domenica 28 marzo 2021

Un mistero da vivere


 

La vita non è un problema da risolvere. È un mistero da vivere. 


Soren Kierkegaard (1813-1855), filosofo e teologo danese

martedì 23 marzo 2021

Hana Hegerová


 Ha finito la sua "carriera" nel tempo, proprio oggi, Hana Hegerová (1931 - 23 marzo 2021). Un'attrice, una cantante singolare, una donna che sapeva vivere e aprire orizzonti di poesia. 

Famosa e amata nella Repubblica Ceca e nella Slovacchia (da dove era originaria) per la sua grande capacità interpretative. È stata anche attrice!

Ho avuto occasione di conoscerla personalmente quando studiavo a Praga. In quegli anni, con la primavera di Praga, le era stato impedito di cantare perché non era allineata con le ideologie imperanti. Ma si esercitava ogni mattina a cantare. La sua voce infatti è riconoscibile per la chiarezza dell'espressione. 

Cantava in francese, in inglese oltre che in ceco e slovacco. Preferiva parlare francese con me, non per la qualità del mio ceco, ma perché lei cantava i successi di Edit Piaf e Jacques Brel. 

Una donna semplice, e per questo grande. 

Ha cantato finché ha potuto. Perfino "I mulini dei ricordi" del nostro Enzo Jannacci. 

Oggi, tanti amici, sapendo quando la stimassi, mi hanno comunicato la sua morte. 

In me c'è gratitudine perché Hana, con le sue canzoni, ha dato sfondo poetico a un periodo importante della mia vita.

sabato 20 marzo 2021

La vita...


 



La vita può essere capita solo all’indietro ma va vissuta in avanti.


Soren Kierkegaard (1813-1855), filosofo e teologo danese

venerdì 19 marzo 2021

San Giuseppe

 A tutti i Giuseppe, Peppino, Peppe, Beppe, Pino, Pippo, Giuseppina, Pina, Pinella, Beppina...

e a tutti i papà!

Quanti amici col nome del grande Giuseppe, custode di mistero e amore. 

Auguri, cioè desidero per voi il massimo di quello che chiedete. 


 

giovedì 18 marzo 2021

Le opinioni altrui


 Non lasciare che il rumore delle opinioni altrui soffochi la tua voce interiore.

                                                                     Steve Jobs


mercoledì 17 marzo 2021

Momenti di buio




 “Nella vita ci sono momenti di buio. Troppo spesso pensiamo che possano capitare non a noi, ma solo a qualcun altro, in un altro paese, magari di un continente lontano. Invece, nel tunnel della pandemia ci siamo finiti tutti. Dolore e ombre hanno sfondato le porte delle nostre case, hanno invaso i nostri pensieri, aggredito i nostri sogni e programmi”.

                                                             Papa Francesco 


https://www.lastampa.it/topnews/primo-piano/2021/03/14/news/il-papa-e-la-vita-dopo-il-virus-ecologia-e-solidarieta-i-pilastri-del-nuovo-mondo-1.40023014

domenica 14 marzo 2021

Chiara Lubich - un dono di Dio all'umanità


Questo articolo, che ho scritto per Új város, la Città Nuova ungherese, è un grazie a Chiara. Nella foto Chiara con le prime focolarine 

Chiara Lubich un dono di Dio all’umanità

 

Nel film Gesù di Nazareth di Zeffirelli c’è una scena che, indipendentemente da un’angolatura storica, esprime una realtà. Con Gesù gli apostoli hanno attraversato il lago di Tiberiade e di notte Pietro parla della moglie che gli chiedeva quando sarebbe tornato e le aveva risposto che sarebbe tornato in primavera. Matteo interviene: “Perché la inganni e inganni te stesso? … lo sai benissimo, non la rivedrai più (…) Non tornerai più, mai. Non andrai più a pescare, né a ubriacarti e non rivedrai mai più Cafarnao, come tutti noi. Non saremo più gli stessi, Simon Pietro. La vita di tutti gli uomini cambierà in questo mondo e noi sappiamo il perché. Siamo i primi a saperlo”. Si potrebbe applicare questa frase alle prime focolarine che hanno seguito Chiara Lubich nella fondazione di un’Opera protesa a incarnare un desiderio di Gesù “Che tutti siano uno”. Dio portava nella storia quello che le mancava: l’unità. 

“Noi siamo i primi a saperlo”. Questa segreta convinzione sembra la musica di sottofondo che ha accompagnato la vita delle prime e dei primi che hanno seguito Chiara. Contagiati dal suo entusiasmo, trovavano certezza e garanzia in quello che lei diceva. Era credibile perché era vera. Una donna interiormente “guidata” dallo Spirito. 

I primi di gennaio in Italia è stato realizzato per la TV un film dal titolo Chiara Lubich - l’amore vince tutto. L’audience che ha superato sorprendentemente le trasmissioni più seguite, è stato un segnale che ha manifestato che il messaggio legato all’esperienza di Chiara e del Movimento dei Focolari risponde a un’esigenza dell’umanità riassunta nelle parole che Chiara ripeteva negli ultimi mesi della sua vita: “Siate una famiglia!”

La storia di ogni membro del movimento ha lo stesso inizio che ha avuto per Chiara: la presa di coscienza che Dio è Amore ed ha un progetto di piena felicità per ogni uomo. Così è stato anche per me. 

Quando torno ad Agrigento, la città della Sicilia dove sono nato, mi capita di chiedermi come mai sia toccata a me, e non ad amici molto più bravi di me, la sorte di imbattermi nel Movimento dei Focolari e decidere di dare la mia vita per la realizzazione dei suoi scopi. Sono passati vari decenni da un incontro che ha scompaginato il mio modo di classificare gli eventi ed ho cominciato a veder sventagliarsi, giorno dopo giorno, impensate sorprese. Come quando in riva al mare mi è capitato di sollevare una pietra e scoprire un pullulare di vita non immaginato. L’incontro con i Focolari mi ha svelato quanta vita e possibilità ci fossero in me stesso.

Alla fine dell’ultimo anno del liceo successe qualcosa: tre focolarini vennero nella mia città a parlare del Movimento a un piccolo gruppo che si incontrava in una parrocchia. Com’era diverso il contenuto dei loro discorsi e come era inevitabile il paragone con altri! Avvertivo che loro avevano esperienza del soprannaturale, avevano abitudine al sacro, non alla religiosità, non ad una devozione, ma ad una sacralità che si nutriva della loro stessa vita quotidiana. Avevo trovato in loro una limpida corrispondenza tra quello che raccontavano e il modo di rapportarsi fra loro e con noi. Vidi persone realizzate e fui certo che con loro potesse prendere vita una parte della mia esistenza che rischiava altrimenti di atrofizzarsi. 

Ci raccontarono di Chiara Lubich e di alcune sue amiche che, sotto le bombe della Seconda Guerra Mondiale a Trento, si erano chieste quale fosse il perché dell’esistenza e se ci fosse un ideale che nessuna bomba avrebbe potuto annientare. La risposta la sentirono in loro stesse: è Dio. Decisero di fare di Dio il perché, lo scopo della loro vita. I focolarini riferivano che la scoperta stava nella constatazione che tutto quello che accade è previsto o permesso da Dio, dal suo amore per ciascuno di noi. Ma per rimanere in questa visione delle cose bisognava vivere le parole di Gesù: “Amatevi come io vi ho amato”; “Perdona chi ti fa del male”; “Non giudicare”; “…se uno non rinasce dall'alto, non può vedere il regno di Dio”. 

In mezzo allo schianto della guerra, Chiara con le sue amiche compresero che vivere secondo i suggerimenti di Gesù era la piena realizzazione della loro vita e, se fossero morte sotto le bombe, avrebbero voluto essere sepolte in un’unica tomba con, al posto dei loro nomi, soltanto “Noi abbiamo creduto all’amore”.

Mariano, uno dei focolarini incontrati, forse perché aveva notato la mia positiva reazione, tornò per incontrarmi. In una di queste occasioni, improvvisamente, senza una connessione logica con quello che stava dicendo, fermò il suo passo, mi guardò negli occhi e disse: "Tanino, tu lo sai che Dio ha dei grandi disegni su di te?"

Una frase strana, inconsueta. Quelle parole entrarono nel cuore. In quel momento, penso, ricevetti il dono della fede e compresi cosa poteva essere stato per Chiara e le prime compagne scoprire un nuovo volto di Dio.

Fino a quel momento avevo di Dio le immagini del catechismo. Me lo raffiguravo come un burbero, barbuto amministratore che alla fine della vita mi avrebbe presentato un conto, il bilancio sulla mia vita, minuziosamente e puntigliosamente registrata. Era l'onnipotente, seduto su un trono lontanissimo, che premiava chi aveva compiuto opere eroiche, chi aveva sopportato con gioia di essere bruciato vivo, chi si era prodigato per gli altri senza misura. Ma che lui avesse già un progetto su di me, che si fosse accorto di me prima che io avessi compiuto qualcosa di grande, mi disorientava. Non mi sembrava neanche giusto, eppure quelle parole le sentivo vere. Ebbi la sensazione di svegliarmi da un lungo sonno. 

Mi vidi in relazione a un invisibile qualcuno, vero e vivo. Quel qualcuno era riuscito a dirmi il suo amore. “Dio mi ama!” gridai rivolto al mare, dove andavo a confidare i miei pensieri. L’idea che Dio mi pensasse, che avesse dei progetti su me fu peggio di un terremoto. Mi iniettava nel sangue un’impaziente euforia, quasi come se mi avessero consegnato le chiavi di una cassaforte che già possedevo.

Ero talmente preso da quest'idea che gli esami di maturità, sempre temuti, non mi spaventavano più. Piuttosto che agli esami pensavo a quel qualcuno che aveva spazzato via anche la paura.

Cominciò così una nuova stagione della mia vita e scelsi di vivere con Chiara. 

Sono passati molti decenni da quel momento. Ho avuto occasione di incontrare più volte Chiara, di parlare con lei: una donna semplice, concreta, delicatissima e forte, una donna che guardandomi vedeva oltre me stesso e mi aiutava ad essere come Dio mi vede. L’ho vista fondare, perfezionare un’Opera che crea dialoghi dappertutto e con chiunque. Sono stato in varie parti del mondo e dappertutto ho visto che sta crescendo nel silenzio un modo di pensare la vita su una base di fiducia in Dio e di conseguenza con un cuore misericordioso verso gli altri.

Sono passati 13 anni dalla sua partenza per il Paradiso e quello che mi stupisce sempre è che la sua vita fu una reale profezia, cioè capacità di vedere la storia con gli occhi di Dio. Chiara è un dono di Dio all’umanità, a ciascuno.

martedì 9 marzo 2021

Il segreto per andare avanti



 Il segreto per andare avanti è iniziare. 

Mark Twain (1835-1910), scrittore statunitense. 


sabato 6 marzo 2021

La saggezza


 La saggezza non è altro che la scienza della felicità

Denis Diderot (1713-1784), filosofo, enciclopedista e scrittore francese.


giovedì 4 marzo 2021

Perdonare


 


Colui che non riesce a perdonare gli altri, 


rompe il ponte su cui lui stesso deve passare.

Confucio

 

(questa affermazione di Confucio, ripresa da molti autori, me la manda un lettore del blog che ha notato la mia "assenza". Lo ringrazio per la sua amicizia)

martedì 2 marzo 2021

Parola di Vita - marzo 2021

 

“Fammi conoscere, Signore, le tue vie, insegnami i tuoi sentieri” (Sal 25 [24],4)

 

Questo salmo ci presenta un uomo che si sente circondato da pericoli e minacce. Ha bisogno di trovare la strada giusta, che lo porti finalmente al sicuro. A chi chiedere aiuto?

Nella coscienza della propria fragilità, finalmente alza gli occhi e grida al Signore, al Dio di Israele, che mai ha abbandonato il suo popolo, ma anzi lo ha guidato attraverso il lungo viaggio nel deserto fino alla Terra promessa.

L’esperienza del camminare fa rinascere nel viandante la speranza, è l’occasione privilegiata di una nuova intimità con Dio, di abbandono fiducioso al Suo amore fedele, nonostante la propria infedeltà.

Nel linguaggio della Bibbia, camminare con Dio è anche una lezione di vita, è imparare a riconoscere il suo disegno di salvezza.

“Fammi conoscere, Signore, le tue vie, insegnami i tuoi sentieri”.

 Spesso, dopo aver percorso le strade della nostra presunta autosufficienza, ci troviamo disorientati, confusi, più consapevoli dei nostri limiti e delle nostre mancanze. Vorremmo ritrovare la bussola della vita, e con essa il percorso verso la meta.

Questo Salmo ci dà un grande aiuto; ci spinge all’esperienza nuova o rinnovata dell’incontro personale con Dio, alla fiducia nella sua amicizia.

Ci dà il coraggio di essere docili ai suoi insegnamenti, che ci invitano costantemente ad uscire da noi stessi per seguirlo sulla via dell’amore, che Egli stesso percorre per primo per incontrarci.

Può essere una preghiera che ci accompagna durante la giornata e fa di ogni momento, gioioso o doloroso, una tappa del nostro cammino.

“Fammi conoscere, Signore, le tue vie, insegnami i tuoi sentieri”.

In Svizzera, Hedy, sposata e madre di quattro figli, da tempo cerca di vivere la Parola, ora è gravemente ammalata; sa che sta per arrivare alla meta del suo cammino sulla terra.

La sua cara amica Kati racconta: «Durante ogni visita, anche con il personale di cura, Hedy è sempre rivolta verso l’altro, si interessa a lui, sebbene per lei ora sia diventato molto difficoltoso il parlare. Ringrazia tutti di essere lì e dona la sua esperienza. Lei è solo Amore, un vivo Sì alla volontà di Dio! Attira tante persone: amici, parenti, sacerdoti. Tutti sono profondamente colpiti dalla sua attenzione verso tutti i visitatori e dalla sua forza, frutto della fede nell’amore di Dio».

Chiara Lubich ha parlato della vita come di un “santo viaggio”[1]: «[…] Il "santo viaggio" è il simbolo del nostro itinerario verso Dio. […] Perché non fare dell'unica vita che abbiamo, un viaggio, un viaggio santo, perché Santo è Colui che ci attende. […] Anche chi non ha un preciso credo religioso può fare della sua vita un capolavoro, intraprendendo con rettitudine un cammino di sincero impegno morale. […] Se la vita è un "santo viaggio" lungo il tracciato della volontà di Dio, il nostro cammino domanda di progredire ogni giorno. […] E quando ci fermiamo? […] Dobbiamo abbandonare l'impresa, scoraggiati dai nostri sbagli? No, in questi momenti la parola d'ordine è "ricominciare" […] ponendo tutta la fiducia nella grazia di Dio più che nelle nostre capacità. […] E soprattutto camminiamo insieme, uniti nell'amore, aiutandoci gli uni gli altri. Il Santo sarà in mezzo a noi e Lui si farà nostra "Via". Lui ci farà capire più chiaramente la volontà di Dio e ci darà il desiderio e la capacità di attuarla. Uniti tutto sarà più facile ed avremo la beatitudine promessa a chi intraprende il "santo viaggio"»[2].

Letizia Magri

[1] Cf.  Sal 84(83),6: “Beato chi trova in te la sua forza e decide nel suo cuore il santo viaggio” (CEI 1974).
[2] C. Lubich, Parola di Vita dicembre 2006, in eadem, Parole di Vita, a cura di Fabio Ciardi (Opere di Chiara Lubich 5; Città Nuova, Roma 2017) pp. 797-799.