Da Budapest, dove ora mi trovo, ho seguito la cerimonia di apertura di "Agrigento capitale italiana della cultura".
Cosa può dire un giurgintanu (agrigentino) figlio di quella terra? Ho girato molti paesi e sempre ho come termine di paragone la mia amatissima Giurgenti con i suoi ardenti colori, con i suoi inconfondibili odori, con lo spazio aperto all'infinito... Ricordo che da bambino, quando mi è capitato di andare in altre città, mi chiedevo dove fossero i templi. Sì, perché per me i templi facevano parte integrante della città, di ogni città...
Quando poi al liceo classico "Empedocle" scoprivo che certe parole che usavo avevano origine nel greco, avevo la stessa sorpresa di quando nelle scuole medie, studiando francese, mi meravigliavo di incontrare certe parole che usava mia nonna, o che certe consonanti, inesistenti nella lingua italiana, erano arabe e che i cognomi erano spagnoli.
Stamattina i vari relatori ricordavano non solo Empedocle del tempo che la città irradiava la cultura greca, ma anche i più recenti Sciascia, Pirandello e Camilleri. Se Pirandello e Sciascia, da angoli diversi hanno descritto il carattere degli agrigentini, Camilleri ha saputo usare una super-lingua che è memoria greca, spagnola, araba...
Il presidente Sergio Mattarella diceva che essere fedeli alla propria storia significa costruire il futuro e legava a questo futuro la responsabilità di tutti. Anche io mi sento investito da tale accorato suggerimento carico di speranza.
Guardando i bambini che sventolavano bandiere tricolore cercavo di indovinare di chi fossero figli o nipoti. Volti felici ai quali auguro un futuro bello come la nostra città e come la natura che spera e rinasce sempre.
La foto di Tommaso Manzi lascia intravedere il tempio della Concordia dietro un'opera dello scultore polacco Igor Mitoraj