domenica 27 dicembre 2020

L'augurio natalizio di Chiara M.

  

NATALE 2020

Carissimi, anche stavolta il tempo non si ferma (nonostante la sensazione opposta) e volevo almeno farvi arrivare il mio pensiero. Come vedete non rispondo quasi mai, perché non ne ho le forze, ma siete nel mio cuore, lo sapete. Quest’ultima realtà della pandemia, ovviamente ha pesato ancora di più sulla mia situazione fisica. Fortunatamente non sono stata ancora contagiata ma ho dovuto essere ricoverata alcune volte, per altri motivi comunque importanti. All’ingresso ho eseguito tutte le procedure come da protocollo covid e così ho aggiunto, al mio ‘curriculum sanitario’, anche questa esperienza. Questo preambolo per aggiornare le persone che mi conoscono, che mi seguono e che non hanno mie notizie da mesi.

 

Dovremmo inventare un altro vocabolario perché non si sa più come definire questo invisibile, microscopico, misterioso virus che ha messo in ginocchio il mondo. 

Ci saremmo mai immaginati di scoprirci così fragili? 

Progetti, certezze, affetti, relazioni, autonomia personale: “saltata la password”. 

Solitudine, dolore, abbandono, rabbia, disperazione, impotenza, paura, incognita, angoscia, tante lacrime, urla e silenzio immenso…: “cerca password” ma è difficile…

 

Ho avuto tempo per pensare, riflettere, lasciare che il silenzio ‘parlasse’ dentro di me. Mi reputo fortunata perché, di per sé, il lockdown, non mi ha cambiato concretamente la vita. Sono anni che non esco se non per cose estremamente necessarie o sporadiche, che non posso fare progetti di vacanze, attività, che non posso mangiare quello che voglio, che non posso andare dove e quando mi pare, che non posso fare previsioni su ogni cosa e molto altro ancora. 

Non è un elenco per autocommiserarmi. 

E’ essere consapevole ancora di più che ci sono voluti anni, per me, per arrivare a perdere praticamente tutto. Anni di ‘allenamento’. Sono sicura che sia successo a tante altre persone per situazioni diverse, ma tutto questo vissuto nell’invisibilità. 

 

Per questo, capisco chi, non avendo mai sperimentato situazioni simili, possa sentirsi smarrito, disorientato, confuso dalle mille voci contrastanti che circolano. Questa notte, in questo silenzio ‘ obbligato’ senza rumori esterni, ho scelto io, di ’stare’ in silenzio.  Spento tv, silenziato il cellulare, spento le luci, sono rimasta solo con le lucine palpitanti davanti al Presepe. Il mio silenzio si fondeva nel SUO. E il SUO è diventato mio. E’ diventato NOSTRO ed è arrivata la pace, La sensazione - certezza che non ero sola.

 

Ed ecco il mio augurio.

 

Che questo Bambino ci porti un ‘respiro’ di Pace. Abbiamo sete di Pace come una terra arida, asfittica dolorante e ferita. Che questo ennesimo lockdown ci dia il coraggio di stare qualche volta, in silenzio. Di ‘scegliere’ di viverlo, senza l’inquinamento di voci caotiche che mascherano la paura della solitudine. Riempiamo questa solitudine del Suo respiro, della Sua innocenza, della Sua voglia di dare AMORE.

 

Dai Piccolo, prendimi la mano, insegnami a togliermi di dosso questo vestito di croste pesanti e grigie che mi ricoprono come un vecchio uomo. Ricordami come si fa a tornare bambini, a volare col cuore e sentire un’aria nuova, diversa che mi scompiglia i capelli e mi fa sentire leggera. Ridammi l’incanto e lo stupore, la certezza che tutto questo è possibile. Facciamo un baratto. Io ti dò le croste del vecchio uomo e tu mi dai il tuo Respiro di Pace. Affare fatto?  Dai Gesù, andiamo a volare!

 

Buon Natale e Buon Nuovo Anno a tutti voi!

 

AGGIUNGO: GRAZIE a tutti quelli che hanno pregato e continuano a pregare per me. 

 

Un grande abbraccio

Chiara M.

 

venerdì 25 dicembre 2020

È Natale


È Natale ogni volta che sorridi a un fratello

e gli tendi la mano.

È Natale ogni volta che rimani in silenzio

per ascoltare l’altro.

È Natale ogni volta che non accetti quei principi

che relegano gli oppressi ai margini della società.

È Natale ogni volta che speri con quelli che disperano

nella povertà fisica e spirituale.

È Natale ogni volta che riconosci con umiltà

i tuoi limiti e la tua debolezza.

È Natale ogni volta che permetti al Signore

di rinascere per donarlo agli altri.


Madre Teresa di Calcutta

giovedì 24 dicembre 2020

Dal discorso di Papa Francesco alla curia romana

 


 

La crisi della pandemia è un’occasione propizia per una breve riflessione sul significato della crisi, che può aiutare ciascuno. 

La crisi è un fenomeno che investe tutti e tutto. È presente ovunque e in ogni periodo della storia, coinvolge le ideologie, la politica, l’economia, la tecnica, l’ecologia, la religione. Si tratta di una tappa obbligata della storia personale e della storia sociale. Si manifesta come un evento straordinario, che causa sempre un senso di trepidazione, angoscia, squilibrio e incertezza nelle scelte da fare. Come ricorda la radice etimologica del verbo krino: la crisi è quel setacciamento che pulisce il chicco di grano dopo la mietitura. […]


Chi non guarda la crisi alla luce del Vangelo, si limita a fare l’autopsia di un cadavere: guarda la crisi, ma senza la speranza del Vangelo, senza la luce del Vangelo. Siamo spaventati dalla crisi non solo perché abbiamo dimenticato di valutarla come il Vangelo ci invita a farlo, ma perché abbiamo scordato che il Vangelo è il primo a metterci in crisi.[4] E’ il Vangelo che ci mette in crisi. Ma se troviamo di nuovo il coraggio e l’umiltà di dire ad alta voce che il tempo della crisi è un tempo dello Spirito, allora, anche davanti all’esperienza del buio, della debolezza, della fragilità, delle contraddizioni, dello smarrimento, non ci sentiremo più schiacciati, ma conserveremo costantemente un’intima fiducia che le cose stanno per assumere una nuova forma, scaturita esclusivamente dall’esperienza di una Grazia nascosta nel buio. «Perché l’oro si prova con il fuoco e gli uomini ben accetti nel crogiuolo del dolore» (Sir2,5).

 

 

Dal DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO AI MEMBRI DEL COLLEGIO CARDINALIZIO E DELLA CURIA ROMANA, Vaticano, 21 dicembre 2020.

 

 

 

mercoledì 23 dicembre 2020

Quando preghi...

 "Quando preghi, entra nella tua camera"

Tutto è la stessa cosa, per coloro che hanno raggiunto l'unità profonda della vita divina: il riposo e l'azione, contemplare e agire, tacere e parlare, ascoltare e aprirsi, ricevere in sé il dono di Dio e rendere l'amore a fiumi nell'azione di grazie e la lode... Occorre per lunghe ore ascoltare in silenzio, lasciare la parola divina sbocciare in noi, finché ci inciti a lodare Dio nella preghiera e nel lavoro.

Anche le forme tradizionali ci sono necessarie e dobbiamo partecipare al culto pubblico ordinato dalla Chiesa, perché la nostra vita interiore si svegli, rimanga nella via retta e trovi l'espressione che le si addice. Occorre che la lode solenne di Dio abbia i suoi santuari sulla terra per essere celebrata con tutta la perfezione di cui sono capaci gli uomini. Da essi, nel nome della Santa Chiesa, essa può salire verso il cielo, agire su tutte le sue membra, svegliare la loro vita interiore e stimolare il loro sforzo fraterno. Tuttavia, perché questo canto di lode sia vivificato dall'interno, bisogna che ci siano in queste luoghi di preghiera dei tempi riservati all'approfondimento spirituale nel silenzio; altrimenti, questa lode degenererà in un balbettio delle labbra spogliato di vita. Grazie a questi focolari di vita interiore questo pericolo è respinto; le anime possono meditarvi davanti a Dio nel silenzio e nella solitudine, per essere nel cuore della Chiesa i cantori dell'amore che tutto vivifica.


Santa Teresa Benedetta della Croce [Edith Stein] (1891-1942),

carmelitana, martire, compatrona dell'Europa

La preghiera della Chiesa

martedì 22 dicembre 2020

Attesa


 Natale è attesa!

Con quanti mi hanno scritto attendo questo Natale per dire insieme GRAZIE!


lunedì 21 dicembre 2020

La pace non è un sogno


La pace non è un sogno: può diventare realtà; 

ma per custodirla bisogna essere capaci di sognare.


                                                 Nelson Mandela


 

domenica 20 dicembre 2020

Davanti alla bellezza di una farfalla...


Rimaniamo incantati davanti alla bellezza di una farfalla, ma raramente pensiamo ai cambiamenti che ha dovuto subire per raggiungere tale bellezza.

Maya Angelou, poetessa, attrice e ballerina statunitense.

venerdì 18 dicembre 2020

Nel nuovo ufficio

Mi racconta un'amica

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 Nel nuovo ufficio dove lavoro da poco tempo, mi sono offerta, assieme a una collega, di raccogliere i soldi per un regalo per uno che andava in pensione. Abbiamo raccolto 200 euro. Quando si è trattato di comprare il regalo la collega mi disse che bastava spendere una metà della cifra e il resto lo avremmo diviso fra noi due. 

Le ho detto che non mi sembrava giusto. La collega, guardandomi come se venissi dal pianeta Marte, mi spiegò che la prassi era questa. Restai in silenzio, non avevo niente da aggiungere a quanto avevo detto. Dopo un po’ lei mi chiese scusa confessandomi la sua vergogna. 

Siamo diventate vere amiche.

giovedì 17 dicembre 2020

Tra luce e tenebra


Parlando una volta con Giuseppe Garagnani si diceva che anche nel giornalismo, come tra le famiglie mafiose o nella concorrenza delle industrie, c'è una visibile lotta e la gente è spettatrice di queste "guerre", passando dall'una all'altra parte, secondo il grado di obiettività maturato. Papa Francesco, quando parla di discernimento, si riferisce a questo delicato momento necessario per arrivare a una certa "verità". 

Il contagio ci ha dimostrato che anche nelle calamità l'uomo non perde l'istinto guerriero e perfino la politica da servizio passa a campo di lotta. 

Forse è questo il punto che necessita di una vera rinascita.   

mercoledì 16 dicembre 2020

Giuseppe Garagnani

 



Ho avuto notizia che ieri 15 dicembre ’20, poco prima delle 18, si è compiuta la vita di Giuseppe Garagnani

Era stato direttore della rivista Città Nuova e, siccome c’era un’amicizia che mi faceva comunicare a lui quello che vivevo, gli avevo “raccontato” allora un momento vissuto in un bosco nella periferia di Bratislava. 

Quella riflessione l’ho vista poi pubblicata sulla rivista e da quel momento, per le reazioni positive all’articolo, è sbocciata la richiesta di altri momenti di vita.

Quei racconti sono diventati nel tempo dei libretti diffusi assieme alla rivista. Le pubblicazioni mi hanno meritato il premio “Telamone 2011” per l’umanitas contenuta nelle narrazioni. 

Giuseppe era così: provocava, svegliava il talento che l’altro è. 

E per questo, e non soltanto, la mia grata commozione verso Giuseppe è immensa. 

Ripubblico l’articolo “galeotto” piaciuto al Garagnani. 


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Nel primo pomeriggio esco per una passeggiata. La neve è sempre una piacevole novità e il bosco mi sembra ancor più incantato. Seguo il sentiero tracciato dalle orme di qualcuno e mi stupisce lo splendore del bianco tagliato con forza dalle trame minacciose degli alberi, artigli ossuti aggrappati ad un cielo senza qualità. Mi sento stanco, schiacciato da situazioni che assommate ad altre hanno creato una coperta spessa che mi impedisce di capire il senso di ciò che mi sta accadendo. Parlo tra me e me. Interrogo la voce che dentro sempre mi ha accompagnato. Sembra sepolta, cancellata. Cerco, con presuntuosa compiacenza, qualche soluzione immediata, qualche preciso sentiero di uscita. Silenzio. Tutto è ovattato, senza voce. Poi la neve, nella sua innocenza, mi distrae. Da bambino, in Sicilia, non sapevo cosa fosse la neve e quando mio padre preparava il presepe, la pastorale, sulle casette fatte da cartoncino spalmato di colla di farina e coperto da sughero grattato, mettevamo grossi fiocchi di cotone, sparsi qua e là. Ora di neve ne godo tanta e non vedo gli aspetti disagevoli che comporta. Sono nel cuore del bosco e mi accorgo che sto parlando a voce alta. Mi soffoca il ricordo delle cose fatte male, l’evidenza dei miei difetti, gli errori ricorrenti, i vuoti mai riempiti. Questa insopportabile imperfezione denuncia la mia friabilità. E la voce che mi consolava ora è annegata nel silenzio che stagna dentro di me. La neve scricchiola sotto i miei passi. Una volta ho letto che dal rumore della neve si può capire quanti gradi sotto zero siamo. Mi fermo per guardare in alto fin dove si protendono gli artigli degli alberi. Anch’io sto implorando. Il mio dolore riuscirà a sorpassare quei rami? La mia preghiera si svincolerà dallo spessore vischioso del silenzio? Nessuna risposta. Girando lo sguardo attorno, resto attonito per la suggestiva scena che mi abbraccia. Come mai non ho notato questo scenario? Non vedo più tronchi neri ma volumi che appena emergono dal bianco. Da questo lato gli alberi non sono più neri, sono stati assaliti dalla neve. La neve sui rami appesantiti ha creato un ricamo che scende fino a me. Passo sotto, quasi a piegarmi fino a terra, sotto un arco di trionfo intarsiato da un artista senza pari. Mi vengo a trovare al posto dove la superba altezza degli alberi mi dà sempre l’idea di un tempio costruito dai ciclopi. Il candore ha messo guanti gentili anche ai loro rudi e severi capitelli. Quante sfide, quanti venti, quante bufere, quante arsure! Ma ora è festa. Mi torna in mente una frase di Benedetto XVI ad una Messa di Natale: “È il Creatore dell’universo ridotto all’impotenza di un neonato. Accettare questo paradosso, il paradosso del Natale è scoprire la verità che rende liberi, l’Amore che trasforma l’esistenza. Nella notte di Betlemme, il Redentore si fa uno di noi, per esserci compagno sulle strade insidiose della storia”. Il paradosso del Natale! Il Creatore ridotto all’impotenza. Al silenzio. Devo attendere che cresca perché mi dia le risposte di cui ho urgenza? O sono io che devo raggiungerlo nella sua piccolezza, nella sua debolezza? La scena che mi accompagna ai due lati è decisamente solenne, festosa; navate di una cattedrale innalzata per me. Il silenzio mi permette di udire una melodia antica: è il coro che accompagna sempre i paradossi dell’Amore ed ha bisogno di molto silenzio. Di ascolto. L’effimero e provvisorio sentiero segnato dai miei passi mi sta conducendo verso Natale.

martedì 15 dicembre 2020

Ogni vita


 Ogni vita è una espirazione di Dio, 

come ogni morte ne è una inspirazione. 

 


Herman Hesse (1877-1962), scrittore, filosofo e pittore tedesco naturalizzato svizzero. 

 

domenica 13 dicembre 2020

La perfezione dell'amore


 Nell'amore la perfezione è proporzionata alla sua libertà, e questa alla sua purezza.

 

Thomas Merton (1915-1968), monaco trappista, mistico, scrittore e poeta.

venerdì 11 dicembre 2020

Dubita di te stesso


 


Dubita sempre di te stesso, fino a che i dati non lasciano spazio a dubbi.


Louis Pasteur (1822-1895), chimico, biologo francese.

 


mercoledì 9 dicembre 2020

Si incontra Dio...


 

Dio lo si incontra non grazie a offerte o sacrifici ma mediante un cuore che, libero da ogni schiavitù, si apre a legami d’amore. 

A dire la verità di quello che siamo, non è una professione verbale di identità ma la vita offerta per qualcuno.


Antonio Savone

lunedì 7 dicembre 2020

L'anima di un bambino


 


L'anima di un bambino è proprio come un bambino; non si riesce mai ad afferrarlo se gli si corre dietro. Bisogna star fermi e, dopo un poco, tornerà da solo per amore.

 

Arthur Miller (1915-2005), drammaturgo e giornalista statunitense.

sabato 5 dicembre 2020

Il primo posto


Il Buon Dio è migliore giudice di noi; noi siamo portati a mettere al primo posto le opere, i cui effetti sono visibili e tangibili; Dio dà il primo posto all'amore e poi al sacrificio ispirato dall'amore e all'obbedienza derivante dall'amore. 

Beato Charles de Foucauld (1877-1916). 

venerdì 4 dicembre 2020

Non giudicare le giornate...


Non giudicare le giornate da quello che raccogli, 

ma dai semi che hai piantato.


Robert Louis Stevenson (1850-1894), scrittore, drammaturgo e poeta scozzese.

giovedì 3 dicembre 2020

Un grave errore


 

La gente commette il grave errore di pensare che un elenco di fatti sia la verità. I fatti sono soltanto l’ossatura da cui la verità è prodotta.


Shelby Foote (1916-2005), scrittore, giornalista e storico statunitense.

mercoledì 2 dicembre 2020

Per ogni ostacolo


 

Il modo migliore per trattare gli ostacoli è di usarli come trampolino di lancio.

Enid Blyton (1897-1968),  scrittrice inglese, famosa soprattutto per la letteratura per ragazzi.