lunedì 31 marzo 2014

La vita che viviamo



Ieri sera sono stato a cena da una famiglia di amici. Quando hanno raccontato alcuni momenti della loro vita, anche non facili, ho capito il perché di tanti amici che li circondano e, soprattutto, perché riescano ad essere “padre e madre” non solo per figli e nipoti, ma per tanti altri. 

Tornato a casa, ho trovato un’e-email di un amico appassionato delle storie che scrivo su Città Nuova, che fra l’altro cita una frase di Gabriel Garcìa Màrquez: La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per narrarla per dire che in fondo ogni storia che raccontiamo rivela chi siamo, non tanto per come abbiamo realmente vissuto certi momenti, ma per come li ricordiamo.

Dopo essere stato con questi amici, ho sentito che in quella definizione di Màrquez qualcosa non quadrava. Ciò che ha guidato e composto la vita di questa famiglia è stato l’amore che è scoppiato a un dato momento, e che è sempre cresciuto. Mi sono apparse come persone che continuano a stupirsi della vita. Attori e spettatori nello stesso tempo. Non ricordano la vita ma si stupiscono ogni giorno di più delle loro stesse azioni che si combinano secondo una logica bellezza e una perfezione che prende il via dagli atti stessi… e non mancano gallerie oscure. È il continuo svelamento del grande mistero dell’amore. 

Una famiglia così è un bene per gli amici, per il quartiere, per la città.  

domenica 30 marzo 2014

Umiltà


«Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l'altro pubblicano.
Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: O Dio, ti ringrazio che non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano.
Digiuno due volte la settimana e pago le decime di quanto possiedo.
Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: O Dio, abbi pietà di me peccatore.
Io vi dico: questi tornò a casa sua giustificato, a differenza dell'altro, perché chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato».
(Lc 18,9-14)



A commento, Giovanni Taulero dice:
“… Poiché, come l’altezza di un albero dipende dalla profondità delle radici, così innalzarsi in questa vita dipende dalla profondità dell’umiltà. Perciò il pubblicano, che aveva riconosciuto la sua infinita bassezza al punto da non osare alzare gli occhi al cielo, è stato innalzato, infatti “tornò a casa sua giustificato”.
Giovanni Taulero (ca 1300-1361), domenicano a Strasburgo
Discorso 48, per l’11a domenica dopo la Trinità


sabato 29 marzo 2014

L'ambizione di Teresa di Lisieux





 


"Capisco così bene 
che soltanto l'amore
può renderci graditi al Signore, 
da costituire esso
la mia unica ambizione."



S. Teresa di Lisieux, dottore della Chiesa,
 carmelitana mistica francese 1873- 1897)

venerdì 28 marzo 2014

Vivi come se...






“Vivi come se dovessi morire domani. 
Impara come se dovessi vivere per sempre.”


Mahatma Gandhi (1869 - 1948)

giovedì 27 marzo 2014

Un'opera d'arte vorrebbe sopravvivere al suo autore



Maurizio mi segnala questa citazione di Brodskij che avevo letto anni fa, ma che mi appare sempre più vera. 

“Un’opera d’arte vorrebbe sempre sopravvivere al suo autore. Si potrebbe dire, parafrasando il filosofo, che scrivere poesia è un modo, anch’esso, di esercitarsi a morire. Ma, a parte la pura necessità linguistica, ciò che spinge a scrivere non è tanto una preoccupazione per la caducità della propria carne quanto l’impulso a salvare certe cose del proprio mondo – della propria civiltà personale, della propria continuità non-semantica. L’arte non è un’esistenza migliore, ma è una esistenza alternativa; non è un tentativo di sfuggire alla realtà, ma il contrario, un tentativo di animarla. E’ uno spirito che cerca la carne ma trova parole.” 

Fuga da Bisanzio, Josif Aleksandrovič Brodskij, poeta russo (1940-1996)