mercoledì 29 agosto 2012

Più mi faccio maturo d'anni


Più mi faccio maturo d'anni e di esperienze, e più riconosco che la via più sicura per la mia santificazione personale e per il miglior successo del mio servizio della Santa Sede, resta lo sforzo vigilante di ridurre tutto, principii, indirizzi, posizioni, affari, al massimo di semplicità e di calma; con attenzione a potare sempre la mia vigna di ciò che è solo fogliame inutile e viluppo di viticci, ed andare diritto a ciò che è verità, giustizia, carità, soprattutto carità. Ogni altro sistema di fare, non è che posa è ricerca di affermazione personale, che presto tradisce e diventa ingombrante e ridicolo.

Angelo Roncalli, futuro Giovanni XXIII

martedì 28 agosto 2012

Le mie foto


Ludovico ha lasciato un commento sulle foto chiedendomi perché non scrivo quando sono mie. Mi dice che io faccio parlare le cose. 
Si evince, dato che è uno che si occupa di fotografia, che coglie anche i miei errori…
Ma sono grato che ha scritto.
Scrivo l’autore quando le foto non sono mie.
In genere, è vero, le foto accompagnano i miei spostamenti. Come dice Ludovico, sono la mappa dei miei movimenti.

Carissimi lettori, grazie di ogni cosa che mi dite.
Tutto fa... blog!
Tutto crea dialogo, tutto allarga il girotondo…
Sarò al GenFest, a Budapest. Evento che spero possiate seguire.
È un segno di speranza.
A presto,
      Tanino


lunedì 27 agosto 2012

Guai a voi!


"L'edificazione della pace esige prima di tutto che, a cominciare dalle ingiustizie, si eliminino le cause di discordia che fomentano le guerre. Molte occasioni provengono dalle eccessive disparità economiche e dal ritardo con cui vi si porta il necessario rimedio. Altre nascono dallo spirito di dominio, dal disprezzo delle persone e, per accennare ai motivi più reconditi, dall'invidia, dalla diffidenza, dall'orgoglio e da altre passioni egoistiche. Poiché gli uomini non possono tollerare tanti disordini avviene che il mondo, anche quando non conosce le atrocità della guerra, resta tuttavia continuamente in balia di lotte e di violenze. I medesimi mali si riscontrano inoltre nei rapporti tra le nazioni. Quindi per vincere e per prevenire questi mali, per reprimere lo scatenamento della violenza, è assolutamente necessario che le istituzioni internazionali sviluppino e consolidino la loro cooperazione e la loro coordinazione e che, senza stancarsi, si stimoli la creazione di organismi idonei a promuovere la pace."

Concilio Vaticano II
Costituzione sulla Chiesa nel mondo contemporaneo « Gaudium et spes », § 83,1


venerdì 24 agosto 2012

Maestrale






Una lettrice del blog mi ha mandato
 gli ultimi versi di questa poesia 
di Eugenio Montale. 
E' una poesia ricca di speranza. 
Dice che l'uomo non deve accontentarsi mai 
e ogni meta raggiunta 
può e deve essere 
un punto di partenza verso altre mete...
"Più in là" 













S'è rifatta la calma
nell'aria: tra gli scogli parlotta la maretta.
Sulla costa quietata, nei broli, qualche palma
a pena svetta.

Una carezza disfiora
la linea del mare e la scompiglia
un attimo, soffio lieve che vi s'infrange e ancora
il cammino ripiglia.

Lameggia nella chiaria
la vasta distesa, s'increspa, indi si spiana beata
e specchia nel suo cuore vasto codesta povera mia
vita turbata.

O mio tronco che additi,
in questa ebrietudine tarda,
ogni rinato aspetto coi germogli fioriti
sulle tue mani, guarda:

sotto l'azzurro fitto
del cielo qualche uccello di mare se ne va;
né sosta mai: perché tutte le immagini portano scritto:
"più in là!".

  Eugenio Montale (1896-1981)
Poeta, critico musicale, giornalista italiano.
Premio Nobel per la letteratura 1975

giovedì 23 agosto 2012

La "figurina"


Era una signorina strana. Abitava, come noi, in via Garibaldi dove tutti si conoscevano e si salutavano, lei passava sempre tra la gente senza salutare nessuno. Mia nonna la chiamava "la figurina".
Era sempre pettinata con i capelli che come onde coprivano e nascondevano le orecchie, la cui presenza era segnalata da orecchini visibili, che splendevano vicini a due macchie rosse sulle guance, più sbiadite del cuore rosso della bocca. Era vestita come un lungo tubo che spaccato ad una certa altezza sopra le caviglie mostrava la righe dritte e scure delle calze di nylon. Con la mano destra teneva stretta una borsetta a busta, dello stesso colore delle scarpe e dei guanti. Passava e ripassava come se andasse ad una festa. Ma non dava l’idea di una persona che si affretta felice verso una festa.
Sembrava non vedesse nessuno dal di sotto del velo di un cappellino che scivolava da un lato. Poi, un giorno guardando un album di modelli, di quelli che avevano i sarti per confezionare vestiti, mi sono reso conto che quella donna era esattamente come le donne dell’album. Ecco perché la chiamavano “la figurina”. Volti simili si potevano vedere in certi ovali di porcellana che mostravano immagini, più o meno sbiadite, sulle tombe. La signorina aveva la stessa identica pettinatura non solo delle figure dell’album ma anche dei manichini di certi antichi negozi di via Atenea. Quei personaggi dai capelli ondulati, della stessa materia del volto, appena appena colorati di un giallo-marrone che avrebbe voluto dire capelli.
Manichini vecchi come era vecchio l’album che mia madre, sarta, da anni non usava più, tanto da non badare al fatto che io e mio fratello facessimo i baffi a tutte quelle facce di un altro mondo.
La ricordo ancora dopo tanti anni e mi sembra un orologio ostinatamente fermo ad un’ora già passata.
Quella che una volta era stata bellezza, per beffa del tempo, era diventata soltanto una maschera da museo.

Chiesi un giorno a mia madre se ricordava la figurina.
Mia madre fu sorpresa che io ricordassi una persona così lontana nel tempo e nello spazio. E mi disse qualcosa che da piccolo non avrei capito:
“Poveretta. È stata lasciata dal promesso sposo poco prima delle nozze, e la sua vita si è fermata. Una ragazza abbandonata dal fidanzato non aveva più fortuna. Questa era la Sicilia. Ora i tempi sono cambiati…”

Foto di Rita Viozzi Mattei