giovedì 31 marzo 2022


  

…Posso dirvi questo: il poco che io so, non l’ho imparato all’università, ma in compagnia di persone come voi. E se la mia vita ha un senso, io l’ho acquistato stando con persone come voi. Per il mio spirito e la mia anima questo è ora indispensabile come l’aria per i polmoni.

Perché… LA FRATERNITÀ È LA VERITÀ SACRA DELL’UOMO.

Nel nostro paese questa è ora una verità proibita: l’ordine che ci è imposto si basa sul disprezzo dell’uomo.

Ma l’uomo mutilato della sua fraternità è un albero senza radici e senza rami, una pianta sterile.

Un popolo di uomini diffidenti umiliati disprezzati è una palude in putrefazione. La vigliaccheria, il sospetto, l’invidia, l’egoismo, il tradimento, vi prosperano come le zanzare nelle paludi.

Per non morire bisogna cominciare a scoprire la fraternità.

Amici, io sono venuto per dirvi questo: è necessario, è urgente stare assieme, metterci insieme, cercare in questo paese cellule viventi di uomini interi cioè fraterni, difenderci dal contagio della morte. Vi ripeto, è urgente.

Fra pochi giorni, forse anche voi lo sapete, scoppierà la nuova guerra d’Africa, e sarà una guerra cinica infame. Il disprezzo dell’uomo vi celebrerà il suo trionfo. La protesta più efficace da parte nostra non sarebbe qualche rumoroso attentato individuale, ma un ATTO DI AMICIZIA E DI FRATERNITÀ.

Io sono tornato dall’estero, vi ripeto, solo per questo…

 

Ignazio SiloneEd Egli si nascose, Città Nuova ed. 2000.

 

mercoledì 30 marzo 2022

Enzo Bianchi sulla guerra


 Enzo Bianchi, in un recente articolo, scriveva:  

…Verrebbe voglia di restare muti di fronte a questa guerra combattuta, narrata, discussa soprattutto attraverso menzogne. 

Siamo passati dall’essere attaccati dal contagio virale della pandemia all’essere inondati da un’estensione virale di menzogne che ritenevamo impensabile. 

La guerra si è estesa ben oltre i confini russo-ucraini, è presente e attestata tra di noi come scontro, barbarie che rende impossibile ogni ascolto e ogni confronto, come antagonismo teologico-politico che vede il Male solo da una parte e il Bene solo dall’altra. Quando scoppia una guerra – qualsiasi guerra – la prima vittima non è la verità, ma il pensiero perché la guerra è aliena dalla ragione.

 

Enzo BianchiLa barbarie regna tra noi, in “la Repubblica, 28 marzo 2022.

 

martedì 29 marzo 2022

Siamo tutti responsabili della pace


 

“Siamo tutti responsabili della pace”. 

“La pace non è un’ideologia, è una responsabilità”.


p. Andriy Zelinsky SJ,

coordinatore dei cappellani militari greco-cattolici in Ucraina.

lunedì 28 marzo 2022

Più la guerra avanza...


Più la guerra avanza, con passi disumani e crudeli, più mi rendo conto del valore insostituibile della parola di Gesù: necessaria sempre e urgente.

Seguo come posso, gli eventi e i racconti. Ho partecipato anche a discussioni e tavole rotonde sulla guerra Russia-Ucraina. Il carattere del conflitto, registrato e trasmesso come mai era avvenuto, non si allontana dalle dinamiche di ogni altra guerra.

Per me questa attenzione a ciò che avviene non è sorretta da curiosità oppure da paura, ma è una forma di “partecipazione” alla sofferenza e nello stesso tempo la ricerca del senso dell’evento visto in prospettiva della Storia, dell’Incarnazione di Gesù, cioè dell’Amore.

Non ci sono gerarchie nella verità ma c’è una lotta manifesta tra amore e menzogna.

La parola non crea soltanto la Chiesa ma la vita di ogni nazione.

 

Dal mio “diario”, 11 marzo ’22.

 

sabato 26 marzo 2022

Se vogliamo che il mondo cambi...


 Se vogliamo che il mondo cambi, 

deve cambiare il nostro cuore. 

                                    Papa Francesco 

venerdì 25 marzo 2022

Consacrazione al Cuore Immacolato di Maria


 

Papa Francesco consacra e affida l’umanità e specialmente la Russia e l’Ucraina al Cuore Immacolato di Maria: 

 

O Maria, Madre di Dio e Madre nostra, noi, in quest’ora di tribolazione, ricorriamo a te. Tu sei Madre, ci ami e ci conosci: niente ti è nascosto di quanto abbiamo a cuore. Madre di misericordia, tante volte abbiamo sperimentato la tua provvidente tenerezza, la tua presenza che riporta la pace, perché tu sempre ci guidi a Gesù, Principe della pace.

 

Ma noi abbiamo smarrito la via della pace. Abbiamo dimenticato la lezione delle tragedie del secolo scorso, il sacrificio di milioni di caduti nelle guerre mondiali. Abbiamo disatteso gli impegni presi come Comunità delle Nazioni e stiamo tradendo i sogni di pace dei popoli e le speranze dei giovani. Ci siamo ammalati di avidità, ci siamo rinchiusi in interessi nazionalisti, ci siamo lasciati inaridire dall’indifferenza e paralizzare dall’egoismo. Abbiamo preferito ignorare Dio, convivere con le nostre falsità, alimentare l’aggressività, sopprimere vite e accumulare armi, dimenticandoci che siamo custodi del nostro prossimo e della stessa casa comune. Abbiamo dilaniato con la guerra il giardino della Terra, abbiamo ferito con il peccato il cuore del Padre nostro, che ci vuole fratelli e sorelle. Siamo diventati indifferenti a tutti e a tutto, fuorché a noi stessi. E con vergogna diciamo: perdonaci, Signore!

 

Nella miseria del peccato, nelle nostre fatiche e fragilità, nel mistero d’iniquità del male e della guerra, tu, Madre santa, ci ricordi che Dio non ci abbandona, ma continua a guardarci con amore, desideroso di perdonarci e rialzarci. È Lui che ci ha donato te e ha posto nel tuo Cuore immacolato un rifugio per la Chiesa e per l’umanità. Per bontà divina sei con noi e anche nei tornanti più angusti della storia ci conduci con tenerezza.

 

Ricorriamo dunque a te, bussiamo alla porta del tuo Cuore noi, i tuoi cari figli che in ogni tempo non ti stanchi di visitare e invitare alla conversione. In quest’ora buia vieni a soccorrerci e consolarci. Ripeti a ciascuno di noi: “Non sono forse qui io, che sono tua Madre?” Tu sai come sciogliere i grovigli del nostro cuore e i nodi del nostro tempo. Riponiamo la nostra fiducia in te. Siamo certi che tu, specialmente nel momento della prova, non disprezzi le nostre suppliche e vieni in nostro aiuto.

 

Così hai fatto a Cana di Galilea, quando hai affrettato l’ora dell’intervento di Gesù e hai introdotto il suo primo segno nel mondo. Quando la festa si era tramutata in tristezza gli hai detto: «Non hanno vino» (Gv 2,3). Ripetilo ancora a Dio, o Madre, perché oggi abbiamo esaurito il vino della speranza, si è dileguata la gioia, si è annacquata la fraternità. Abbiamo smarrito l’umanità, abbiamo sciupato la pace. Siamo diventati capaci di ogni violenza e distruzione. Abbiamo urgente bisogno del tuo intervento materno.

 

Accogli dunque, o Madre, questa nostra supplica.

 

Tu, stella del mare, non lasciarci naufragare nella tempesta della guerra.

 

Tu, arca della nuova alleanza, ispira progetti e vie di riconciliazione.

 

Tu, “terra del Cielo”, riporta la concordia di Dio nel mondo.

 

Estingui l’odio, placa la vendetta, insegnaci il perdono.

 

Liberaci dalla guerra, preserva il mondo dalla minaccia nucleare.

 

Regina del Rosario, ridesta in noi il bisogno di pregare e di amare.

 

Regina della famiglia umana, mostra ai popoli la via della fraternità.

 

Regina della pace, ottieni al mondo la pace.

 

Il tuo pianto, o Madre, smuova i nostri cuori induriti. Le lacrime che per noi hai versato facciano rifiorire questa valle che il nostro odio ha prosciugato. E mentre il rumore delle armi non tace, la tua preghiera ci disponga alla pace. Le tue mani materne accarezzino quanti soffrono e fuggono sotto il peso delle bombe. Il tuo abbraccio materno consoli quanti sono costretti a lasciare le loro case e il loro Paese. Il tuo Cuore addolorato ci muova a compassione e ci sospinga ad aprire le porte e a prenderci cura dell’umanità ferita e scartata.

 

Santa Madre di Dio, mentre stavi sotto la croce, Gesù, vedendo il discepolo accanto a te, ti ha detto: «Ecco tuo figlio» (Gv 19,26): così ti ha affidato ciascuno di noi. Poi al discepolo, a ognuno di noi, ha detto: «Ecco tua madre» (v. 27). Madre, desideriamo adesso accoglierti nella nostra vita e nella nostra storia. In quest’ora l’umanità, sfinita e stravolta, sta sotto la croce con te. E ha bisogno di affidarsi a te, di consacrarsi a Cristo attraverso di te. Il popolo ucraino e il popolo russo, che ti venerano con amore, ricorrono a te, mentre il tuo Cuore palpita per loro e per tutti i popoli falcidiati dalla guerra, dalla fame, dall’ingiustizia e dalla miseria.

 

Noi, dunque, Madre di Dio e nostra, solennemente affidiamo e consacriamo al tuo Cuore immacolato noi stessi, la Chiesa e l’umanità intera, in modo speciale la Russia e l’Ucraina. Accogli questo nostro atto che compiamo con fiducia e amore, fa’ che cessi la guerra, provvedi al mondo la pace. Il sì scaturito dal tuo Cuore aprì le porte della storia al Principe della pace; confidiamo che ancora, per mezzo del tuo Cuore, la pace verrà. A te dunque consacriamo l’avvenire dell’intera famiglia umana, le necessità e le attese dei popoli, le angosce e le speranze del mondo.

 

Attraverso di te si riversi sulla Terra la divina Misericordia e il dolce battito della pace torni a scandire le nostre giornate. Donna del sì, su cui è disceso lo Spirito Santo, riporta tra noi l’armonia di Dio. Disseta l’aridità del nostro cuore, tu che “sei di speranza fontana vivace”. Hai tessuto l’umanità a Gesù, fa’ di noi degli artigiani di comunione. Hai camminato sulle nostre strade, guidaci sui sentieri della pace. Amen.

mercoledì 23 marzo 2022

Ricordi e attualità


 Tanti anni fa, guardando il film “Il buio oltre la siepe”, mi ha colpito una frase che mi ero appuntata e di cui in questi giorni, rileggendola, sento la forza e l’attualità. 

 

Avere coraggio significa sapere di essere sconfitti prima ancora di cominciare, e cominciare ugualmente, e arrivare sino in fondo, qualunque cosa succeda.

 

martedì 22 marzo 2022

La maledizione della guerra


 In questi giorni disorientati dal pianto delle vittime della guerra e resi angoscianti dalla manipolazione delle informazioni, mi è capitato tra le mani un libro di Igino Giordani, noto in Italia come politico, agiografo e grande collaboratore di Chiara Lubich nella fondazione del Movimento dei Focolari. 

Alcune frasi, prese da pagine avvincenti, sono un grido potente e attuale contro ciò che sta succedendo in Ucraina.

La maledizione della guerra 

Il Vangelo, meditato già abbastanza, m’insegnava, come dovere inseparabile, di far del bene, non di uccidere; di per­donare, non di vendicarmi. E l’uso della ragione mi dava quasi la misura dell’assurdità d’una operazione, la quale as­segnava i frutti della vittoria non a chi aveva ragione, ma a chi aveva cannoni; non alla giustizia, ma alla violenza […].

Nel «maggio radioso» 1915, fui chiamato alle armi. […]

Quante trombe, quanti discorsi, quante bandiere! Tutta roba che infittiva dentro il mio spirito la repugnanza per quegli scontri, con governi che, incaricati del bene pubblico, attuavano il loro compito ammazzando figli del popolo, a centinaia di migliaia, e distruggendo e lasciando distruggere i beni della nazione: il bene pubblico. Ma quanto tutto ciò mi apparve cretino! E soffrivo per milioni di creature, alle quali si soleva per forza far credere nella santità di quegli omicidi, santità attestata anche da ecclesiastici che benedice­vano cannoni destinati a offendere Dio nel capolavoro della creazione, a uccidere Dio in effige, a realizzare il fratricidio in persona di fratelli, per di più battezzati.[…]

Ben altro concetto avevo io dell’amor di pa­tria. Lo concepivo infatti come amore; e amore vuol dire ser­vizio, ricerca del bene, aumento del benessere, per la produ­zione di una convivenza più felice: per la crescita, e non per lo stroncamento, della vita.

Ma ero giovane, e non capivo i ragionamenti degli anzia­ni, i quali non facevano questione di capire: si stordivano con cortei e strillavano slogan per narcotizzarsi.

Ero divenuto un cristiano tiepido, ma quella pazzia cir­cumurlante mi stava riportando al Vangelo, di cui vedevo l’attualità, per la sapienza superumana ond’era saturo.

Capii la morte per crepacuore di Pio X (e poi di Pio XI, per la ripetizione di quell’orrore); e capii la definizione pre­cisa di Benedetto XV: «una inutile strage». Non mi rassegna­vo alla passività, alla superficialità di tanti, i quali non vole­vano dare la vita per motivi discussi, vaghi, inesistenti e d’altra parte non si muovevano, lasciavano fare, si lasciavano im­molare sull’ara delle chimere tinte di sangue.[…]

Se uno statista dichiara la guerra, si può argomentare, a occhi chiusi, che è un nemico del popo­lo: difatti, allestisce al popolo miseria e stragi. […]

Luminosamente, come dopo un’esplorazione notturna, la religione mi apparve più di prima sorgiva di vita, difesa della vita, con Cristo che è vita; e non capii come cristiani, laici ed ecclesiastici, avessero potuto – contro l’esempio di Francesco d’Assisi – far della religione un coefficiente di po­litiche belliche. Solo più tardi dovevo capire come anche nel­la comprensione del pensiero religioso e nella sua applica­zione alla vita ci fosse un progresso. Oggi, la condanna bibli­ca della guerra pare capita dai più.

Se tutte quelle giornate spese, in fondo alle trincee, a guardare canneti e ciuffi di rovi e nubi annoiate e azzurri splendenti, le avessimo spese a lavorare, si sarebbe prodotta una ricchezza capace di soddisfare tutte le rivendicazioni per cui si faceva la guerra. Certo: ma questo era un ragionamen­to; e la guerra è un antiragionamento.

Igino GiordaniMemorie di un cristiano ingenuo, Città Nuova 1994, pp.47-53

 

domenica 20 marzo 2022

La pazienza


Nel commento che padre Ermes Ronchi scrive per la domenica di oggi trovo una definizione della "pazienza" che mi sembra carica di bellezza e profondità:


La pazienza non è debolezza, ma l'arte di vivere l'incompiuto in noi e negli altri.

Ermes RonchiLa supplica del Signore: convertitevi o perirete, commento al Vangelo III DomenicaQuaresima - Anno C, in Avvenire, Rubriche, giovedì 17 marzo 2022.

https://www.avvenire.it/rubriche/pagine/la-supplicadel-signore-convertitevio-perirete


giovedì 17 marzo 2022

Apparteniamo gli uni agli altri

La guerra accanto

“Erano tempi di guerra e tutto crollava…” Inizia così il racconto della storia del Movimento dei Focolari.

In Ungheria la guerra è accanto. Le svariate modalità di comunicazione ci trasmettono in tempo reale i volti, la disperazione, le lacrime degli innocenti provocate da un conflitto documentato, come mai avvenuto nella storia. Si alza il grido straziante delle madri “perché?”. 

I politologi abbozzano risposte, si lanciano in previsioni e puntano il dito su questo o quel Caino, mentre la gente muore di fame, di freddo, di paura... e di bombe. 

Ogni guerra scompiglia le coordinate della vita civile e abitudini sedimentate nel tempo e le più innocenti comunicazioni tra parenti possono essere un indizio per chi vuole stanare il “nemico”. Le bombe mettono il punto di fine a sogni, progetti, affetti… a ciò che era stato costruito nei secoli. Vanifica tutte le istituzioni sorte a difesa di animali, ambiente e, dramma su dramma, le morti prendono un valore statistico.

Monumenti e lapidi ricorderanno i caduti in guerra e, girata la pagina del potere e della gloria, nuove narrazioni ridimensioneranno le tragedie e tutto farà parte del passato. 

Le guerre si somigliano tutte, hanno le stesse dinamiche, come nelle fiabe: bene e male si combattono e la menzogna sfacciata si camuffa di abilità strategica. 

La menzogna, elemento integrante di ogni conflitto, stride fortemente con chi parla di pace e rischia la vita per andare in aiuto di chi soffre, senza guardare il colore della sua bandiera. Sembra di tornare in altri tempi, quelli bui e che pensavamo ormai messi a tacere.

Nelle devastazioni della Seconda Guerra Mondiale, Chiara Lubich ebbe prova di dove si possa spingere la volontà di potere e, assieme alle prime compagne, trovò in Gesù colui che, conoscendo bene l’uomo, sapeva come indirizzarlo per non farlo scivolare nel dirupo che porta alla guerra. Furono le parole di Gesù la breccia per imparare a costruire la pace. Questo spiega la grande espansione del Movimento perché la ricerca della verità, viva in ogni uomo ha il suo principio nella carità. 

Benedetto XVI, nella lettera enciclica Caritas in Veritate, scrive che «La verità va cercata, trovata ed espressa nell'”economia” della carità, ma la carità a sua volta va compresa, avvalorata e praticata nella luce della verità». (§ 2)

Albert Schweitzer, pastore e medico missionario tedesco, già un secolo fa riteneva che la degenerazione della società fosse dovuta al fatto che il progresso materiale non era cresciuto di pari passo col progresso morale e si prodigò a testimoniare con la sua stessa vita che il bene che ogni uomo compie lo mette in armonia con tutto l’universo. 

La guerra in Ucraina ha scatenato in me molte domande, soprattutto vedendo che la guerra esiste nelle famiglie, nei gruppi di lavoro, nelle stesse comunità con scopi filantropici. Ciascuno di noi ha idee diverse sul bene e sul male e basta una nuova trovata giornalistica per alimentare nuovi sospetti e innescare mine anche dove si proclama la pace. 

Papa Francesco suggerendo per la Quaresima atti concreti di amore verso il prossimo, ci aiuta a capire che la pace nasce nello stesso luogo dove nasce la guerra. 

Ci hanno creduto santi e mistici che hanno saputo trapiantare nel cuore degli altri la pace trovata nel colloquio con Dio. 

Madre Teresa di Calcutta che ha vissuto con gli emarginati, diceva: “se non troviamo pace, è perché abbiamo dimenticato che apparteniamo gli uni agli altri”. L’appartenenza, la prossimità - direbbe papa Francesco - è il vestito del cristiano. Sarebbero cristiane le terre dove si sono nutriti e sviluppati i conflitti che oggi spaventano molte nazioni?  

Martin Luther King affermava che “l’uomo deve elaborare per ogni conflitto umano un metodo che rifiuti la vendetta, l’aggressione, la rappresaglia. Il fondamento di un tale metodo è l’amore.” 


(ho scelto una foto del mio amico Gennaro Musella perché è carica di speranza e di bellezza)

 https://www.cittanuova.it/la-guerra-accanto/?ms=007&se=018



lunedì 14 marzo 2022

Chiara Lubich - mi accorsi che era la Verità


 Il 14 marzo 2008 compiva la sua esistenza nel tempo Chiara Lubich. 

In questi giorni di guerra "accanto" la sua storia è di grande attualità. Lei, nel crollo di tutto provocato dalla Seconda Guerra Mondiale, ha intravisto le ragioni di una guerra e ha messo a fuoco i bandoli da cui parte, che la nutrono, la sostengono, la realizzano. Ogni guerra è dentro l'uomo. Ma dentro ogni uomo c'è un progetto di bene. Nasce e si decide lì tutto. 

Riporto una frase che lei scriveva negli anni Quaranta a un'amica: 

"Vedi, io sono un'anima che passa per questo mondo.

Ho visto tante cose belle e buone e sono sempre stata attratta solo da quelle.

Un giorno (indefinito giorno) ho visto una luce. Mi parve più bella delle altre cose belle e la seguii.

Mi accorsi che era la Verità.


La "luce" che Chiara ha aiutato e aiuta a scoprire è il principio dell'Amore, riflesso e segno che siamo a immagine di Dio. 

La guerra in atto disorienta perché alimentata da menzogne, da sospetti, da "documentate" verità... 

Chiara, conoscendo la fragilità umana, ci suggerisce di cercare in noi stessi il principio di ogni verità, la Verità.

domenica 13 marzo 2022

L'importante è che non ti arrendi


 

Ricordati di guardare su in alto le stelle e poi in basso i tuoi piedi. 


Cerca di dare un senso a ciò che vedi e chiediti cosa fa esistere l'universo. Sii curioso. 


E per quanto la vita ti possa sembrare difficile, c'è sempre qualcosa che possa fare e con successo. 


L’importante è che non ti arrendi.



Stephen Hawking

sabato 12 marzo 2022

La guerra...


 La guerra non si può umanizzare, 

si può solo abolire.

 

                                 Albert Einstein

mercoledì 9 marzo 2022

Possa tu...


Possa tu riconoscere nella tua vita la presenza, la potenza e la luce della tua anima.

Possa tu renderti conto che non sei mai solo,

Che la tua anima nella sua luminosità e appartenenza

ti connette intimamente con il ritmo dell'universo.

Possa tu avere rispetto per la tua individualità e differenza.

Possa tu renderti conto che la forma della tua anima è unica,

che hai un destino speciale qui,

Quello dietro la facciata della tua vita

sta accadendo qualcosa di bello, buono ed eterno.

Possa tu imparare a vederti con la stessa gioia, orgoglio,

e l'attesa con cui Dio ti vede in ogni momento.

 

John O'Donohue (1956-2008), sacerdote, poeta e filosofo irlandese 

martedì 8 marzo 2022

Dio sogna il suo sogno


Guardiamo la vita con lo stupore di essere vivi, in questo universo fervente di vita.

Dalle mani del Padre la vita fiorisce inesauribile e illimitata.

Nel cuore della pietra Dio sogna il suo sogno, e di vita la pietra si riveste.

Nel profondo della terra Dio sogna il suo sogno, e di verde e di frutti si riveste la terra.

Nel cuore degli esseri Dio sogna il suo sogno, e di amore e di tenerezza s’adorna il creato.

Sempre oltre, sempre oltre e la tua dimora, il tuo infinito cammino sia il nostro, o Signore.


Padre Giovanni M. Vannucci (1913-1984), religioso dell’Ordine Servi di Maria e teologo.

Foto da Internet

 

domenica 6 marzo 2022

Le cose fuori dal loro stato...


 Le cose fuori del loro stato naturale né vi si adagiano né vi durano.

 Giambattista Vico (1668-1744), filosofo e storico italiano.






sabato 5 marzo 2022

Mi hai fatto senza fine (Tagore)


Nei giorni della guerra mi è capitata tra le mani questa poesia di Tagore che, leggendola, si è trasformata in preghiera. 
Forse mai, come in questa stagione di mali planetari, il senso della preghiera finisce di essere richiesta ed entra nella sfera del mistero profondo della vita: lotta tra bene e male. 

Mi hai fatto senza fine

Mi hai fatto senza fine
questa è la tua volontà.
Questo fragile vaso
continuamente tu vuoti
continuamente lo riempi
di vita sempre nuova.
Questo piccolo flauto di canna
hai portato per valli e colline
attraverso esso hai soffiato
melodie eternamente nuove.
Quando mi sfiorano le tue mani immortali
questo piccolo cuore si perde
in una gioia senza confini
e canta melodie ineffabili.
Su queste piccole mani
scendono i tuoi doni infiniti.
Passano le età, e tu continui a versare,
e ancora c’è spazio da riempire.


Rabindranath Tagore (1861-1941), poeta, drammaturgo e scrittore bengalese.

 


giovedì 3 marzo 2022

Nessun uomo è un'isola


Con lo sfondo di una guerra che ci interpella tutti, le parole di John Donne mi pare che gridino fortemente quale sia la realtà. 
Scelgo gli occhi di una gattina stupiti e attoniti per accompagnare questa riflessione. 


Nessun uomo è un’isola, completo in se stesso; ogni uomo è un pezzo del continente, una parte del tutto. Se anche solo una zolla venisse lavata via dal mare, l’Europa ne sarebbe diminuita, come se le mancasse un promontorio, come se venisse a mancare una dimora di amici tuoi, o la tua stessa casa. La morte di qualsiasi uomo mi sminuisce, perché io sono parte dell’umanità. E dunque non chiedere mai per chi suona la campana: suona per te. 

John Donne

martedì 1 marzo 2022

Parola di Vita - Marzo 2022

“Rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori” (Mt 6,12).


La parola di vita di questo mese è tratta dalla preghiera che Gesù ha insegnato ai suoi discepoli, il Padre Nostro. È una preghiera profondamente radicata nella tradizione ebraica. Anche gli ebrei chiamavano e chiamano Dio "Padre nostro”.

Ad una prima lettura, le parole di questa frase ci inchiodano: possiamo chiedere a Dio di cancellare i nostri debiti, come suggerisce il testo greco, nello stesso modo con cui noi stessi siamo capaci di farlo con chi ha una mancanza verso di noi? La nostra capacità di perdono è sempre limitata, superficiale, condizionata.

Se Dio ci trattasse secondo la nostra misura, sarebbe una vera e propria condanna!

“Rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori”.

Sono invece parole importanti che esprimono prima di tutto la consapevolezza di essere bisognosi del perdono di Dio. Gesù stesso le ha consegnate ai discepoli, e dunque a tutti i battezzati, perché con esse possano rivolgersi al Padre con semplicità di cuore.

Tutto nasce dal nostro scoprirci figli nel Figlio, fratelli e imitatori di Gesù che per primo ha fatto della sua vita un cammino di adesione sempre più totale alla volontà amorosa del Padre.

È solo dopo aver accolto il dono di Dio, il suo amore senza misura, che possiamo chiedere tutto al Padre, anche di farci essere sempre più simili a Lui, persino nella capacità di perdonare i fratelli e le sorelle con cuore generoso, giorno dopo giorno.

Ogni atto di perdono è una scelta libera e consapevole, che va sempre rinnovata con umiltà. Non è mai un’abitudine, ma un percorso impegnativo, per il quale Gesù ci fa pregare quotidianamente, come per il pane.

“Rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori”.

Quante volte le persone con cui viviamo: in famiglia, nel quartiere, sul posto di lavoro o di studio, possono averci fatto un torto e ci è difficile riprendere un rapporto positivo. Che fare? È qui che possiamo chiedere la grazia di imitare il Padre:

«[…] Alziamoci al mattino con una "amnistia" completa nel cuore, con quell'amore che tutto copre, che sa accogliere l'altro così com'è, con i suoi limiti, le sue difficoltà, proprio come farebbe una madre con il proprio figlio che sbaglia: lo scusa sempre, lo perdona sempre, spera sempre in lui… Avviciniamo ognuno vedendolo con occhi nuovi, come se non fosse mai incorso in quei difetti. Ricominciamo ogni volta, sapendo che Dio non solo perdona, ma dimentica: è questa la misura che richiede anche a noi»[1].

È una meta alta, verso cui possiamo camminare con l’aiuto della preghiera fiduciosa.

“Rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori”.

Tutta la preghiera del Padre nostro ha poi la prospettiva del “noi”, della fraternità: chiedo non solo per me, ma anche per e con gli altri. La mia capacità di perdono è sostenuta dall’amore degli altri e, d’altro canto, il mio amore può in qualche modo sentire proprio l’errore del fratello: forse dipende anche da me, forse non ho fatto tutta la mia parte perché si sentisse accolto, compreso …

A Palermo, una città italiana, le comunità cristiane vivono un’intensa esperienza di dialogo, che richiede di superare alcune difficoltà. Biagio e Zina raccontano: «Un giorno un pastore amico ci ha invitati presso alcune famiglie della sua Chiesa, che non ci conoscevano. Noi avevamo portato qualcosa da condividere per il pranzo, ma quelle famiglie ci hanno fatto capire che questo incontro non era molto gradito. Con dolcezza, Zina ha fatto assaggiare loro alcune particolarità che aveva cucinato e alla fine abbiamo pranzato insieme. Dopo il pranzo, hanno cominciato a evidenziare i difetti che vedevano nella nostra Chiesa. Non volendo entrare in una guerra verbale, abbiamo detto: quale difetto o differenza fra le nostre Chiese può impedirci di volerci bene? Abituati a continue diatribe, sono rimasti meravigliati e disarmati da una risposta così ed abbiamo cominciato a parlare del vangelo e di ciò che ci unisce, che è sicuramente molto di più di ciò che ci divide. Venuto il tempo di salutarci, non volevano più che andassimo via; a quel punto abbiamo proposto di pregare il Padre Nostro, durante il quale abbiamo avvertito forte la presenza di Dio. Ci hanno fatto promettere che saremmo ritornati perché intendevano farci conoscere tutto il resto della comunità e così è stato in tutti questi anni».

Letizia Magri

[1] C. Lubich, Parola di Vita dicembre 2004, in eadem, Parole di Vita, a cura di Fabio Ciardi (Opere di Chiara Lubich 5; Città Nuova, Roma 2017) p. 739.