Non circolava buon
sangue tra una tartaruga e un aereo. La tartaruga era stanca di sentirselo
passare sopra così chiassoso, assordante, capace, secondo lei, solo di
panoramiche superficiali, senza poter approfondire ciò che vede.
Ma un giorno la
tartaruga, inosservata, ha potuto osservare l’aereo fermo in pista; ne ammirò
la grandezza e venne a conoscenza dell’enorme servizio prestato all’uomo. In
breve stemperò il proprio giudizio negativo. Si mise davanti al muso della
fusoliera e i due rivali con crescente stima reciproca intrecciarono un
meraviglioso dialogo.
Lei gli confidò che
avrebbe desiderato vedere tutte le cose belle che si contemplano dall’alto dei
diecimila metri…E l’aereo gliele descrisse, lasciandola a bocca aperta.
Ma anche l’aereo, al
termine del suo racconto, confidò alla tartaruga il suo rammarico di non poter,
come lei, contemplare le cose da vicino.
Alla tartaruga non
pareva vera la curiosità dell’aereo. Gli raccontò, quasi senza riprendere
fiato, le meraviglie del bosco, del sottobosco, la vita che ferve nei giardini,
sotto ogni foglia, il profumo e il colore che si gode passando accanto ad ogni
fiore e annusando ogni petalo di rosa. E i rapporti che intercorrono tra le
formiche, le talpe, le marmotte…Era tanto l’interesse nell’ascolto che essa non
avrebbe mai finito di parlare.
L’aereo non si lasciò
sfuggire l’occasione di ringraziarla di essere tartaruga per lui e la tartaruga
– a sua volta – lo ringraziò di essere aereo per lei, d’aver trovato qualcuno a
cui interessava la sua vita.
Siamo creati come dono
reciproco.
padre Andrea
Panont
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