giovedì 30 giugno 2011

DOMANDE SULLA MIA VITA

Caro Tanino Minuta,

ti seguo da qualche tempo attraverso il tuo blog.

Sempre vi trovo un modo interessante, perché insolito, di guardare la vita.

Permettimi di  farti qualche critica… ma più che critica vorrei provocare delle risposte.

Il tuo mondo è meraviglioso, e chi ti legge entra in uno spazio nuovo, direi in un silenzio nuovo dove tu puoi parlare e dire. E sei ascoltato, basta vedere quanta gente ti sostiene e i commenti che ti scrivono.

Ma tu sei sicuro di aver trovato la “perla preziosa”?

Chi ti garantisce che è tutto vero, che vivere come proponi sia giusto?

Chi ti convince e ti sostiene?  

Leggevo quello che scrivevi a Susanna Tamaro. Anche questo conferma il tuo modo di vedere la realtà.

Non hai dubbi, paure, rimpianti?

Non senti il morso dell’angoscia?

Non sei mai stato tradito?

Riesci sempre a perdonare?

Non hai bisogno di essere accolto e amato?

Perché hai tolto il tuo indirizzo e-mail?

Su quale spalla piangi quando il dolore ti schiaccia?

Chi è che raccoglie tutto il tuo amore?

Forse basta così per questa volta.

Sono certo che leggerai tra le righe tutta la mia stima.



                                                         Ubaldo B.

Pubblico ciò che Ubaldo mi ha scritto nel precedente post. Non rispondo subito, non perché non abbia le risposte, ma perché ci vorrebbe più spazio e tempo. Ma lo farò. Intanto un grazie a Ubaldo.
La foto che allego l'ho fatta recentemente ad Agrigento, la mia amata città.

Foto mia: Tempio della Concordia, Agrigento

lunedì 27 giugno 2011

La montagna accesa

Sull'aereo che sta atterrando all'aeroporto di Catania ascolto questo dialogo:

- Mamma, perché la montagna fuma?

- Perché è accesa dentro. Sai, bambino mio, anche la terra è accesa dentro, ma non vediamo il fuoco.

- Anche noi siamo accesi dentro, ma non vediamo il fuoco?

Silenzio.




Foto mia dell'Etna al tramonto

martedì 21 giugno 2011

PER SEMPRE di Susanna Tamaro


Cara Susanna!
hai cucito un elegante vestito alla Vita per permetterle di entrare in una sgargiante biblioteca e, con voce delicata ma decisa, affermare che un romanzo non fotografa soltanto orge e non registra soltanto infecondi monologhi o bave di rabbia.
Sei stata brava a sistemare in 222 pagine tutto quello che sei e che tua madre – la vita – ti ha insegnato.
È una vera miniera per chi colleziona aforismi ma, per chi crede di sapere tutto, il tuo libro è uno specchio parlante che ripete: “Chi vede non vede niente. Chi vede non vede niente”.
Tutti siamo invitati a un’escursione in alta montagna e tu abilmente lasci che lo stupore della bellezza ci svincoli dai giochi in maschera e dalla muffa dei salotti.
È grande il coraggio che ti ha fatto dire che la verità è la vita, che la giustizia è la vita, che Dio è la vita.
Chissà quanto ti sarà costato questo bene che ora hai fatto diventare dono!
Grazie, Susanna!    

Foto mia

sabato 18 giugno 2011

La risposta sta soffiando nel vento


La radio-sveglia mi ha aiutato a iniziare il giorno con una canzone di Joan Baez, Blowin' in the wind.
Le strofe, dopo molte domande, concludono: “La risposta sta soffiando nel vento”.   
Dopo qualche ora, inserendo nel blog un commento che mi è arrivato, ho dato un’occhiata al blog Infanzia… di un’amica, Annamaria Gatti, che ha sempre qualcosa di bello per me, incantato dalla letteratura per bambini, e ho trovato riportata la canzone di Joan Baez che mi aveva svegliato.
Coincidenze? Senza dubbio.
Chi mi conosce sa che io sono uno che cerca di leggere i segnali nascosti nei fatti.
“Quante strade deve percorrere un uomo prima di essere chiamato uomo? … la risposta sta soffiando nel vento”.
Allora ho concluso che per avere le risposte bisogna ascoltare il vento.
Un amico, nella mia adolescenza, mi aveva parlato di un film “Il vento non sa leggere” e lui aggiungeva: ma sa sradicare le querce. Ecco, quel vento invisibile, che non sa leggere ma è capace di sradicare le querce, quel vento ha le risposte alle mie domande. Devo ascoltarlo. 


Castelluccio, foto di Maurizio Mosconi

mercoledì 15 giugno 2011

GELSOMINA

(ripropongo un fatto già pubblicato, ma che questa foto donatami da Mario Garcete mi ha ricordato!)





Alloggio in una villa dei Castelli Romani. Ieri sera tornando dal convegno cui partecipo, mi sono soffermato a guardare la città di Roma. Una distesa di luci d’oro splendenti, come una manciata di perle luminose buttate nel buio dei prati.
Dietro di me una voce: “Ma tu, l’hai mai visto il tramonto?” Risposi subito di sì, e mi accorsi che mi parlava Gelsomina, un donna rotonda e felice, di indefinibile età, dai gesti e dalla voce di bambina, senza denti e con un sorriso innocente che comunicava pace.  
“Vieni qui, alle sette di domani sera e vedrai uno spettacolo che non hai mai visto!”.
Stasera sono arrivato puntualmente e quando Gelsomina mi vide si è messa a piangere perché il sole era già tramontato.
Le chiedo: “Cosa ti ha detto il sole?”.
“Se mi prometti che custodisci un segreto, te lo dico!” Le sorrido e allora Gelsomina:
“Quando il sole mi vede triste mi manda sempre dei petali di rosa. Anche stasera me li ha mandati con il vento che era carico di profumo. Sono petali vellutati e sul velluto ci sono dei segni, come sui libri. Ma io non so leggere”.
Gelsomina tira fuori dalla tasca un pezzo di pane, poi una caramella color viola, una conchiglia azzurra, una stella marina spezzata e un pezzo di carta che arrotola dei petali colore dell’oro. Sono freschi e profumati. I petali hanno delle venature cioè delle lettere, parole. Comincio a leggere una favola…
Lo sguardo di Gelsomina è pieno di gioia e di domande. Le spiego che il sole ci vuole dire che non tutti sappiamo fare le stesse cose. Lei sa raccogliere i petali del sole e io so leggerli. Il sole ci sta svelando un grande segreto: per vivere tutte le stagioni della vita abbiamo bisogno l’uno dell’altro.
“Allora ti regalo tutti gli altri petali del sole. In una scatola azzurra li ho raccolti tutti – mi dice Gelsomina – non sapevo che sono parole. E tu che giri il mondo potrai donare una parola del sole ad ogni bambino che incontrerai”. 


foto di Mario Garcete: Sendero del Luz (sentiero di luce)

domenica 12 giugno 2011

ancora su INCASTRO DI CIELO E TERRA

Mi ha scritto Emanuele riguardo a "Incastro di cielo e terra" : 


Ciao Tanino, 
mi hai fatto tanto riflettere. Anche oggi come due millenni fa ci sono martiri.
Mi sono chiesto perché, quale novità stanno annunciando?
La risposta la trovo proprio nella situazione del mondo. Non è un nuovo annuncio che ora va pagato con il sangue, ma l'urgenza di una nuova armonia di cui l'umanità ha bisogno: urgenza dell'Amore vero.
E questo Amore ha bisogno di testimoni. Non si tratta sempre di martirio cruento (anche quello purtroppo) ma necessità di dar prova di fede, di essere convinti.
Vedo la fede come un varco che si apre fra terra e cielo e questo richiede un prezzo.
Da soli fa paura pensarci... insieme è un canto di gloria. 
Oggi è Pentecoste. 
Grazie, Emanuele  




Foto mia

venerdì 10 giugno 2011

CONVIVERE CON LA PROPRIA MORTE




Non è facile, è un’arte da imparare per vivere.
Convivere con la propria morte vuol dire accogliere il tempo, lasciare che ci devasti, che ci annulli e… ci esalti.
Convivere con la propria morte è il primo grado della grande epifania della vita.
E la tua promessa diventa visibile in me.










Foto di Mario Garcete 

giovedì 9 giugno 2011

INCASTRO DI CIELO E TERRA

Uomini di Dio
"Abbiamo tagliato la gola ai monaci". Così veniva rivendicata l'uccisione, dopo il sequestro, di 7 monaci trappisti di nazionalità francese che avevano scelto di vivere a Tibhirine, in Algeria, da parte dei "Gruppi Islamici Armati".
Il film (des hommes et des dieux, di Xavier Beauvois) che racconta il fatto accaduto nel maggio 1996, è di un'intensità rara. Sicuramente per l'argomento. Ma direi che certi fatti mostrano il particolare incastro che esiste tra cielo e terra.







Riporto il testamento del priore, Christian de Chergé, che nella sua sacralità cancella ogni pregiudizio e trasporta noi che siamo eredi della sua testimonianza, su un piano di verità raggiungibile attraverso l'amore vero.




Testamento spirituale del Padre Christian de Chergé   aperto la domenica di Pentecoste 26 maggio 1996


Quando si profila un ad-Dio

Se mi capitasse un giorno (e potrebbe essere anche oggi) di essere vittima del terrorismo che sembra voler coinvolgere ora tutti gli stranieri che vivono in Algeria, vorrei che la mia comunità, la mia Chiesa, la mia famiglia si ricordassero che la mia vita era donata a Dio e a questo paese. Che essi accettassero che l’unico Padrone di ogni vita non potrebbe essere estraneo a questa dipartita brutale. Che pregassero per me: come potrei essere trovato degno di tale offerta ? Che sapessero associare questa morte a tante altre ugualmente violente, lasciate nell’indifferenza dell’anonimato.

La mia vita non ha più valore di un’altra. Non ne ha neanche meno. In ogni caso, non ha l’innocenza dell’infanzia. Ho vissuto abbastanza per sapermi complice del male che sembra, ahimé, prevalere nel mondo, e anche di quello che potrebbe colpirmi alla cieca.

Venuto il momento, vorrei avere quell’attimo di lucidità che mi permettesse di sollecitare il perdono di Dio e quello dei miei fratelli in umanità, e nel tempo stesso di perdonare con tutto il cuore chi mi avesse colpito.

Non potrei auspicare una tale morte. Mi sembra importante dichiararlo. Non vedo, infatti, come potrei rallegrarmi del fatto che un popolo che amo sia indistintamente accusato del mio assassinio.

Sarebbe un prezzo troppo caro, per quella che, forse, chiameranno la "grazia del martirio", il doverla a un algerino chiunque egli sia, soprattutto se dice di agire in fedeltà a ciò che crede essere l’islam.

So il disprezzo con il quale si è arrivati a circondare gli algerini globalmente presi. So anche le caricature dell’islam che un certo islamismo incoraggia. È troppo facile mettersi a posto la coscienza identificando questa via religiosa con gli integralismi dei suoi estremisti.

L’Algeria e l’islam, per me, sono un’altra cosa; sono un corpo e un’anima. L’ho proclamato abbastanza, credo, in base a quanto ne ho concretamente ricevuto, ritrovandovi così spesso il filo conduttore del Vangelo imparato sulle ginocchia di mia madre, la mia primissima Chiesa, proprio in Algeria e, già allora, nel rispetto dei credenti musulmani.

Evidentemente, la mia morte sembrerà dar ragione a quelli che mi hanno rapidamente trattato da ingenuo o da idealista: "Dica adesso quel che ne pensa!". Ma costoro devono sapere che sarà finalmente liberata la mia più lancinante curiosità.

Ecco che potrò, se piace a Dio, immergere il mio sguardo in quello del Padre, per contemplare con lui i suoi figli dell’islam come lui li vede, totalmente illuminati dalla gloria di Cristo, frutti della sua passione, investiti del dono dello Spirito, la cui gioia segreta sarà sempre lo stabilire la comunione e il ristabilire la somiglianza, giocando con le differenze.
Di questa vita perduta, totalmente mia, e totalmente loro, io rendo grazie a Dio che sembra averla voluta tutta intera per quella gioia, attraverso e nonostante tutto.
In questo grazie, in cui tutto è detto, ormai, della mia vita, includo certamente voi, amici di ieri e di oggi, e voi, amici di qui, accanto a mia madre e a mio padre, alle mie sorelle e ai miei fratelli, e ai loro, centuplo accordato come promesso!
E anche te, amico dell’ultimo minuto, che non avrai saputo quel che facevi. Sì, anche per te voglio questo grazie e questo ad-Dio profilatosi con te. E che ci sia dato di ritrovarci, ladroni beati, in paradiso, se piace a Dio, Padre nostro, di tutti e due. Amen! Insc’Allah

Algeri, 1º dicembre 1993
Tibhirine, 1º gennaio 1994
+Christian
Foto di Gino Mineo, che vive in Algeria ed è stato a visitare quei luoghi 

martedì 7 giugno 2011

in diretta

Mercoledì 8 giugno 2011, alle ore 9.50 
intervista da parte di Annamaria Salvemini della Tele Radio Padre Pio.

Anche questa piccola occasione è un modo di dire il mio grazie.
Un grande saluto,
Tanino

Si può poi rivedere in replica intorno alle 14 e dopo le 22, canale 821 di Sky o in streaming sul sito 

domenica 5 giugno 2011

LA LIBERTA'


La libertà è lì
dove le cose non contano più
è lì dove non condanni chi ti ha fatto male
è il silenzio dove ti rifugi
non a preparare la tua difesa
no!
ma per rinascere
dalla solitudine di sempre.
Libertà sei tu!
Nessuno può dartela:
ti darebbe la sua idea di libertà.
A nessuno puoi donarla
si può dare amore.
E quando avrai imparato dalla vita
che la vita sei tu
quando ogni uomo sarà per te niente e tutto
quando non darai la colpa dei tuoi dolori a nessuno
se non a te
allora
sarai già nello spazio
dove la vita sposa la morte
che non sarà più la tua nemica
ma un momento del tuo esistere
e...
diventerai capace di morire.



Pubblico ancora questa mia riflessione sulla libertà, 
perché l'avevo inserita in un libretto e per tanti è stata
una piacevole sorpresa. Li ringrazio.
E' una serie di considerazioni scritte tanti anni fa, ma sempre più attuali.

Foto mia "Cigno a passeggio"