venerdì 31 marzo 2023

Parola di Vita - Aprile 2023


 «Rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra» (Col 3,2).

Erano appena nate le prime comunità cristiane e già sorgevano dei contrasti dovuti a false interpretazioni del messaggio evangelico. Paolo, che si trovava in prigione, viene a conoscenza di questi problemi a Colosse e così scrive a questa comunità.

Si può comprendere meglio la Parola di Vita di questo mese se viene letta all’interno del brano in cui si trova: «Se dunque siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio; rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra. Voi infatti siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio!» (1).

Per superare questi contrasti, Paolo invita a rivolgere il nostro pensiero, tutto il nostro essere a Cristo che è risorto. Infatti nel battesimo, siamo anche noi morti e risorti in Cristo. Possiamo vivere “nel già e non ancora” questa vita nuova.

«Rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra».

Ovviamente questa possibilità non è ottenuta una volta per sempre, ma va continuamente ricercata in un cammino impegnativo che dura l’intera esistenza. Significa puntare verso l’alto la nostra vita. Cristo ha portato infatti sulla terra la vita del cielo e la sua Pasqua è l’inizio della nuova creazione, di una umanità nuova. Sarebbe questa la logica conseguenza di chi sceglie di vivere il Vangelo: una scelta che cambia totalmente la nostra mentalità, rovescia l’ordine, le finalità che il mondo ci propone, ci libera dai condizionamenti facendoci sperimentare un mutamento radicale. In fondo Paolo non svaluta le “cose della terra” perché, da quando il cielo ha toccato la terra con l’Incarnazione del Figlio di Dio, tutto è stato rinnovato (2).

«Rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra».

«Che cosa sono le “cose di lassù”?», scrive Chiara Lubich. «Quei valori che Gesù ha portato sulla terra e per i quali si distinguono i suoi seguaci. Sono l’amore, la concordia, la pace, il perdono, la correttezza, la purezza, l’onestà, la giustizia, ecc. Sono tutte quelle virtù e ricchezze che offre il Vangelo. Con esse e per esse i cristiani si mantengono nella loro realtà di risorti con Cristo. […] E come si fa a tenere il cuore ancorato al cielo, vivendo in mezzo al mondo? Lasciandoci guidare dai pensieri e dai sentimenti di Gesù il cui sguardo interiore era sempre rivolto al Padre e la cui vita rifletteva in ogni istante la legge del Cielo che è legge d’amore» (3).

«Rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra».

La presenza dei cristiani nel mondo si apre coraggiosamente alla vita nuova della Pasqua. Sono donne e uomini nuovi che non sono del mondo (4) ma che vivono nel mondo con tutte le difficoltà presenti. Così si diceva dei primi cristiani: «Dimorano sulla terra, ma hanno la loro cittadinanza in cielo. […] Come è l’anima nel corpo, così nel mondo sono i cristiani» (5).

La scelta coraggiosa e tutta evangelica di un operaio che decide di aiutare un suo collega appena licenziato, provoca a cascata una catena di gesti di fraternità mossi dalla sua testimonianza. «In fabbrica hanno distribuito delle lettere di licenziamento una delle quali indirizzata a Giorgio. Conoscendo le sue precarie condizioni economiche lo invito a tornare con me nell’ufficio del personale: “Io sto meglio di lui – dichiaro –, mia moglie ha un lavoro. Licenziate piuttosto me”. Il capo promette di riesaminare il caso. Quando usciamo, Giorgio mi abbraccia commosso. Il fatto naturalmente passa di bocca in bocca e altri due operai, pressappoco nelle stesse mie condizioni, si offrono al posto di altri due licenziati. La direzione è costretta a un ripensamento sui metodi di scelta dei licenziamenti. Essendo venuto a conoscenza del fatto, il parroco lo racconta durante l’omelia della domenica, senza fare nomi. Il giorno dopo mi fa sapere che due studentesse sono andate a portargli tutti i loro risparmi per gli operai in difficoltà, dichiarando: “Anche noi vogliamo imitare il gesto di quell’operaio”» (B. S. – Brasile) (6).

A cura di Patrizia Mazzola e del team della Parola di Vita

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1 Col 3,1-3.
2 Cf. 2Cor 5,17: “Quindi se uno è in Cristo, è una creatura nuova; le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove”.
3 C. Lubich, Parola di Vita aprile 2001, in eadem, Parole di Vita, a cura di Fabio Ciardi (Opere di Chiara Lubich 5; Città Nuova, Roma 2017) pp. 640-641.
4 Cf. Gv 15,18-21.
5 A Diogneto 5,5-6,1, in I Padri Apostolici, a cura di A. Quacquarelli, Città Nuova, Roma 20012, pp. 356-357. 6 Esperienza tratta dal sito www.focolare.org.

 

lunedì 27 marzo 2023

Il dramma non è catartico


 
Carissimi amici, 

è da più d'un anno che in Ucraina si combatte una guerra che sembra dipenda dal sì o dal no di qualcuno. Quel sì e quel no sono interessi, commercio di armi, ristabilimento di vecchie glorie, gonfiore di potenza... e intanto spariscono dalla scena uomini, donne bambini, anziani. Guerrieri di varie bandiere e civili, combattenti e gente che dorme in casa... 

Le invocazioni di Papa Francesco non arrivano a toccare il cuore di chi ha in mano il gioco delle armi. 

Certo non è la prima guerra che scoppia, la storia ne elenca da tempi immemorabili. Si direbbe che il progresso ha sempre avuto un fondale di guerra e sangue. 

È soltanto in questa direzione che avanza l'evoluzione dell'umanità?

Ho un amico ucraino. L'ho incontrato dopo mesi che non lo vedevo. Non abbiamo parlato della guerra ma ho notato in lui un silenzio che prima non possedeva in tal modo. Una specie di "perché" soffocato che non conosce risposte, uno sguardo verso un orizzonte dove ogni linea è cancellata. 

Quel silenzio mi accompagna e mette a tacere i politologi che sanno tutto sulle armi, sulla politica, sulle strategie militari e, guardano come un film muto scene raccapriccianti e apocalittiche. Sì, è meglio per loro zittire l'audio perché il grido degli innocenti disturba la scena. 

Non so cosa dire, so solo che il dramma non è più catartico.  

martedì 21 marzo 2023

Signore, aiutaci a vivere l'oggi...

Signore,
aiutaci a vivere l'oggi,
a non indugiare nel passato.
Ciò che è stato è stato,
e tutto il mio rammarico
non lo farà risorgere.
Il momento immediatamente presente
è quasi sempre tollerabile.
Soltanto il rimpianto del passato
e l'apprensione del futuro
lo rendono insopportabile.
Adattarsi alle circostanze
è assai più facile
che piegarle alla nostra volontà.
Aiutaci a capire
che accettare il dono di ogni giorno
è lasciarsi guidare
docilmente da Te.

 

                Soren Kierkegaard

  

martedì 14 marzo 2023

Ho la mia missione...

Dio mi ha creato perché gli rendessi un particolare servizio; mi ha affidato un lavoro che non ha affidato ad altri. Ho la mia missione, che non saprò mai in questo mondo, ma mi sarà detta nell'altro. Non so come, ma sono necessario ai suoi fini, necessario nel mio posto co­me un Arcangelo nel suo; se, però, vengo meno, egli ne può far nascere un altro, cosi come può cambiare le pietre in figli di Abramo. Ciononostante ho una parte in questa grande opera; sono un anello della catena, un legame di parentela tra le persone. Non mi ha creato per nulla. Io farò il suo lavoro; sarò un angelo di pace, un predicatore di verità stando al mio posto, senza averne l'intenzione, se soltanto ne osservo i comandamenti e lo servo nella mia vocazione.

Avrò, perciò, fiducia in lui. Qualsiasi cosa e dovunque io sia, non posso mai essere buttato via. Se sono ammalato, la mia malattia può servire a lui; se mi trovo in perplessità, la mia perplessità può servire a lui; se sono nel dolore, il mio dolore può servire a lui. La mia malattia, o perplessità, o dolore possono essere cause necessarie di qualche grande disegno il quale è completamente al di sopra di noi. Egli non fa nulla inutilmente; può prolungare la mia vita, può abbreviarla; sa quello che fa. Può togliermi gli amici, può gettarmi tra estranei, può farmi sentire desolato, può far sì che il mio spirito si abbatta, può tenermi celato il futuro, e tuttavia egli sa quello che fa.

O Adonai, o governatore di Israele, tu che guidasti Giuseppe co­me si guida un gregge, o Emanuele, o Sapienza, io do me stesso a te; confido interamente in te. Tu sei più saggio di me, più affezionato a me di quello che non sia io a me stesso. Degnati di attuare in me i tuoi alti progetti, qualunque essi siano; lavora in me e attraverso me. Io sono nato per servire te, per essere tuo, per essere un tuo strumento. Fammi essere il tuo strumento cieco. Non ti chiedo di vedere, non ti chiedo di sapere, ti chiedo semplicemente di essere messo all'opera.

John Henry Newman, Meditazioni e Preghiere a cura di Giovanni Velocci, Jaca Book, Milano 2002, pp. 38-39. 

 

mercoledì 8 marzo 2023

Come se fosse l'ultimo giorno


È passato un anno e la guerra non pare abbia spiragli di pace. 
Proprio in questi giorni leggendo Bonhoeffer mi è sembrato che nella situazione in cui lui si è trovato, tanto simile a chi è in guerra o sfollato per un terremoto, vivere il proprio giorno come fosse l'unico, è un consiglio di valore e di grande sostegno: 


Finora ci era sembrato che fosse un diritto inalienabile della vita umana quello di poter progettare un piano di vita, sia dal punto di vista professionale che individuale. Ma le cose sono cambiate. Dalla potenza delle circostanze siamo stati cacciati in una situazione nella quale dobbiamo rinunciare a “pensare al domani” (Mt 6, 34) … 

La forzata rinuncia a pianificare il futuro significa per i più l’irresponsabile, leggera o rassegnata limitazione al momento… Ci rimane soltanto lo stretto sentiero, spesso ancora da scoprire, di prendere ogni giornata come fosse l’ultima e di vivere con fede e senso di responsabilità, come se ci attendesse ancora un grande futuro.

 

Dietrich Bonhoeffer tratto da Resistenza e resa. 

martedì 7 marzo 2023

Fidati del tempo!


 Fidati del tempo. Il tempo è musica; e lo spazio da cui la musica suona è il futuro. Suono dopo suono la sinfonia si crea in una dimensione che inventa sé stessa, che di continuo, da un’insondabile provvista di tempo, si mette a disposizione. C’è spesso mancanza di spazio: troppo poco è la pietra per la statua, la piazza non contiene tutta la folla. Ma quando mai il tempo è mancato? Quando mai è finito come un filo troppo corto? Il tempo è lungo quanto la grazia. Affidati alla grazia del tempo. Tu non puoi interrompere una musica per afferrarla e portartela a casa: lasciala fluire e fuggire, non la capiresti altrimenti. Non la puoi raccogliere in un unico bel accordo e possederla una volta per sempre. Pazienza è la prima virtù di colui che vuole capire. E la seconda è rinuncia. Poiché vedi: tu non comprendi l’arco e lo slancio della melodia prima che l’ultimo suono non sia esaurito. Soltanto adesso che tutta è stata suonata puoi guardare dall’alto gli accenti arcani, gli archi in tensione e le curve della distanza; solo ciò che sprofonda nell’udito sale nel cuore. E dunque, e tuttavia: tu non afferri invisibile nell’unità dello spirito ciò che non hai sentito sensibile con tutti i tuoi sensi. Così l’eterno è al di sopra del tempo, ed è la sua messe, e diventa e si realizza tuttavia solo nel mutamento del tempo.

 

Hans Urs von BalthasarIl cuore del mondo, Jaca Book, Milano 2006, p. 20.

domenica 5 marzo 2023

Dov'è finita la verginità delle parole...


 Dove è finita la verginità delle parole, l’arditezza dei sogni, l’unicità del tu? 

Dove si sono impantanati i passi che correvano, le mani che attendevano?

Un “tu” prezioso ha smontato i sogni, ha fatto scoppiare le parole, ha bloccato il mio passo e mi ha detto: “Tutto è stato una scala per farti arrivare qui. Tutto è stato riflesso, balenio della mia voce che ti diceva e parlava ma non potevi capire, non potevi.

Ora sei qui amore dell’Amore. Non stupirti del caleidoscopio. 

Tutti i volti sono veri. 

Tutti sanno, tutti attendono.

Mi guardi incredulo e pensieroso. Non c’è gioia che ti contenga né paura che ti distragga. 

Sai soltanto che la tua compiuta contemplazione è l’unica vita di sempre.

Ma… ci sono i fiori nati dal tuo sole e dal tuo sguardo che oltrepassava l’orizzonte.

Eccoti al cuore del Cuore, eccoti al sì che dà il ritmo al battito eterno: il tuo… che è mio”.

                                    Gianni Madore


Foto di Gennaro Musella

venerdì 3 marzo 2023

Tutti gli adulti


 




Tutti gli adulti sono stati dei bambini.

Ma pochi di loro se lo ricordano.

Antoine de Saint-Exupéry