giovedì 29 dicembre 2022

Ogni uomo è il presepio di Dio


 Tra i mille articoli e messaggi che il Natale suscita, ciò che ha scritto il cardinale José Tolentino de Mendonça su “Avvenire” di venerdì 23 dicembre 2022, mi ha profondamente centrato non alla mia infanzia in cui il presepe era un punto vivo, ma al mio oggi, impreziosito dall’esperienza e dal mistero carico del tempo.  

 

…ogni uomo è il presepio in cui Dio nasce. I presepi che vengono allestiti, e poi tranquillamente messi via, i presepi ai quali riserviamo una scadenza determinata (e non al di là di questa), i presepi che soltanto illustrano l’inoffensiva nostalgia dei simboli, non sono veri presepi. Il presepio siamo noi. È dentro di noi che un Dio nasce. Dentro questi gesti che in uguale misura sono rivestiti di speranza e di ombra. Dentro le nostre parole e il loro traffico sonnambulo. Dentro il riso e l’esitazione. Dentro il dono e l’attesa. Dentro il calore della casa e nell’addiaccio imprevisto. Dentro il pendio e dentro la pianura. Dentro la lampada e nel grido. La nostra stirpe è quella degli appena nati. Quale che sia la nostra età o la stagione che ci troviamo a vivere, la verità è che noi siamo, fino alla fine, una cosa al suo inizio. E il presepio conferma che la nascita è struttura fondante della vita.

(foto da internet)

lunedì 26 dicembre 2022

Resta poco della notte...


 Vi faccio questo augurio. Che anche voi, scrutando i segni, possiate dire così: Resta poco della notte, perché il sole sta già inondando l’orizzonte. 

Don Tonino Bello

Foto di Gennaro Musella

sabato 24 dicembre 2022

Sotto le macerie

 Un amico mi ha mandato l’icona di Irinej Yurčuk, pittore ucraino che racconta dove nasce oggi Gesù: sotto le macerie di mille storie interrotte, oltre l’annientamento dell'orizzonte della speranza... 

Chi ha in mano il filo della vita?

... una stella trapassa l'odio e l'arroganza del potere. 




venerdì 23 dicembre 2022

Il paradosso del Natale


 Molti anni fa, quando iniziavo questo blog, ho pubblicato questi miei pensieri nati durante una passeggiata nei boschi di Bratislava. 

Oggi, rileggendo la pagina e trovandola attuale, la ridono a chi mi segue. 

Il presepe che ogni anno ricompongo è un modo per tornare al mio "futuro", quel futuro che intravedevo e sognavo da bambino proprio davanti al presepe. 

Buon Natale, cari amici. 


Nel primo pomeriggio esco per una passeggiata. La neve è sempre una piacevole novità e il bosco mi sembra ancor più incantato. Seguo il sentiero tracciato dalle orme di qualcuno e mi stupisce lo splendore del bianco tagliato con forza dalle trame minacciose degli alberi, artigli ossuti aggrappati ad un cielo senza qualità. Mi sento stanco, schiacciato da situazioni che assommate ad altre hanno creato una coperta spessa che mi impedisce di capire il senso di ciò che mi sta accadendo. Parlo tra me e me. Interrogo la voce che dentro sempre mi ha accompagnato. Sembra sepolta, cancellata. Cerco, con presuntuosa compiacenza, qualche soluzione immediata, qualche preciso sentiero di uscita. Silenzio. Tutto è ovattato, senza voce. Poi la neve, nella sua innocenza, mi distrae. Da bambino, in Sicilia, non sapevo cosa fosse la neve e quando mio padre preparava il presepe, la pastorale, sulle casette fatte da cartoncino spalmato di colla di farina e coperto da sughero grattato, mettevamo grossi fiocchi di cotone, sparsi qua e là. Ora di neve ne godo tanta e non vedo gli aspetti disagevoli che comporta. Sono nel cuore del bosco e mi accorgo che sto parlando a voce alta. Mi soffoca il ricordo delle cose fatte male, l’evidenza dei miei difetti, gli errori ricorrenti, i vuoti mai riempiti. Questa insopportabile imperfezione denuncia la mia friabilità. E la voce che mi consolava ora è annegata nel silenzio che stagna dentro di me. La neve scricchiola sotto i miei passi. Una volta ho letto che dal rumore della neve si può capire quanti gradi sotto zero siamo. Mi fermo per guardare in alto fin dove si protendono gli artigli degli alberi. Anch’io sto implorando. Il mio dolore riuscirà a sorpassare quei rami? La mia preghiera si svincolerà dallo spessore vischioso del silenzio? Nessuna risposta. Girando lo sguardo attorno, resto attonito per la suggestiva scena che mi abbraccia. Come mai non ho notato questo scenario? Non vedo più tronchi neri ma volumi che appena emergono dal bianco. Da questo lato gli alberi non sono più neri, sono stati assaliti dalla neve. La neve sui rami appesantiti ha creato un ricamo che scende fino a me. Passo sotto, quasi a piegarmi fino a terra, sotto un arco di trionfo intarsiato da un artista senza pari. Mi vengo a trovare al posto dove la superba altezza degli alberi mi dà sempre l’idea di un tempio costruito dai ciclopi. Il candore ha messo guanti gentili anche ai loro rudi e severi capitelli. Quante sfide, quanti venti, quante bufere, quante arsure! Ma ora è festa. Mi torna in mente una frase di Benedetto XVI ad una Messa di Natale: 

“È il Creatore dell’universo ridotto all’impotenza di un neonato. Accettare questo paradosso, il paradosso del Natale è scoprire la verità che rende liberi, l’Amore che trasforma l’esistenza. Nella notte di Betlemme, il Redentore si fa uno di noi, per esserci compagno sulle strade insidiose della storia”. 

Il paradosso del Natale! Il Creatore ridotto all’impotenza. Al silenzio. Devo attendere che cresca perché mi dia le risposte di cui ho urgenza? O sono io che devo raggiungerlo nella sua piccolezza, nella sua debolezza? La scena che mi accompagna ai due lati è decisamente solenne, festosa; navate di una cattedrale innalzata per me. Il silenzio mi permette di udire una melodia antica: è il coro che accompagna sempre i paradossi dell’Amore ed ha bisogno di molto silenzio. Di ascolto. L’effimero e provvisorio sentiero segnato dai miei passi mi sta conducendo verso Natale.

giovedì 22 dicembre 2022

... vedere un mondo

 …vedere un mondo in un granello di sabbia, e un cielo in un fiore selvatico. Tenere l’infinito nel palmo di una mano e l’eternità in un ora. 

 

William Blake (1757-1827), poeta e incisore inglese.



domenica 18 dicembre 2022

Er Presepio

Ve ringrazio de core, brava gente,
pé ‘sti presepi che me preparate,
ma che li fate a fa? Si poi v’odiate,
si de st’amore non capite gnente…

Pé st’amore sò nato e ce sò morto,
da secoli lo spargo dalla croce,
ma la parola mia pare ‘na voce
sperduta ner deserto, senza ascolto.

La gente fa er presepe e nun me sente;
cerca sempre de fallo più sfarzoso,
però cià er core freddo e indifferente
e nun capisce che senza l’amore
è cianfrusaja che nun cià valore.

                                                                                                          Trilussa        

giovedì 15 dicembre 2022

Il Nemico (Baudelaire)




 Agli anni del liceo, studiando la letteratura francese, fui molto colpito dalla triste sincerità del sonetto           Il Nemico di Charles Baudelaire (1821-1867), uno dei poeti “maledetti”.

La breve e travagliata vita di questo uomo, in quegli anni di forte ricerca, divenne per me un faro, un seme di speranza, un messaggio da non trascurare. 

 




La mia giovinezza non fu che una oscura tempesta,

traversata qua e là da soli risplendenti;

tuono e pioggia l’hanno talmente devastata

che non rimane nel mio giardino altro che qualche fiore vermiglio.

Ecco, ho toccato ormai l’autunno delle idee,

è ora di ricorrere al badile e al rastrello per rimettere a nuovo

le terre inondate in cui l’acqua ha aperto buchi larghi come tombe.

E chissà se i fiori nuovi che vado sognando troveranno,

in un terreno lavato come un greto, il mistico alimento cui attingere forza.

O dolore, o dolore, il Tempo si mangia la vita e l’oscuro Nemico

che ci divora il cuore cresce e si fortifica del sangue che perdiamo.

martedì 13 dicembre 2022

Ama e fa' ciò che vuoi (S, Agostino)

Sia che tu taccia,

taci per amore.

Sia che tu parli,

parla per amore. 

Sia che tu corregga,

correggi per amore.

Sia che tu perdoni,

perdona per amore.

Sia in te

la radice dell’amore,

poiché da questa radice

non può procedere

se non il bene.

 

Ama e fai ciò che vuoi.

       

               S. Agostino

sabato 10 dicembre 2022

Avrei voluto oggi portarti il ringraziamento...



Al consueto atto di venerazione, l’8 dicembre, davanti a Maria Immacolata in piazza di Spagna a Roma, papa Francesco ringrazia e invoca per ogni membro della famiglia umana, ma quando apre il suo cuore sull’Ucraina, la commozione è evidente. 

… Avrei voluto oggi portarti il ringraziamento del popolo ucraino per la pace che da tempo chiediamo al Signore. Invece devo ancora presentarti la supplica dei bambini, degli anziani, dei padri e delle madri, dei giovani di quella terra martoriata(…) Ma in realtà noi tutti sappiamo che tu sei con loro e con tutti i sofferenti così come fosti accanto alla croce del tuo Figlio. Guardando a te, che sei senza peccato, possiamo continuare a credere e sperare che sull’odio vinca l’amore, sulla menzogna vinca la verità, sull’offesa vinca il perdono, sulla guerra vinca la pace...

https://youtu.be/UiLgvePNVdA 


venerdì 9 dicembre 2022

Perché siano uomini liberi


Nel commento al Vangelo della III domenica di Avvento Ermes Ronchi con la sua ardente capacità di entrare nel vivo dei racconti, scrive tra l'altro: 

 Gesù parte dagli ultimi della fila, non comincia da pratiche religiose, ma dalle lacrime: ciechi, storpi, sordi, lebbrosi, morti, poveri...; da dove la vita è più minacciata. E fa per loro un vestito di carezze. Non guarisce gente per rinforzare le fila dei discepoli, per farne degli adepti, per tirarli alla fede come pesci presi all’amo della salute ritrovata, ma per restituirli a umanità piena e guarita, perché siano uomini liberi e totali. E non debbano più piangere...

https://www.avvenire.it/rubriche/pagine/quella-nuova-creazione-che-passa-nelle-storie-di-chi-vive-ai-margini

mercoledì 7 dicembre 2022

La voce di Dio


 

La voce di Dio è sottile, quasi inavvertibile, 

è appena un ronzio. 

Se ci si abitua, si riesce a sentirla dappertutto.


Clemente Rebora (1885-1957) 

presbitero e poeta italiano.

 

lunedì 5 dicembre 2022

Si educa ...




 Si educa molto con quel che si dice, ancor più con quel che si fa, ma molto di più con quel che si è.

Sant' Ignazio di Antiochia

 

domenica 4 dicembre 2022

Essere vecchi..


Essere vecchi non è una questione di età: è un modo di concepire il rapporto con la vita. Ma sentirsi vecchi… beh, puoi sentirti vecchio pur essendo soltanto un ragazzino se non vivi un giorno per volta, se smetti di sognare, se vendi il tuo spirito in cambio del conforto della sicurezza. Pensaci, figlio mio. È un piccolo consiglio da parte di un bambino grande ad un altro bambino che sta muovendo i suoi primi passi sul sentiero della vita: vuoi crescere, oppure invecchiare? La decisione spetta solo a te.

 

Sergio Bambarén

giovedì 1 dicembre 2022

Parola di Vita - Dicembre 2022


 «Confidate nel Signore sempre, perché il Signore è una roccia eterna» (Is 26, 4).

La Parola di vita che vogliamo vivere questo mese è tratta dal Libro del profeta Isaìa, un testo ampio e ricco, molto caro anche alla tradizione cristiana. Esso, infatti, contiene pagine molto amate, come l’annuncio dell’Emmanuele, «il Dio con noi»[1] o anche la figura del Servo sofferente[2], che fa da sfondo ai racconti della passione e morte di Gesù.

Questo versetto è parte di un canto di ringraziamento che il profeta mette sulla bocca del popolo d’Israele quando, superata la terribile prova dell’esilio, farà finalmente ritorno a Gerusalemme. Le sue parole aprono i cuori alla speranza, perché la presenza di Dio accanto a Israele è fedele, incrollabile come la roccia; egli stesso sosterrà ogni sforzo del popolo nella ricostruzione civile, politica e religiosa.

Mentre la città che si crede “eccelsa” verrà rasa al suolo[3], perché non costruita secondo il progetto d’amore di Dio, quella costruita sulla roccia della sua vicinanza godrà di pace e prosperità.

«Confidate nel Signore sempre, perché il Signore è una roccia eterna».

Quanto è attuale questo bisogno di stabilità e di pace! Anche noi, personalmente e collettivamente, stiamo attraversando momenti oscuri della storia, che minacciano di schiacciarci sotto il peso dell’incertezza e della paura per il futuro.

Come fare per superare la tentazione di lasciarci abbattere dalle difficoltà del presente, rinchiuderci in noi stessi e coltivare sentimenti di sospetto e sfiducia verso gli altri?

Come cristiani, la risposta è certamente “ricostruire” con coraggio prima di tutto il rapporto fiducioso con Dio, che in Gesù si è fatto nostro prossimo sulle strade della vita, anche quelle più buie, strette, tortuose e ripide.

Ma questa fede non significa restare in un’attesa passiva. Anzi, richiede di darci da fare, per essere protagonisti creativi e responsabili nel costruire una “città nuova”, fondata sul comandamento dell’amore reciproco. Una città con le porte aperte, accogliente verso tutti, soprattutto «i poveri e gli oppressi»[4], da sempre i prediletti del Signore.

E su questo cammino siamo certi di trovare come compagni tanti uomini e donne che coltivano nel proprio cuore i valori universali della solidarietà e della dignità di ogni persona, nel rispetto del creato, nostra “casa comune”.

«Confidate nel Signore sempre, perché il Signore è una roccia eterna».

Nel villaggio spagnolo di Aljucer, una intera comunità è impegnata a costruire rapporti di fraternità attraverso forme di partecipazione aperta ed inclusiva.

Raccontano: «Nell’estate del 2008 abbiamo dato vita ad una associazione culturale, con l’obiettivo di svolgere attività di vario genere, sia di nostra iniziativa che in collaborazione con altre associazioni del territorio, per promuovere spazi di dialogo e progetti umanitari internazionali.

Ad esempio, fin dal primo anno, abbiamo promosso una cena di solidarietà per il progetto Fraternity with Africa, per finanziare borse di studio per giovani africani impegnati a lavorare nel loro Paese per almeno cinque anni.  Sono cene che riuniscono circa duecento persone, per le quali collaborano negozianti e associazioni.

Siamo molto felici di lavorare da anni anche con un’altra associazione. Insieme organizziamo un evento annuale, aperto a personaggi del mondo della cultura, musica, pittura e letteratura, ma anche ad esponenti del mondo della politica, dell’economia e della medicina. È l’occasione per tutti loro di condividere esperienze di vita e le motivazioni più profonde delle loro scelte»[5].

«Confidate nel Signore sempre, perché il Signore è una roccia eterna».

Siamo in attesa del Natale. Prepariamoci ad esso, accogliendo da subito Gesù nella sua Parola.

È la roccia su cui costruire anche la città degli uomini: «Incarniamola, facciamola nostra, sperimentiamo quale potenza di vita sprigiona, se vissuta, in noi e attorno a noi. Innamoriamoci del Vangelo fino al punto da lasciarci trasformare in esso e traboccarlo sugli altri. […] Non saremo più noi a vivere, Cristo si formerà in noi. Toccheremo con mano la libertà da noi stessi, dai nostri limiti, dalle nostre schiavitù, non solo, ma vedremo esplodere la rivoluzione d’amore che Gesù, libero di vivere in noi, provocherà nel tessuto sociale in cui siamo immersi»[6].

 

1  Cf. Is 7,14 e Mt 1, 23.

[2]  Cf. Is 52,13-53, 12.

[3]  Cf. Is 26, 5.

[4]  Cf. Is 26,6.

[5]  C. Lubich, Parola di Vita settembre 2006, in eadem, Parole di Vita, a cura di Fabio Ciardi (Opere di Chiara Lubich 5; Città Nuova, Roma 2017), p.790.

[6]  C. Lubich, Parola di Vita settembre 2006, in eadem, Parole di Vita, a cura di Fabio Ciardi (Opere di Chiara Lubich 5; Città Nuova, Roma 2017), p.790.

 

 

lunedì 28 novembre 2022

Da me dipende tutto


 Bisognerebbe fare ogni cosa, anche le più banali, soprattutto le più banali, con la più grande cura e con la più viva attenzione. Come se da ciò dipendessero le sorti del mondo e il corso delle stelle.

Christian Bobin, scrittore e poeta francese.

sabato 26 novembre 2022

Le password della vita spirituale


 … anche la vita spirituale ha le sue “password”: ci sono parole che toccano il cuore perché rimandano a ciò per cui siamo più sensibili. Il tentatore, cioè il diavolo, conosce bene queste parole-chiave, ed è importante che le conosciamo anche noi, per non trovarci là dove non vorremmo. La tentazione non suggerisce necessariamente cose cattive, ma spesso cose disordinate, presentate con una importanza eccessiva. In questo modo ci ipnotizza con l’attrattiva che queste cose suscitano in noi, cose belle ma illusorie, che non possono mantenere quanto promettono, e così ci lasciano alla fine con un senso di vuoto e di tristezza. Quel senso di vuoto e tristezza è un segnale che abbiamo preso una strada che non era giusta, che ci ha disorientato. Possono essere, per esempio, il titolo di studio, la carriera, le relazioni, tutte cose in sé lodevoli, ma verso le quali, se non siamo liberi, rischiamo di nutrire aspettative irreali, come ad esempio la conferma del nostro valore. Tu, per esempio, quando pensi a uno studio che stai facendo, tu lo pensi soltanto per promuovere te stesso, per il tuo interesse, o anche per servire la comunità? Lì, si può vedere qual è l’intenzionalità di ognuno di noi. Da questo fraintendimento derivano spesso le sofferenze più grandi, perché nessuna di quelle cose può essere la garanzia della nostra dignità.

Per questo, cari fratelli e sorelle, è importante conoscersi, conoscere le password del nostro cuore, ciò a cui siamo più sensibili, per proteggerci da chi si presenta con parole suadenti per manipolarci, ma anche per riconoscere ciò che è davvero importante per noi, distinguendolo dalle mode del momento o da slogan appariscenti e superficiali. Tante volte quello che si dice in un programma in televisione, in qualche pubblicità che si fa, ci tocca il cuore e ci fa andare da quella parte senza libertà. State attenti a quello: sono libero o mi lascio andare ai sentimenti del momento, o alle provocazioni del momento?

Papa Francesco, Udienza generale, 5 ottobre 2022 (stralcio)

 

 

mercoledì 23 novembre 2022

Il nostro essere eterno


Il nostro essere qui è l'essere eterno. 

Molti immaginano che il qui abbia un'esistenza propria, mentre il divino è la. 

È un'illusione popolare. 



Meister Eckhart

lunedì 21 novembre 2022

Lasciarsi amare


 [Cristo non osserva] «la tua vita per un momento e basta, non ti dedica uno sguardo fugace come spesso facciamo noi con Lui, ma rimane lì, a brasa duverte (a braccia aperte), a dirti nel silenzio che niente di te gli è estraneo, che vuole abbracciarti, rialzarti e salvarti così come sei, con la tua storia, le tue miserie, i tuoi peccati. Ma Signore, è vero? Con le mie miserie tu mi ami così? Ognuno in questo momento pensi alla propria povertà: “Ma, tu mi ami con queste povertà spirituali che ho, con queste limitazioni?”. E Lui sorride e ci fa capire che ci ama e ha dato la vita per noi. Pensiamo un po' ai nostri limiti, anche alle cose buone: Lui ci ama come noi siamo, come siamo adesso. Lui ci dà la possibilità di regnare nella vita, se ti arrendi al suo amore mite che si propone ma non s’impone - l’amore di Dio non si impone mai - al suo amore che sempre ti perdona. Noi tante volte ci stanchiamo di perdonare la gente e facciamo la croce, facciamo la sepoltura sociale. Lui non si stanca mai di perdonare, mai, mai: sempre ti rimette in piedi, sempre ti restituisce la tua dignità regale. Sì, la salvezza da dove viene? Dal lasciarci amare da Lui, perché solo così veniamo liberati dalla schiavitù del nostro io, dalla paura di essere soli, dal pensare di non farcela».

Papa Francesco, dall’Omelia nella cattedrale di Asti, 20 novembre 2022.

Un centesimo in più


 Nessuno merita di possedere un centesimo in più di quanto è disposto a cedere a chi ne ha più bisogno di lui. 

 

Carlos Ruiz Zafón (1964-2020), scrittore spagnolo.

sabato 19 novembre 2022

I navigatori


 

I Navigatori


Il molteplice ci inebria

Lo stupore ci guida

Con audacia desiderio e calcolato ingegno

Forzammo i confini.

Però il Dio unico

Da deviazioni ci protegge

Per questo lungo le scale

Coprimmo d’oro l’interno buio delle chiese


Sophia de Mello Breyner Andresen  (1919-2004), scrittrice portoghese

mercoledì 16 novembre 2022

Preghiera dei tempi duri (Martin Luther King)

 

Martin Luther King nel suo libro Stride Towards Freedom (La Marcia verso la Libertà), racconta come una notte, dopo aver ricevuto una minaccia di morte, ebbe panico, paura e, come Gesù nel Getsemani, cadde a terra schiacciato da paura, solitudine, impotenza, ma in spirito di preghiera al Padre.   

Lui confessava che la sua preghiera quella notte fu soprattutto una richiesta a Dio di fargli trovare una scappatoia onorevole..., ma Dio gli chiedeva altro.  

 

Le parole finali della preghiera:

 

“Signore, adesso ho paura. La gente si aspetta da me leadership, ma SE sto davanti a loro senza forza e senza coraggio anche loro dubiteranno.

Sono alla fine delle mie forze. Non mi rimane niente. Sono arrivato al punto in cui non posso affrontare la realtà da solo".  

E poi Martin Luther King aggiunse: “In quel momento sperimentai la presenza del Divino, forte, come mai prima...". 

lunedì 14 novembre 2022

La conoscenza della verità


 La conoscenza effettiva della Verità è nell'amore e non è concepibile che nell'amore. Viceversa, la conoscenza della Verità si manifesta come amore.

 

Pavel Florenskij (1882-1937), presbitero, matematico e filosofo russo.

 

lunedì 7 novembre 2022

Più importante dell'opera d'arte...


 Essere artista non è una cosa importante, è un corollario. 

Ciò che più conta è trovare un solido terreno sul quale uno possa sentirsi uomo. Più importante dell’opera d’arte è la vita.

 

Andrej Tarkovskij (1932-1986), regista e critico cinematografico sovietico. 

 

martedì 1 novembre 2022

Parola di Vita - Novembre 2022


 “Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia” (Mt 5,7)

 

Nel vangelo di Matteo il discorso della montagna si colloca dopo l'inizio della vita pubblica di Gesù. La montagna viene vista come simbolo di un nuovo monte Sinai sul quale Cristo, nuovo Mosè, offre la sua “legge”. Nel capitolo precedente si parla di grandi folle che cominciarono a seguire Gesù e alle quali Egli indirizzava i suoi insegnamenti. Questo discorso viene invece donato da Gesù ai discepoli, alla comunità nascente, a quelli che poi saranno chiamati cristiani. Egli introduce il “regno dei cieli” che è il nucleo centrale della predicazione di Gesù[1], di cui le beatitudini rappresentano il manifesto programmatico, il messaggio della salvezza, la «sintesi di tutta la Buona Novella che è la rivelazione dell’amore salvifico di Dio»[2].

Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia

Cos’è la misericordia? Chi sono i misericordiosi? La frase viene introdotta dalla parola "beato/i"[3], che significa felice, fortunato e assume anche il significato di essere benedetto da Dio. Nel testo, tra le nove beatitudini, questa si trova al posto centrale. Esse non vogliono rappresentare dei comportamenti che vengono premiati, ma sono vere e proprie opportunità per diventare un po' più simili a Dio. In particolare, i misericordiosi sono coloro che hanno il cuore ricolmo d’amore per Lui e per i fratelli, amore concreto che si china verso gli ultimi, i dimenticati, i poveri, verso chi ha bisogno di questo amore disinteressato: Misericordia, infatti, è uno degli attributi di Dio[4]; Gesù stesso è misericordia.

Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia

Le beatitudini trasformano e rivoluzionano i più comuni principi del nostro pensare.  Esse non sono soltanto parole consolatorie, ma hanno il potere di cambiare il cuore, hanno la potenza di creare una nuova umanità, rendono efficace l’annuncio della Parola. Occorre vivere la beatitudine della misericordia anche con se stessi, riconoscersi bisognosi di quell’amore straordinario, sovrabbondante e immenso che Dio ha per ciascuno di noi.

La parola misericordia[5] deriva dall’ebraico rehem, "grembo" ed evoca una misericordia divina senza limiti, come la compassione di una madre per il suo bambino. È «un amore che non misura, abbondante, universale, concreto. Un amore che tende a suscitare la reciprocità, che è il fine ultimo della misericordia. […] E allora, se abbiamo ricevuto qualsiasi offesa, qualsiasi ingiustizia, perdoniamo e saremo perdonati. Siamo i primi a usare pietà, compassione! Anche se sembra difficile e ardito, chiediamoci, di fronte a ogni prossimo: come si comporterebbe sua madre con lui? È un pensiero che ci aiuta a capire e a vivere secondo il cuore di Dio»[6].

Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia

«Dopo due anni di matrimonio, nostra figlia e suo marito hanno deciso di separarsi. L’abbiamo accolta di nuovo nella nostra casa e nei momenti di tensione abbiamo cercato di volerle bene avendo pazienza, con il perdono e la comprensione nel cuore, conservando un rapporto di apertura nei suoi confronti e con suo marito, soprattutto cercando di non avere giudizi. Dopo tre mesi di ascolto, di aiuto discreto e di tante preghiere, essi sono tornati insieme con nuova consapevolezza, fiducia e speranza»[7].

Essere misericordiosi, infatti, è più di perdonare. È avere un cuore grande, non vedere l'ora di cancellare tutto, di bruciare completamente tutto ciò che può ostacolare il nostro rapporto con gli altri. L’invito di Gesù a essere misericordiosi è offrire una via per riavvicinarci al disegno originario, perché possiamo diventare quello per cui siamo stati creati: essere ad immagine e somiglianza di Dio.

 Letizia Magri

[1] Vedi Mt 4:23 e 5:19, 20.
[2] C. Lubich, Parola di Vita novembre 2000, in eadem, Parole di Vita, a cura di Fabio Ciardi (Opere di Chiara Lubich 5; Città Nuova, Roma 2017), p. 633. 
[3] In greco makarios/i che viene usato sia per descrivere una condizione di fortuna, di felicità degli esseri umani che per indicare la condizione privilegiata degli dèi rispetto a quella degli esseri umani.
[4] In ebraico hesed, cioè amore disinteressato e accogliente, pronto a perdonare.
[5] Rahamim in ebraico.
[6] Cit., C. Lubich, Parola di Vita novembre 2000, pp. 633-634.
[7] Esperienza tratta dal sito  www.focolare.org.

domenica 30 ottobre 2022

La memoria

 

Dio ci ha donato la memoria, così possiamo avere le rose anche a dicembre.

James Matthew Barrie (1860-1937), scrittore britannico creatore di Peter Pan.

mercoledì 12 ottobre 2022

La fatica del cammino





… il presente, anche un presente faticoso, può essere vissuto ed accettato se conduce verso una meta e se di questa meta noi possiamo essere sicuri, se questa meta è così grande da giustificare la fatica del cammino.

Benedetto XVI, dall'Enciclica Spe salvi.

lunedì 10 ottobre 2022

Se guardassimo il cielo...


 Credo che se guardassimo sempre il cielo, finiremmo per avere le ali.

Gustave Flaubert (1821-1880), scrittore francese. 


Foto di Gennaro Musella


Un amico che vive in Messico mi cita questa frase di Flaubert che per me acquista valore per il momento storico in cui sperimentiamo la nostra  incapacità di oltrepassare e vincere odi, di sciogliere i giochi di potere ed anche perché vediamo orizzonti e sogni che sbiadiscono e si disperdono di fronte al male. 

 

 

sabato 8 ottobre 2022

Il sentiero si fa camminando


 Viandante non esiste il sentiero,

il sentiero si fa camminando…



Antonio Machado (1875-1936), poeta spagnolo.

mercoledì 5 ottobre 2022

Per amare...


 Per amare cristianamente occorre "farsi uno" con ogni fratello […]: entrare il più profondamente possibile nell'animo dell'altro; capire veramente i suoi problemi, le sue esigenze; condividere le sue sofferenze, le sue gioie; chinarsi sul fratello; farsi in certo modo lui, farsi l'altro. Questo è il cristianesimo, Gesù si è fatto uomo, si è fatto noi per far noi Dio; in tale maniera il prossimo si sente compreso, sollevato. 


Chiara Lubich, Dal discorso ad un convegno con gli ortodossi, Castel Gandolfo, 30 marzo 1989.

lunedì 3 ottobre 2022

In quel pozzo...


 Un pozzo molto profondo è dentro di me. E Dio c’è in quel pozzo. Talvolta mi riesce di raggiungerlo, più spesso pietra e sabbia lo coprono: allora Dio è sepolto. Bisogna di nuovo che lo dissotterri.

 

Etty Hillesum, dal diario.

sabato 1 ottobre 2022

Parola di Vita - ottobre 2022

“Dio infatti non ci ha dato uno spirito di timidezza, ma di forza, di carità e di prudenza” (2Tm 1,7).



La lettera, da cui è tratta questa Parola di vita, è considerata una sorta di testamento spirituale di Paolo. L’apostolo si trova a Roma, in carcere, in attesa di essere condannato e scrive a Timoteo, giovane discepolo e collaboratore, responsabile della complessa comunità di Efeso.

Lo scritto contiene raccomandazioni, consigli rivolti a Timoteo, ma esso è diretto a ogni membro della comunità cristiana di ieri e di oggi. Paolo è in catene a causa della predicazione del Vangelo e vuole incoraggiare il discepolo, piuttosto impaurito di fronte alle persecuzioni ed esitante per le difficoltà che comporta il suo ministero, ad affrontare le prove, per essere una guida sicura per la comunità. Non è nella natura di Paolo e di Timoteo soffrire a causa del Vangelo, ma questa testimonianza è possibile perché poggiata sulla forza di Dio.

Dio infatti non ci ha dato uno spirito di timidezza, ma di forza, di carità e di prudenza”.

Paolo vuole testimoniare il Vangelo. Appare chiaro che non sono i talenti, le capacità o i limiti personali a garantire o a frenare il ministero della Parola, ma sono i doni dello Spirito, la forza, la carità e la prudenza che garantiscono la potenza della testimonianza. La carità, posta tra la forza e la prudenza, sembra svolgere un ruolo di discernimento; con la prudenza si esprime l’essere saggi e pronti davanti ad ogni situazione. Timoteo, come il discepolo di ogni tempo, può annunciare il Vangelo con forza, carità e prudenza, fino a soffrire per il Vangelo.

Dio infatti non ci ha dato uno spirito di timidezza, ma di forza, di carità e di prudenza”.

Anche noi abbiamo sperimentato la tentazione di scoraggiarci nel vivere e testimoniare la parola di Dio, di non sapere come affrontare determinate situazioni.

Chiara Lubich ci aiuta a comprendere da dove trarre la forza in questi momenti:

«Dobbiamo fare appello alla presenza di Gesù dentro di noi. L’atteggiamento da tenere non sarà quindi quello di bloccarci, rimanendo passivamente rassegnati, ma quello di buttarci fuori, di farci uno con ciò che è richiesto dalla volontà di Dio, di affrontare i doveri a cui la nostra vocazione ci chiama, puntando sulla grazia di Gesù che è in noi. Buttarci fuori dunque. Sarà Gesù stesso a sviluppare sempre di più in noi quelle virtù di cui abbiamo bisogno per testimoniarlo in quel campo di attività che ci è stato affidato»1.

Dio infatti non ci ha dato uno spirito di timidezza, ma di forza, di carità e di prudenza”.

Forza, carità e prudenza, tre virtù dello Spirito che si ottengono con la preghiera e con l’esercizio della fede.

Padre Justin Nari, della Repubblica Centrafricana, si è visto minacciare di morte assieme ai suoi confratelli e a mille musulmani che cercavano scampo dalle rappresaglie della guerra rifugiandosi in chiesa. Più volte i capi delle milizie che li assediavano gli avevano chiesto di arrendersi ma lui aveva continuato a dialogare costantemente con loro per evitare una strage. Un giorno si sono presentati con quaranta litri di benzina e hanno minacciato di bruciarli vivi se non avesse consegnato loro i musulmani. «Con i miei confratelli ho celebrato l’ultima messa – racconta Padre Justin – e lì mi sono ricordato di Chiara Lubich. “Cosa avrebbe fatto lei al mio posto? Sarebbe rimasta e avrebbe dato la vita. E così abbiamo deciso di fare noi”. Terminata la messa arriva una telefonata inattesa: l’esercito dell’Unione Africana era di passaggio nella regione, in una città vicina. Padre Justin è corso ad incontrarli e insieme sono tornati alla parrocchia: mancavano tredici minuti alla scadenza dell’ultimatum, tredici minuti che hanno salvato la vita di tutti senza spargimento di sangue»2.

Letizia Magri

1 C. Lubich, Parola di Vita ottobre 1986, in eadem, Parole di Vita, a cura di Fabio Ciardi (Opere di Chiara Lubich 5; Città Nuova, Roma 2017), p. 373.

Unità è il nome della pace: La strategia di Chiara Lubich, a cura di Maddalena Maltese, Città Nuova, Roma 2020, pp.29-30.