mercoledì 28 aprile 2021

Perdonare


Come sembra difficile tante volte perdonare! Eppure, il perdono è lo strumento posto nelle nostre fragili mani per raggiungere la serenità del cuore. 

Lasciar cadere il rancore, la rabbia, la violenza e la vendetta sono condizioni necessarie per vivere felici. 

Papa Francesco

giovedì 22 aprile 2021

Sotto il soffio di Dio


Perché su tutta la superficie della terra risuonano queste parole: Cristo è risuscitato? (…) La mia anima mi dice fermamente che tali pensieri non si inventano. Essi nascono di colpo nei cuori sotto il soffio di Dio. So con certezza che ogni uomo in Russia benché mi sia sconosciuto, vi crede ardentemente e dice: da noi, prima di ogni altra cosa, celebriamo la Gloriosa e Luminosa Risurrezione di Cristo.


Preso da Gogol et Dostoevskij ou la descente aux enfers, Desclée de Brouwer, Paris 1961, p. 141. Di P.N. Evdokimov (1901-1970), filosofo e teologo russo. 


martedì 20 aprile 2021

Dal silenzio


È dal silenzio che nasce tutto ciò che vive e rimane. Infatti è il silenzio che ci unisce all’universo e all’infinito. È la radice dell’esistenza e dell’equilibrio della vita.

Yehudi Menuhin (1916-1999), violinista statunitense naturalizzato svizzero 

domenica 18 aprile 2021

Mari Töröcsik È SOLTANTO TEATRO

 Il 16 aprile scorso è morta a 86 anni Mari Töröcsik, un’artista geniale, umile, creativa, sincera. Riconosciuta e premiata non solo in Ungheria, la sua terra.

Ho avuto modo di “conoscerla” più che altri attori, perché aveva interpretato la strega nella fiaba di Ervin Lázár che ho tradotto in Italiano col titolo “Povero Gioni e Arnica” (edito da Città Nuova). 

La sua voce rauca, penetrante, dolce rendeva unici non solo i suoi personaggi ma anche le canzoni che cantava. 

Ne ho tradotto una che esprime la sua vita: È soltanto teatro.

Mari, nel 2008, durante una visita di routine ha avuto un collasso: è stata in coma per giorni. Ma poi si è ripresa del tutto. All’apertura del Festival del Cinema Ungherese del 2009 ha detto: “Vengo da molto lontano. Ma sono tornata!”

Grazie Mari, non vai lontano. Sei rimasta in molti e molti che ti amano. 

Grazie!

 

 

Mi hanno detto qua e là

Se fai così, va bene,

e poi, macché, macché 

in qualsiasi modo, ma così no.

 

Rit.

È soltanto teatro

qui nessuno piange veramente.

È soltanto teatro,

nient’altro che apparenza.

 

Perfino il dolore è per scherzo,

commedia da due soldi.

La gente si sa 

ha voglia di divertirsi.

 

È tutta una scena.

Anche il cielo è dipinto,

tutto questo lo sappiamo bene,

eppure ci crediamo.

 

È vero, è teatro,

non puoi guardarlo da fuori,

eccome se è teatro,

ma è questa la tua vita.

 

Mi hanno detto, fai così,

e io l’ho fatto. 

Ma nessuno si è accorto 

che sono stato lasciato solo.

 

Rit.

 

Oh bene, venite, venite, venite:

chi ci capisce qualcosa...

Ecco, quello lì 

fatemelo sentire!

 




 

domenica 4 aprile 2021

Siamo passati dalla morte alla vita

 


Quando sulla porta della Basilica di S. Maria degli Angeli, a Roma, ho fotografato quest'opera di Igor Mitoraj (1944-2014), lo scultore polacco era ancora vivo, e stava allestendo nella Valle dei Templi di Agrigento, la mia amata città, un'originale mostra sullo sfondo di capolavori della Magna Grecia. 

L'arte ha il tempo della bellezza, cioè il "sempre". 

La figura che emerga dalla lastra della porta è il Risorto segnato per sempre dalla croce.

Buona Pasqua, cari amici. 

 

sabato 3 aprile 2021

Collocazione provvisoria - don Tonino Bello

Nel Duomo vecchio di Molfetta c’è un grande crocifisso di terracotta. Il parroco, in attesa di sistemarlo definitivamente, l’ha addossato alla parete della sagrestia e vi ha apposto un cartoncino con la scritta: collocazione provvisoria.
La scritta, che in un primo momento avevo scambiato come intitolazione dell’opera, mi è parsa provvidenzialmente ispirata, al punto che ho pregato il parroco di non rimuovere per nessuna ragione il crocifisso di lì, da quella parete nuda, da quella posizione precaria, con quel cartoncino ingiallito.
Collocazione provvisoria. Penso che non ci sia formula migliore per definire la croce. La mia, la tua croce, non so quella di Cristo.
Coraggio, allora, tu che soffri inchiodato su una carrozzella. Animo, tu che provi i morsi della solitudine.

Abbi fiducia, tu che bevi al calice amaro dell’abbandono. Non imprecare, sorella, che ti vedi distruggere giorno dopo giorno da un male che non perdona. Asciugati le lacrime, fratello, che sei stato pugnalato alle spalle da coloro che ritenevi tuoi amici. Non tirare i remi in barca, tu che sei stanco di lottare e hai accumulato delusioni a non finire.
Coraggio. La tua croce, anche se durasse tutta la vita, è sempre “collocazione provvisoria”. Il Calvario, dove essa è piantata, non è zona residenziale. E il terreno di questa collina, dove si consuma la tua sofferenza, non si venderà mai come suolo edificatorio.
Anche il Vangelo ci invita a considerare la provvisorietà della croce.
C’è una frase immensa, che riassume la tragedia del creato al momento della morte di Cristo. “Da mezzogiorno fino alle tre del pomeriggio, si fece buio su tutta la terra”. Forse è la frase più scura di tutta la Bibbia. Per me è una delle più luminose. Proprio per quelle riduzioni di orario che stringono, come due paletti invalicabili, il tempo in cui è concesso al buio di infierire sulla terra.
Da mezzogiorno alle tre del pomeriggio. Ecco le sponde che delimitano il fiume delle lacrime umane. Ecco le saracinesche che comprimono in spazi circoscritti tutti i rantoli della terra. Ecco le barriere entro cui si consumano tutte le agonie dei figli dell’uomo.
Da mezzogiorno alle tre del pomeriggio. Solo allora è consentita la sosta sul Golgota. Al di fuori di quell’orario, c’è divieto assoluto di parcheggio. Dopo tre ore, ci sarà la rimozione forzata di tutte le croci. Una permanenza più lunga sarà considerata abusiva anche da Dio.
Coraggio, fratello che soffri. Mancano pochi istanti alle tre del tuo pomeriggio. Tra poco, il buio cederà il posto alla luce, la terra riacquisterà i suoi colori verginali e il sole della Pasqua irromperà tra le nuvole in fuga.

da Alla finestra la speranza, don Tonino Bello (1935-1993).

 

 

venerdì 2 aprile 2021

Venerdì di Passione


 Un venerdì che ha sconvolto i parametri della giustizia.
L'Innocente che perdona i suoi carnefici, 
Lui sa che non si rendono conto di cosa fanno. 
Gesù, hai spaccato il buio delle nostre menti
e abbiamo iniziato un cammino di luce.  

(sullo sfondo mosaico di Marko Rupnik)