografia di Sergio Infantino.  

giovedì 12 dicembre 2019

Nella comunicazione




Nella comunicazione la cosa più importante è 
ascoltare ciò che non viene detto. 

Peter Ferdinand Drucker  (1909-2005), scrittore, economista austriaco

mercoledì 11 dicembre 2019

Per porre domande ci vuole un genio

A dar risposte sono capaci tutti, 
ma a porre le vere domande ci vuole un genio.
                                                    Oskar Wilde 

martedì 10 dicembre 2019

La saggezza

La saggezza sta nel sapersi limitare e nel capire le proprie forze reali.

Pavel Aleksandrovič Florenskij (1882-1937), matematico, filosofo e presbitero russo

lunedì 9 dicembre 2019

Qualsiasi felicità




Qualsiasi felicità è un capolavoro: 
il minimo errore la falsa, 
la minima esitazione la 
incrina, 
la minima grossolanità la deturpa, 
la minima insulsaggine la degrada.

da Memorie di Adriano
Marguerite Yourcenar 

domenica 8 dicembre 2019

La Madre (Ungaretti)

E il cuore quando d’un ultimo battito
Avrà fatto cadere il muro d’ombra,
Per condurmi, madre, fino al Signore
Come una volta mi darai la mano.

In ginocchio, decisa,
Sarai una statua davanti all’Eterno,
Come già ti vedeva
Quando eri ancora in vita.

Alzerai tremante le vecchie braccia,
come quando spirasti
Dicendo: Mio Dio, eccomi.

E solo quando mi avrà perdonato,
Ti verrà desiderio di guardarmi.

Ricorderai d’avermi atteso tanto,
                                              E avrai negli occhi un rapido respiro.

Giuseppe Ungaretti (1888-1970), poeta scrittore e traduttore italiano

venerdì 6 dicembre 2019

Il destino dell'artista

La pena e la grandezza sono il destino dell’artista
Franz Liszt (1811-1886), compositore, pianista ungherese.

giovedì 5 dicembre 2019

Dio non risponde alle nostre domande







Spesso diciamo che Dio non risponde alle nostre domande;
in realtà siamo noi che non ascoltiamo le sue risposte.

C. S. Lewis (1898-1963), saggista e teologo britannico.

Monumento a Lewis a Belfast

mercoledì 4 dicembre 2019

Più il cuore si avvicina alla semplicità...





Più il cuore si avvicina alla semplicità, più è capace di amare liberamente e profondamente, senza riserve né paure. E quanto più ama senza riserve né paure, tanto più sa rendere elegante ogni piccolo gesto.

Paulo Coelho (1947), scrittore e poeta brasiliano.

martedì 3 dicembre 2019

La rosa non ha bisogno...




Una rosa non ha bisogno di predicare. 
Si limita a diffondere il proprio profumo.

Mahatma Gandhi

domenica 1 dicembre 2019

Parola di Vita - Dicembre 2019

«Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà» (Mt 24,42). 

In questo passo del vangelo di Matteo, Gesù prepara i discepoli al suo ritorno definitivo e inatteso, che li sorprenderà. 
Anche in quell’epoca storica esistevano molte difficoltà, guerre, sofferenze di ogni genere. Per il popolo di Israele la speranza si posava sull’intervento del Signore che avrebbe posto fine alle lacrime. L’attesa perciò non era motivo di spavento, ma piuttosto di sollievo, come tempo della salvezza. 
Qui Gesù ci indica un grande segreto: vivere bene l’attimo presente perché Egli stesso tornerà quando saremo al lavoro, occupati nelle cose normali del nostro quotidiano, quelle nelle quali spesso ci dimentichiamo di Dio, perché troppo presi dalle preoccupazioni per il domani. 

«Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà». 
Vegliare: è un invito a tenere gli occhi aperti, a riconoscere i segni della presenza di Dio nella storia, nel quotidiano, ed aiutare altri che vivono nel buio a trovare la strada della vita. 
L’incertezza sul giorno preciso dell’arrivo di Gesù mette il cristiano in atteggiamento di continua attesa; lo incoraggia a vivere l’attimo presente con intensità, amando oggi, non domani; perdonando ora, non dopo; trasformando la realtà in questo momento, non quando troverà tempo nella sua agenda piena di impegni. 
Meditando questa Parola, Chiara Lubich scriveva: «Hai osservato come in genere non 
vivi la vita, ma la trascini in attesa di un “dopo”, in cui dovrebbe arrivare il “bello”? Il fatto è 
che un “dopo-bello” deve arrivare, ma non è quello che tu ti aspetti. Un istinto divino ti porta 
ad attendere qualcuno o qualcosa che possa soddisfarti. E pensi magari al giorno di festa, o 
al tempo libero, o a un incontro particolare, terminati i quali poi non resti soddisfatto, 
almeno pienamente. E riprendi il tran tran d’una esistenza non vissuta con convinzione, 
sempre in attesa. La verità è che, tra gli elementi che compongono anche la tua vita, ve n’è 
uno da cui nessuno può scappare: è l’incontro a tu a tu col Signore che viene. Questo è il 
“bello” al quale inconsciamente tendi, perché sei fatto per la felicità. E la piena felicità può 
dartela solo lui».1

«Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà». 
Il Signore Gesù verrà certamente alla fine della vita di ognuno, ma già possiamo riconoscerlo realmente presente nell’Eucarestia da celebrare e condividere, nella sua Parola da ascoltare e vivere, in ogni fratello e sorella da accogliere, nella sua voce che parla nella coscienza. 
Ancora oggi la vita ci presenta tante sfide e ci chiediamo: «Quando finirà tutta questa sofferenza?». 
Non possiamo attendere passivamente un intervento del Signore: ogni momento va sfruttato per affrettare il Regno di Dio, il suo disegno di fraternità. Ogni piccolo gesto d’amore, ogni gentilezza, ogni sorriso donato trasforma la nostra esistenza in una continua e feconda attesa. 
Paco è cappellano in un ospedale in Spagna; sono tanti i degenti anziani, che a volte soffrono di gravi malattie degenerative. Racconta: «Bussando alla porta della stanza di un paziente anziano, che spesso urla contro la fede, ho un momento di esitazione, ma vorrei testimoniargli l’amore di Dio. Entro con il sorriso più bello che ho. Gli parlo con dolcezza, gli spiego la bellezza dei sacramenti. Gli chiedo se vuole riceverli; mi risponde: “Certo!”. Si confessa e riceve l’Eucarestia e l’Unzione degli infermi. Sto con lui ancora un po’. Quando lo lascio è sereno e la figlia, presente, è stupita». 
Letizia Magri 

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C. Lubich, Parola di Vita dicembre 1978, in eademParole di Vita, a cura di Fabio Ciardi (Opere di Chiara Lubich 5, Città Nuova, Roma, 2017) p. 123. 

sabato 30 novembre 2019

Parla un allenatore




Essendo specializzato in matematica, credevo che tutto fosse uguale alla somma delle sue parti, finché non ho cominciato a lavorare con le squadre. Poi, quando divenni allenatore, capii che il tutto non è mai la somma delle sue parti – è maggiore o minore, a seconda di come riescono a collaborare i suoi membri.

Chuck Noll (ex allenatore dei Pittsburgh Steelers)

giovedì 28 novembre 2019

Lo scopo di ogni scrittore








Quello che è lo scopo di ogni scrittore: comunicare un'impressione che non si potrà più dimenticare.

Marguerite Yourcenar 

martedì 26 novembre 2019

Nessuno conosce questa piccola Rosa

Nessuno conosce questa piccola Rosa,
Potrebbe essere un pellegrino
Se non l’avessi presa dai viottoli
e raccolta per te.
Solo un’Ape sentirà la sua mancanza –
Solo una Farfalla,
Affrettandosi da lontano –
per riposare nel suo seno –
Solo un Uccello si meraviglierà –
Solo una Brezza emetterà sospiro –
Ah Piccola Rosa – come è facile
per chi è come te, morire.


Emily Dickinson (1830-1886), poetessa statunitense.

lunedì 25 novembre 2019

È una follia...







È una follia odiare tutte le rose perché una spina ti ha punto, abbandonare tutti i sogni perché uno di loro non si è realizzato, rinunciare a tutti i tentativi perché uno è fallito.

Antoine de Saint-Exupéry

domenica 24 novembre 2019

Se tratti una persona come...




Se tratti una persona… come se fosse ciò che dovrebbe e potrebbe essere, diventerà ciò che dovrebbe e potrebbe essere.
                              
                                   Johann Wolfgang Goethe

sabato 23 novembre 2019

Nessun uomo è un'isola

Nessun uomo è un’isola, completo in se stesso; 
ogni uomo è un pezzo del continente, una parte del tutto.

John Donne (1572-1631), poeta e saggista inglese.


giovedì 21 novembre 2019

Ottimista e pessimista







L’ottimista vede la rosa e non le spine; 
il pessimista si fissa sulle spine, dimentico della rosa.

Kahlil Gibran

mercoledì 20 novembre 2019

Una zingara

Un amico mi racconta: 

All’ingresso del mercato una zingara chiedeva l’elemosina. Infastidito e quasi pieno di rabbia ho cercato di evitarla senza guardarla in faccia. 

Dopo aver fatto le mie spese di frutta, non mi ero accorto d’aver lasciato vicino al banco la mia borsa con il computer. La zingara mi segue veloce e mi dice che ho lasciato la borsa dal fruttaiolo. 

Grato e nello stesso tempo pieno di vergogna, la ringraziai con una mancia. Ancora una volta mi sono reso conto che essere guidati dai pregiudizi non mi fa restare nella realtà. 

domenica 17 novembre 2019

L'Autunno delle Nazioni

Ero per studi a Praga, prima della caduta del muro di Berlino. Una collega italiana, in occasione della visita del suo ragazzo, aveva preparato una cena e mi aveva invitato. C’era un altro italiano, Domenico, convinto comunista.
Dopo la festa, per strada, Domenico mi chiese cos’era stata per me la serata. Ho detto tutta la mia gratitudine per la collega che era riuscita a creare un bell’incontro e anche una buona cena. E lui: “La gratitudine non costruisce il futuro. Stasera io ho provato odio. Ci vuole odio verso chi ha qualcosa che tu non hai, per avere quell’energia che ti fa trasformare la realtà. Altrimenti non sposterai la storia neanche di un millimetro”. 
Mentre Domenico seguitava il suo comizio e bestemmiava contro chi poteva permettersi qualcosa che lui non aveva, mi rendevo conto di quanto fossimo lontani. 
Non sono propenso a fare polemiche politiche, perché non mi sento preparato e perché da cristiano ho scoperto altri sentieri che conducono alla verità.  
Ascoltai Domenico con più “cuore” e vidi che ne fu grato. Così ha finito il suo monologo.
Quando poi ho attraversato da solo il Ponte Carlo, quelle statue annerite dal tempo mi sono apparse muti spettatori della triste farsa della storia, un “valzer degli addii” rubando il titolo a un romanzo di Kundera. Quei testimoni del divenire sembrarono spronarmi a immedesimarmi in Domenico per capire cosa ci fosse dietro le sue convinzioni e fargli sentire la mia amicizia, prima di ogni altra convinzione. Quegli anni sono lontani. Per le ideologie non si alza più la voce.
Anche le figure possenti e muscolose dei monumenti del realismo che simboleggiano progresso, libertà, lavoro, sono state rimosse da quasi tutte le città del blocco sovietico. Nella periferia di Budapest hanno trovato pace in un parco che si può visitare come uno zoo di animali preistorici. Vi sono stato anch’io perché un collega curioso del Pantheon comunista mi aveva chiesto di accompagnarlo. Da storico mi aiutava a leggere la retorica che maschera ogni potere. Anche la Roma del fascismo ne è un esempio.
In questo autunno nei Paesi che un giorno hanno costituito l’Unione Sovietica si ricorda il crollo del comunismo. Tre decenni, una generazione. Le celebrazioni hanno il carattere di un album fotografico presentato a chi di quei giorni non sa quasi più niente. Un passato volutamente rimosso oppure sostituito o oscurato da nuovi problemi economici e sociali che invadono quell’orizzonte che una volta era tracciato come il sole che sorge per illuminare e dare inizio a un mondo nuovo. 
Vivevo in Ungheria dagli anni Ottanta, allora paese satellite della Russia Sovietica, e circolavano le scontate battute che miravano a distruggere l’immagine del Paese dominante. Grande silenzio dei media quando, nell’aprile 1986 avvenne in Ucraina il disastro di Černobyl'. Un amico fisico, che aveva strumenti adatti, mi suggerì di evitare ortaggi (in quella stagione già molto scarsi) e di non bere latte. Dell’inquinamento radioattivo si parlava sottovoce. Più che la salute dell’uomo era più importante la facciata dell’Unione Sovietica di cui l’Ucraina faceva parte. Più che la nube radioattiva, il tabù della superpotenza copriva quella parte del mondo chiamata in occidente Oltrecortina. Per la mia attività di traduttore ho collaborato con una regista la quale mi confidò che, anche se era difficile far carriera, non era voluta entrata nel Partito Comunista perché non aveva l'intenzione di far parte della minoranza. Mi resi conto allora che per entrare in un paese straniero non basta un visto, ma è necessaria una chiave che ti permetta di addentrarti nel cuore delle contraddizioni, dei paradossi. In Ungheria, nel 1988 il “pacchetto democratico” aveva favorito le imprese private. Perfino nella lingua era stato coniato un aggettivo che indicava i prodotti di ditte non di stato, autonome. 
Il governo riformista che aveva destituito Kádár, aveva aperto a fine agosto 1989, le frontiere a quei tedeschi dell’allora DDR che venivano a trascorrere le vacanze al lago Balaton, il “mare” dell’Ungheria, e alla fine di settembre furono più di 30.000 a scappare verso l’Ovest.
Quella stagione chiamata “Autunno delle Nazioni” registrò un’ondata rivoluzionaria in diversi Paesi del Patto di Varsavia. Nel giro di pochi mesi il regime comunista fu ribaltato. Una targa che si trova a Praga in modo sintetico, ma storico, riferisce la durata del percorso della caduta: Polonia 10 anni; Ungheria 10 mesi; DDR (Germania est) 10 settimane; Cecoslovacchia 10 giorni e, aggiunta dopo, la Romania, 10 ore, l’unico Paese del blocco orientale che rovesciò il regime in modo violento. La novena di Natale 1989 resta indimenticabile. 
Il pastore riformato László Tőkés venne arrestato da parte della Securitate, la polizia segreta, per le sue omelie contro il regime. Fu quello l’inizio della rivolta conclusasi con un sommario e plateale processo a Ceaușescu e alla moglie. Tutto il mondo, polarizzato come da un campionato di calcio, ne ha potuto seguire le raccapriccianti immagini.
Il 3 dicembre 1989 a Malta, un summit delle due superpotenze mondiali, USA e URSS, segnò la fine della guerra fredda.
E oggi? Una scena parlerebbe da sola e potrebbe essere una risposta ad ogni violazione della dignità umana: era il 17 di novembre 1989. A Praga, una manifestazione pacifica di giovani venne repressa violentemente mentre loro continuarono a offrire fiori e… superiorità. 
Ora nella capitale boema quella strada che ha visto “risplendere” l’eroismo è segnata da un’infinità di lumini accesi spontaneamente e silenziosamente dai cittadini.

sabato 16 novembre 2019

La noia... assenza del nuovo

La noia è l’assenza del nuovo. Non intendo «nuovo» in opposizione a «vecchio» ma a «sempre uguale». Qualcosa è nuova non quando è «la più recente», ma quando è «inesauribile». Il modello «più recente» di un oggetto mi illude, ma è già vecchio quando lo compro e comincio a usarlo, mentre «nuovo» è ciò che si rinnova di continuo grazie a una interna energia vitale, come gli anelli di un albero che si formano, di anno in anno, attorno al suo centro. «Non nuovo» è tutto ciò che non può dare più nulla: è esaurito, a prescindere dall’età. Una sonata di Beethoven, un quadro di Van Gogh, un canto di Dante, il volto della persona amata, sono sempre nuovi perché danno qualcosa di più ad ogni incontro, non si esauriscono come un «tormentone» che dura una stagione. Gli autori del nuovo non sono semplici «innovatori», ma coloro che hanno costruito, per tutti, un pozzo a cui attingere dalla vita vera.
                                 Alessandro D’Avenia