lunedì 29 febbraio 2016

Quando nel mio corpo...

"Quando nel mio corpo o nel mio spirito inizia a mostrarsi l'avanzare dell'età, quando i mali, che ci sminuiscono e ci trascinano via, piombano su di me dal di fuori o sorgono dentro di me, nel momento doloroso in cui improvvisamente divento cosciente che sono malato e invecchio, specialmente in quel momento in cui sento che sfuggo a me stesso...in tutte queste ore oscure fammi capire, o Signore, che sei Tu a condurre tra sofferenze e dolori le fasi della mia vita, per penetrare fino alle midolla del mio essere e attirarmi a Te".


Pierre Teilhard de Chardin

domenica 28 febbraio 2016

Cambiare se stessi





“Quando non siamo più in grado di cambiare una situazione... 
Siamo sfidati a cambiare noi stessi.”


Viktor Emil Frankl

sabato 27 febbraio 2016

Il capro espiatorio

C'erano una volta dieci contadini, che camminavano insieme verso i loro campi. Furono sorpresi da un improvviso uragano, che prese a squassare violentemente le piante e a flagellare la terra.
Correndo in mezzo ai fulmini e alle raffiche di grandine, i dieci si rifugiarono in un vecchio tempio in rovina.
Il fragore dei tuoni era sempre più assordante, i lampi danzavano paurosamente sui pinnacoli del tempio. I contadini erano terrorizzati e cominciarono a dirsi, a mezza voce, che in mezzo a loro ci doveva essere un grosso peccatore, colpevole di aver fatto scatenare quella furia incontenibile, che li avrebbe annientati tutti.
"Dobbiamo scoprire il colpevole", suggerì uno, "e allontanarlo da noi".
"Appendiamo i nostri cappelli fuori della porta", disse un altro. "Quello di noi a cui appartiene il primo cappello che verrà portato via sarà il peccatore e lo abbandoneremo al suo destino".
Furono tutti d'accordo. A fatica aprirono la porta e in qualche modo attaccarono fuori i loro cappelli di paglia.
Il vento ne ghermì uno immediatamente.
Senza alcuna pietà i contadini spinsero il padrone del cappello fuori della porta. Il poveretto, piegato in due per resistere al vento, si allontanò nella tempesta.
Aveva fatto pochi passi, quando sentì un boato tremendo: un fulmine spaventoso si era abbattuto sul tempio e lo aveva polverizzato con tutti i suoi occupanti.
Una volta, un cucciolo di leopardo si perdette nella steppa e un elefante, per caso, lo calpestò. Poco dopo il cucciolo fu trovato morto e la notizia fu portata al padre di lui.
"Il tuo piccolo è morto", gridarono al vecchio leopardo. "Lo abbiamo trovato nell'erba, giù nella valle".
Il leopardo ruggì di dolore e di collera. "Chi l'ha ucciso? Ditemi chi l'ha ucciso, perché io mi possa vendicare".
"E' stato l'elefante".
"L'elefante?".
"Sì, l'elefante".
Il vecchio leopardo si fece pensieroso, ma dopo un momento disse: "No, non è stato l'elefante. Sono state certamente le capre. Sono state le capre! Ma vedrete come mi vendicherò".
E il vecchio leopardo, infiammato di sacrosanta collera, corse sul colle dove pascolavano le capre e sbranò tutto il gregge.


Il capro espiatorio, di BRUNO FERRERO, Solo il vento lo sa, Elledici ed.