mercoledì 27 febbraio 2013

La ferma fiducia di Benedetto XVI



Una piazza, quella di San Pietro, il 27 febbraio 2013, ricca non di cartelloni, ma di parole d'amore, sgorgate, gridate dal cuore di una folla sulla quale le parole di Papa Bendetto XVI cadono come perle preziose:  
“Non appartengo a me stesso, non abbandono la croce, ma resto presso il Signore Crocifisso…”
E quasi il testamento di un padre:
“Come bambini nelle braccia di Dio”. 
Nell'anno della fede, il Papa, con la sua umiltà, ci trasmette la sua ferma fiducia. 

martedì 26 febbraio 2013

IL LIBRO ABITATO



Oltre i monti e oltre il mare c’è una città famosa perché possiede un libro unico al mondo: chi lo apre non legge parole ma entra in giardini meravigliosi pieni di fiori, musica, felicità. Però capita che qualcuno, aprendo il libro, si venga a trovare in deserti gelidi e bui. La gente per paura di entrare nella pagina oscura, non apre più il libro.
Allora il sindaco e le persone importanti decidono di custodire il libro in una cassa d’oro con sigilli e catene sulla terrazza della torre.
Il sole di giorno la fa brillare e di notte ci pensa la luna. La pioggia la lava e il vento l’asciuga.
La notizia del libro chiuso raggiunge alcuni bambini che non giocano mai alla guerra. Kalù, per dare gioia agli altri, si mette in viaggio per arrivare al libro e, oltrepassate valli e montagne, arriva nella città. Il portone della torre si apre senza sforzo, la serratura è arrugginita. Le scale sono piene di appiccicose tele di ragni neri e velenosi. Kalù li vince tutti e, in terrazza accarezza la cassa. Il suo cuore batte forte. Il coperchio della cassa si apre, come se fosse stato spinto da dentro. Il libro è già aperto. Una ventata di profumi e colori si espande, mentre milioni di stelle, danzando, liberano la musica.
Kalù si stupisce di non essere solo: i bambini della città sono saliti tutti dietro di lui. Il libro, felice di sorprenderli, continua ad aprirsi e, come un caleidoscopio, mostra sempre nuove composizioni di colori e musiche. Quando lo stupore mette a tacere tutti, una voce esce dalla musica:
“Non avete trovato le pagine cattive?
Cari bambini, non ci sono pagine cattive, è la paura che non fa vedere i colori e non fa sentire la musica”.
I bambini si guardano felici e iniziano il girotondo e il libro, come un direttore d’orchestra, li dirige. La folla sulla piazza guarda stupita e, quasi senza accorgersene, tutti si prendono per mano e cantano per le strade, salgono i palazzi, danzano sui campi e sui monti. La gioia della festa ormai sta oltrepassando anche il mare. E la paura fugge lontana. 

Ho pubblicato questa favola anche su Città Nuova n° 4/2013

 

domenica 24 febbraio 2013

Ar Papa uscente Benedetto XVI



So’ rimasto de stucco, che sconforto,

ner sentì ch’ha deciso de mollà.

A Roma, er Papa, o è vivo o è morto
Nun ce so’ vie de mezzo da ‘nventà.
«Morto un Papa se ne fa ‘n’antro»:
è duro,ma mo nun vale più: come faremo?
«Ogni morte de Papa» …t’assicuro
che qui sta vivo: come la mettemo?
Ma er core poi me dice de fidasse,
che ‘sto Papa, lui sa quello che fa:
prima ch’er tempo suo lo buggerasse,
s’è aritirato solo e in umirtà.
E la fede me dice da che esisto,
che la barca de Pietro nun vacilla,
ché, Papa dopo Papa, è sempre Cristo,
che tiè er timone e la fa annà tranquilla!
 


Padre Lucio Maria Zappatore

venerdì 22 febbraio 2013

L'altro



Il tuo prossimo
è lo sconosciuto che è in te, reso visibile.
Il suo volto si riflette
nelle acque tranquille,
e in quelle acque, se osservi bene,
scorgerai il tuo stesso volto.
Se tenderai l'orecchio nella notte,
è lui che sentirai parlare,
e le sue parole saranno i battiti
del tuo stesso cuore.
Non sei tu solo ad essere te stesso.
Sei presente nelle azioni degli altri uomini,
e questi, senza saperlo,
sono con te in ognuno dei tuoi giorni.
Non precipiteranno
se tu non precipiterai con loro,
e non si rialzeranno se tu non ti rialzerai.

tratto da "Gesù figlio dell'uomo" di Kahlil Gibran 



mercoledì 20 febbraio 2013

Come Roberto Straccia, chiamato per nome



A commento del post “Dio ti chiama per nome” un amico/a mi pone la domanda:  «Come fare perché chi è nella disperazione si senta “chiamato per nome”?»


Ti rispondo con una recentissima esperienza:  
Sono stato a Moresco per incontrare la famiglia di Roberto Straccia, lo studente universitario scomparso a Pescara a metà dicembre 2011 e il cui corpo è stato trovato dopo 29 giorni tra gli scogli di Bari, con un lungo viaggio in mare che desta serie domande. 
L’archiviazione del caso non è una risposta né per la famiglia né per i molti amici di Roberto.
Ciò che mi ha stupito ed edificato è che se questa famiglia non fosse stata sorretta da autentica fede, sarebbe stata schiacciata da un dolore acutizzato dal fatto che Roberto era una ragazzo pieno di vita, di amicizie, di sogni… 
Con quello che sta producendo la sua morte, sembra che Dio stia chiamando per nome non solo Roberto, ma una comunità intera, tantissimi amici che hanno assistito attoniti a uno spettacolo atroce.

La risposta alla tua domanda potrebbe essere: Se vuoi sentirti chiamare per nome, mettiti in ascolto, anche se sei stritolato dal dolore, dall’assurdità, dalla delusione. Mettiti in ascolto. 
Hai diritto di “sentirti chiamare per nome”.
Auguri! 

(La foto di Roberto l'ho presa da una gigantografia nella cappella dove è sepolto, in un mare di fiori e oggetti)