Quando ho letto Messaggio per un’aquila che si crede un
pollo di Anthony De Mello, mi son guardato in giro e vedendo con occhi più
semplici la vita mi son detto: “Anche se fossi pollo io volerò come un’aquila!”.
Presento come dono il racconto
introduttivo:
Un uomo trovò un uovo d’aquila e lo mise nel nido di
una chioccia. L’uovo si schiuse contemporaneamente a quelle della covata,
l’aquilotto crebbe insieme ai pulcini. Per tutta la vita l’aquila fece quello
che facevano i polli del cortile, pensando di essere una di loro. Frugava il
terreno in cerca di vermi e insetti, chiocciava e schiamazzava, scuoteva le ali
alzandosi da terra di qualche decimetro. Trascorsero gli anni e l’aquila
divenne molto vecchia. Un giorno vide sopra di sé, nel cielo sgombro di nubi,
uno splendido uccello che planava, maestoso ed elegante, in mezzo alle forti
correnti d’aria, muovendo appena le robuste ali dorate. La vecchia aquila alzò
lo sguardo, stupita: “Chi è quello?” chiese. “E’ l’aquila, re degli uccelli,
rispose il suo vicino. “Appartiene al cielo. Noi invece apparteniamo alla
terra, perché siamo polli. E così l’aquila visse e morì come un pollo, perché
pensava di essere tale”
Anthony
De Mello
4 commenti:
Capolavoro di De Mello!
Grazie,
Teresa
e bravo Tanino!
Ludovico
Grazie Susy
Quanti polli che sarebbero aquile e quante aquile che vivono da polli!
Carosello della vita!
Ciao, Stefano
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